Si “traveste da civico”, l’ex magistrato sotto inchiesta Luca Palamara, in corsa per l’elezione a Montecitorio alle suppletive di Roma Primavalle – Monte Mario. Tra flirt (pur senza endorsement ufficiali) con Matteo Salvini e la Lega e appelli ai suoi elettori, puntando sulla grande fuga dei partiti dalla partita elettorale nel territorio ovest della Capitale, quella che sembrava una semplice provocazione ora sembra non essere più uno scenario così improbabile.

Palamara punta al seggio rimasto libero alla Camera dei Deputati, dopo la nomina della deputata Emanuela Del Re a rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel. Tutto mentre i suoi avversari si sono ridotti ai minimi termini. Il M5s ha scelto (“per non spaccare il fronte progressista”, ha detto Giuseppe Conte) di non presentarsi, l’ex ministra della Difesa del Conte I Elisabetta Trenta non ha raggiunto il numero minimo di firme per presentarsi.

Così Palamara avrà solo due avversari: il segretario cittadino del Pd Andrea Casu e il forzista Pasquale Calzetta, candidato – almeno a parole – di tutto il centrodestra, ma in una coalizione tutt’altro che compatta. E con la Lega che non faceva mistero, fino a poche settimane fa, di “guardare con attenzione” alla corsa dell’ex presidente dell’Anm, simbolo dello scandalo nomine che ha terremotato il mondo della magistratura.

Così, a poche settimane dall’inizio del processo per corruzione che lo vede imputato, Palamara può pure sperare la vittoria elettorale. Senza esporsi troppo: “Che garanzie di trasparenza può dare la mia candidatura? Il mio racconto è stato trasparente, ha suscitato interesse, così la gente che incontro mi chiede di andare avanti”, si difende il diretto interessato, quando gli si fa notare come questo ‘racconto’, del quale è stato protagonista, sia iniziato soltanto al momento della sua indagine e non prima. “Mi aspetto che siano anche altri a parlare. Serve un cambiamento, io voglio fornire il mio contributo, senza sottrarmi”, continua.

E sul rifiuto di Forza Italia e le accuse di Maurizio Gasparri, che lo aveva bollato come ‘pentito’, si smarca: “La mia è una candidatura che parte dalla base, non verticistica…”. Eppure sul sostegno ‘sotto banco’ dei leghisti in realtà sembra puntarci: “Io candidato ombra di Salvini? – sottolinea – Le posso dire che spero che questi temi possano fare da collante per una parte del centrodestra che ha sempre mostrato attenzione…”.

Palamara però si nasconde sia sui temi sia sulla possibile adesione a un gruppo parlamentare, nel momento di un’eventuale elezione. “La mia candidatura è tematica, sulla giustizia. Rispetto a questi temi mi metterò a disposizione delle parti politiche interessate”, dice al Fatto.it. E non si espone neanche su un possibile sostegno o meno alla maggioranza del governo Draghi, sul quale glissa: “Prematuro parlarne”. Tradotto, Palamara si tiene tutte le porte aperte. Anche quelle riguardante i temi di attualità politica, dall’obbligo vaccinale al reddito di cittadinanza, sui quali taglia corto: “Sono idee che ho chiare, ma devo procedere step by step. Non prendo posizione per non scontentare nessuno? Il giorno dopo l’elezione deciderò…”.