Società

Green pass o no: il tormentone dell’estate. E chi ha dei dubbi?

No-vax o sì-vax? Green pass o no-green pass? È il tormentone dell’estate. Tutti sono obbligati a schierarsi. Chi ha un dubbio, chi tentenna, chi aspetta, chi riflette, chi è perplesso viene umiliato e buttato nel mucchio, etichettato no-vax. La politica entra con la gamba tesa e fa solo danni, perché se la destra dice una cosa, la sinistra dice il contrario a prescindere da ciò che è giusto, e viceversa.

Io in questo caos mi sento a disagio, come un pesce fuor d’acqua, e tanti altri come me. Ho sempre vaccinato i miei figli, e credo nei vaccini. Non condivido atteggiamenti antiscientifici, complottisti (stile setta QAnon) e altre teorie pericolose e assurde. Ma al contempo mi sento nauseata da questo clima da “chiamata alle armi”, da questa pedagogia nera che punta a terrorizzare e ricattare più che a spiegare. Anche perché, mentre tutti i riflettori sono concentrati sul Covid (che è solo uno dei sintomi di un ecosistema al collasso), il pianeta brucia, il riscaldamento globale avanza, senza che nessuno proponga una pur minima limitazione alle libertà di consumare e inquinare, senza che nessuno imponga una seria carbon tax, senza incentivare davvero cambiamenti negli stili di vita. Basta vaccinarsi e il dovere di bravo cittadino è compiuto. E poi si può vivere e consumare business as usual. Ho tanti dubbi e poche certezze.

Non sono contraria al vaccino, anzi, ben venga la vaccinazione alle fasce a rischio della popolazione che rischiano di più, ma che sia equa in tutto il mondo e senza brevetti. Mi sembra però incredibile che mentre nei paesi poveri ci sono ancora tantissime persone anziane, fragili e sanitari non vaccinati, da noi già pressiamo giovani e adolescenti sani a vaccinarsi. Tra l’altro, la stessa comunità scientifica internazionale non ha un parere univoco sulla vaccinazione degli under 18. Visto che i ragazzini si ammalano poco di Covid, il rapporto tra rischi e benefici della vaccinazione è dubbio, tenendo anche contro dei rischi a lungo termine non ancora studiati.

Perché quindi non usare il principio di massima precauzione? Alcuni Paesi europei vaccinano solo minori fragili e a rischio (Germania, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Finlandia, Svezia), mentre alcuni interdicono completamente la vaccinazione dei minorenni. La stessa Oms ha sconsigliato di immunizzare bambini. In Italia però si spinge l’acceleratore e col green pass si obbligano (di fatto) i ragazzini a vaccinarsi.

Anche la “Rete delle scuole in presenza” se ne è accorta, invitando “le autorità ad applicare il principio della massima precauzione e a considerare la non applicazione del Green Pass ai minori di anni 18”. Il green pass è di fatto un obbligo sostanziale al vaccino perché senza di questo occorre un tampone ogni 48 ore. A questa età i ragazzini fanno fatica a prendere decisioni su questioni sanitarie complesse sulle quali la stessa comunità scientifica internazionale è divisa, soprattutto se sono sotto pressioni sociali e ricatti. Eppure il Comitato Nazionale Bioetica stabilisce che, in caso di disaccordo coi genitori, prevale la volontà dei minori. Una situazione davvero spinosa: per visitare un museo, per andare al cinema o al teatro, il ragazzino non vaccinato dovrà farsi il tampone a pagamento (prenotandolo magari settimane prima, visto che non sempre è facile trovare posto), non potrà più seguire corsi di nuoto o altri sport di squadra a meno di un tampone ogni 2 giorni (davvero irrealistico). Idem per centri sociali e culturali.

Stanno pensando di imporre il green pass anche sui mezzi pubblici, disincentivando tantissimi giovani e famiglie a viaggiare con i mezzi pubblici e aumentando il ricorso all’auto (quindi più inquinamento e peggioramento della salute pubblica). E la scuola? Vedremo cosa decideranno. Quel che è certo è che in questo anno e mezzo di pandemia non si è fatto nulla per migliorare le condizioni della scuola, non sono aumentati i mezzi pubblici, non sono stati ridotti gli alunni per classe, non sono aumentati docenti e personale, non sono stati messi depuratori d’aria in ogni classe, non sono state finanziate aule all’aperto per ogni scuola, non è stato imposto un numero minimo di ore di outdoor education, eccetera; e ora, se si dovesse tornare in Dad, ogni colpa dovrebbe ricadere sui non vaccinati?

La politica può dormire sonni tranquilli addossando le colpe ai cittadini, che si scannano tra loro (il classico divide et impera che funziona sempre), senza poi cambiare nulla di sostanziale in questo sistema tossico. Ricordiamo tra l’altro che il Consiglio d’Europa invita gli Stati a non discriminare coloro che scelgono di non vaccinarsi o non possono vaccinarsi.

Credo che sia sempre la stessa logica perversa che ci porta a credere che potremo risolvere i problemi ambientali con una miracolosa tecnologia, continuando poi nella crescita economica infinita. Io non credo che abbia molto senso puntare tutto sul vaccino senza potenziare la medicina territoriale, la prevenzione primaria (lotta all’inquinamento e promozione di stili di vita sani), le cure domiciliari precoci che limitano la gravità della malattia e il ricorso all’ospedalizzazione (vedi ippocrate.org e terapiadomiciliarecovid19.org).

Il virus cambierà, questo è chiaro, e noi ogni anno dovremo mettere infinite energie (facendo guadagnare lautamente i soliti colossi), per vaccinare con nuovi richiami tutta la popolazione mondiale (o meglio, solo la parte più ricca di essa), pressando la gente, alimentando un clima da guerra civile, escludendo intere fette di popolazione da luoghi e servizi pubblici, in base a green pass sempre aggiornati? Credo sia lecito e “di sinistra” avere dubbi su un approccio di questo tipo.