Politica

M5s, ho sempre creduto nell’intesa tra Grillo e Conte. Ora basta con le estreme unzioni

Sono sempre stato fiducioso che tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo ci sarebbe stata una convergenza e un’intesa programmatica. Beppe, con Gianroberto Casaleggio, ha dato vita al M5s e ha messo al centro dell’agenda politica nazionale temi che altrimenti non sarebbero mai stati trattati. La legalità soprattutto nei palazzi del potere (parlamento pulito), la tutela dell’ambiente (quando Greta doveva ancora nascere), la protezione dei più deboli (reddito di cittadinanza) e la democrazia diretta dove i cittadini, come ad Atene nel V secolo a.C., sono protagonisti. Senza le intuizioni di Beppe il dibattito nel nostro Paese sarebbe rimasto cristallizzato a trent’anni fa.

Giuseppe ha guidato il Paese con riconosciuta competenza e disciplina nel momento più delicato della storia repubblicana. I risultati sono noti: l’Italia è la nazione che ha ricevuto più aiuti dall’Europa grazie alla sua capacità di mediazione e alla sua tenacia. Non oso nemmeno immaginare in che condizioni saremmo oggi se, al suo posto, ci fosse stato con “pieni poteri” Matteo Salvini a prendere decisioni da palazzo Chigi con in mano un bicchiere di mojito.

Beppe e Giuseppe sono due personalità diverse, ma complementari ed è fisiologico che ci sia una dialettica. Del resto in ogni forza politica ci sono confronti anche duri. Su di noi c’è un’attenzione morbosa perché l’obiettivo è sempre quello di dividerci, di disinnescare la nostra spinta innovativa che a molti fa paura. Quante volte ci hanno dati per morti? Quante volte è stato sentenziato che siamo finiti? Mi auguro che da oggi in poi ci sarà maggiore cautela prima di impartirci l’estrema unzione.

I vari Renzi, Salvini, Berlusconi, Meloni e diversi quotidiani ancora una volta dovranno rassegnarsi: noi ci siamo e abbiamo intenzione di continuare a trasformare questo Paese e proiettarlo al 2050 avendo come bussola quella rivoluzione ambientale equa e sostenibile che è sinonimo di nuova occupazione.

E’ indispensabile una nuova organizzazione, una catena di collegamento che ci possa far radicare nei territori, ma soprattutto serve una nuova visione che possa renderci in grado di declinare legislativamente le sfide che attendono il Paese.

Con una legge elettorale scritta per non farci governare da soli, siamo strati costretti a trovare convergenze con altre forze politiche. L’abbiamo fatto solo per responsabilità, con il sincero intento di cambiare il nostro Paese. In questi anni abbiamo imposto provvedimenti che mai si sarebbero concretizzati senza di noi, penso in primis al Rdc, la misura di maggior equità sociale che mai è stata varata in Italia. Non permetteremo che il nostro lavoro venga stemperato, anzi ora con una leadership riconosciuta e condivisa dobbiamo imporre i nostri temi.

Ora, però, dobbiamo subito voltare pagina e correre con decisione, coraggio ed entusiasmo. Ci sono due obiettivi di breve periodo. Si avvicinano amministrative importanti come Roma dove la nostra sindaca, tra immense difficoltà, ha svolto un lavoro enorme. In questi anni ha risanato i conti, sistemato una miriade di strade e scuole, ha reciso i tentacoli di pericolose sacche di malaffare che stavano stritolando la città. Roma deve continuare ad essere la capitale dei cittadini e non di mafia capitale.

Secondo obiettivo è la Giustizia. La riforma Cartabia, come è stato indicato da diversi analisti, rischia di cancellare, specie in realtà come Napoli o Palermo, migliaia di processi legalizzando un senso di impunità che sarebbe devastante per un Paese come il nostro. Per non parlare di processi come quello della strage ferroviaria di Viareggio, le violenze alla scuola Diaz, ma anche la “trattativa Stato-mafia” che sarebbero conclusi con l’improcedibilità, termine che è solo un sinonimo di prescrizione. Ma la sofferenza e la richiesta di giustizia non può e non deve andare in prescrizione ed è indispensabile che si lavori ad emendamenti per allineare il nostro Paese al sistema giuridico vigente in Europa.

Abbiamo visto Giuseppe Conte lasciare palazzo Chigi tra gli applausi dei dipendenti, l’Italia onesta che guarda al futuro vuole rivederlo rientrare per continuare quel percorso di cambiamento a cui milioni di cittadini credono.