Scuola

Emilia-Romagna, la sperimentazione: inglese nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. “Contrasto all’aumento del divario sociale”

Per la prima volta in Italia, 76 realtà che accolgono bambini da zero a sei anni insegneranno ai piccoli a pronunciare le prime parole e ad ascoltare suoni non italiano ma in inglese. L’iniziativa - patrocinata dall'Università di Bologna - è stata presentata dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, dalla vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein

Lo studio dell’inglese sbarca nei nidi e nelle scuole dell’infanzia dell’Emilia Romagna. Per la prima volta in Italia, 76 realtà che accolgono bambini da zero a sei anni insegneranno ai piccoli a pronunciare le prime parole e ad ascoltare suoni non italiano ma in inglese. L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, dalla vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein e da Licia Masoni, docente dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto “Sentire l’inglese” che prevede la sperimentazione per tre anni. Un lavoro che parte dalla formazione degli educatori dei servizi sul metodo di approccio dell’inglese da parte dei bambini e sull’uso corretto dei materiali didattici appositamente ideati.

La tecnica usata sarà molto semplice: si lavorerà sulla comprensione di suoni e parole, attraverso un percorso di ascolto guidato e animato da gioco e musiche in cui l’inglese si inserisce in piccoli spazi quotidiani nelle ore di permanenza dei bambini nei servizi educativi, in piena armonia con le altre lingue parlate in famiglia (quindi non solo l’italiano, nel caso di bambini stranieri) e con le attività inclusive svolte a scuola. Il primo passo che verrà fatto sarà quello di condividere il progetto con i coordinatori pedagogici e definire insieme come il percorso proposto possa inserirsi nella quotidianità dei servizi. In seconda battuta saranno proposti agli educatori dei brevi aggiornamenti sulla pronuncia e sulla prosodia (la disciplina del ritmo del parlato). La formazione riguarderà anche le tecniche di narrazione animata, le canzoni mimate, la ricerca di gesti significativi ed esplicativi e l’uso del corpo in relazione all’input linguistico.

Il passaggio dalla teoria alla pratica avverrà nella sezione dove si realizzeranno dei video. Dal suo canto, l’Università produrrà una piattaforma multimediale ad uso dei servizi, quale fonte aggiornata in itinere di risorse e materiali e un luogo in cui i servizi potranno caricare e condividere esperienze e materiali di documentazione. Il tutto verrà condiviso con le famiglie, per creare continuità tra servizio e casa. Una novità annunciata con grande soddisfazione dai vertici della Regione: “Realizzare questa sperimentazione che coinvolge i bambini piccoli e piccolissimi – comunicano Bonaccini e Schlein – significa assicurarsi che l’educazione alle lingue parta sulla base di un impianto pedagogico e interculturale solido. Abbiamo bisogno di contrastare l’aumento del divario sociale fin dall’infanzia, e questa esperienza può dare un grosso contributo a raggiungere questo risultato”.

Tra l’altro, inserire l’inglese nella fascia 0-3 e 3-6 anni significa dare a tutte le famiglie pari opportunità di accedere alla conoscenza di un’altra lingua, senza gravare sul bilancio famigliare. “Per il dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna – spiega Licia Masoni – questa convenzione con la Regione rappresenta una opportunità fondamentale di portare avanti una ricerca-formazione triennale innovativa sull’inserimento delle sonorità della lingua inglese all’interno della quotidianità dei servizi 0-3-6 anni, nel rispetto di altre lingue, della multiculturalità e del naturale processo di crescita cognitiva ed emotiva dei bambini”.