Calcio

Italia campione d’Europa: il coraggio azzurro più forte dei 60mila di Wembley. E la strafottenza inglese si trasforma in incubo

Spiazzata, in sofferenza. Poi solida, consapevole dei proprio mezzi, per nulla intimorita dalla pressione dello stadio pieno, che invece spegne i padroni di casa. Allora la nazionale gioca, molto meglio dell'Inghilterra, pareggia, sfiora il vantaggio, non rischia nulla. E ai rigori completa l'opera: ha vinto la squadra migliore nel torneo cucito su misura per la squadra di Southgate

It’s coming home, it’s coming home”. Lo cantano da giorni, macché da anni, ossessivamente, in sprezzo della scaramanzia e pure un po’ del ridicolo. E invece no, il calcio ancora una volta non è tornato a casa, ammesso che poi sia questa per davvero. A Wembley è l’Italia campione d’Europa, 53 anni dopo l’ultima volta. Nonostante tutto. Nonostante un torneo cucito su misura degli inglesi. Nonostante una finale giocata in trasferta. Una finale giocata pure in salita, per quel vantaggio iniziale che sembrava aver spianato la strada agli avversari. Invece l’Inghilterra si arrende ancora. Stavolta ai calci di rigore, dopo l’1-1 nei tempi regolamentari firmato da Shaw e Bonucci. Sessantamila persone, un’attesa lunga mezzo secolo, una finale vissuta tutto il giorno senza freni, tra assembramenti, fiumi di birra, anche disordini. La pressione di Wembley doveva per forza avere degli effetti. All’inizio sembrava aver schiacciato gli azzurri, ma alla lunga ha divorato gli inglesi dall’interno. Quasi sovrastati dal peso di un destino già scritto, dover vincere a tutti i costi quel trofeo che mancava e continua a mancare. Un groppone divenuto evidente col passare dei minuti, e poi esploso ai rigori, dove i più giovani inglesi hanno sbagliato quasi tutti. Mentre l’Italia, la bella Italia di Mancini, ha giocato con leggerezza dopo il primo tempo, con coraggio come sempre. E ha vinto.

Eppure pronti via, l’Inghilterra è già in vantaggio. Un’azione avvolgente, un traversone su cui tutti si preoccupano di Kane e nessuno si ricorda di Shaw, che sbuca alle spalle di Di Lorenzo e fa secco al volo Donnarumma sul suo palo. Southgate ha sorpreso tutti, puntando su una difesa a tre che non si era mai vista in questa edizione, scegliendo al posto del giovane Saka un terzino come Trippier (che pennella l’assist). Mentre Kane fa esattamente ciò che tutti i giornali inglesi avevano suggerito alla vigilia: si abbassa quasi da trequartista per sottrarsi alla marcatura di Chiellini e favorire gli inserimenti di Sterling&Co. Questa novità tattica, ma soprattutto la ferocia di Wembley, manda in tilt la nazionale.

L’Italia ci mette un po’ per scuotersi, ma poi lo fa, perché questa nazionale è squadra vera. Alza il baricentro, comincia a macinare gioco, con Verratti e Insigne nello stretto. Però quei dieci minuti di sbandamento iniziale sono pesanti. Perché la partita è in salita non solo nelle condizioni ma anche nel punteggio, che permette all’Inghilterra di giocare come preferisce, cioè oppure la fisicità dei suo mediani, e far correre le frecce in attacco, negli spazi. Infatti l’Italia rischia ancora, subito a inizio ripresa, col solito Sterling che si incunea tra Bonucci e Chiellini e va giù in area, ma probabilmente paga il tuffo contro la Danimarca. Tocca a Mancini inventarsi qualcosa. Cristante per Barella esausto, Berardi a destra con Insigne falso nueve al posto di Immobile, che così chiude ufficialmente con una bocciatura il suo Europeo. Ma non è questione di uomini o di modulo, non soltanto almeno. L’Italia è viva. E trova il pareggio, sporco, in mischia, con il cuore e con l’astuzia, con addirittura Verratti il più piccolo di tutti che si tuffa di testa e colpisce il palo, e Bonucci che raccoglie la respinta e insacca.

I padroni di casa accusano, ora subiscono le trame azzurre, ma a ben vedere lo stavano facendo già da un po’. Col gol gli è crollato il mondo addosso, a loro e a tutto lo stadio. I 60mila non cantano più, al massimo fischiano il palleggio italiano, sono fischi di paura. In un momento così favorevole Chiesa si infortuna e deve essere sostituito da Bernardeschi, che va centrale con Insigne di nuovo largo. C’è tempo anche di un’invasione di campo, prima dei supplementari. È finita la tattica, il palleggio, tutto. Contano solo le energie, fisiche o mentali. E non ne ha più nessuno. L’Italia respira, l’Inghilterra è un fascio di nervi. Infatti non succede praticamente più nulla. Finisce ai rigori. Come contro la Spagna. Come a Euro 2012. Dove la tensione è insostenibile, per tutti ma soprattutto per loro. Persino il glaciale Jorginho sbaglia il rigore che poteva essere decisivo, ma poi ci pensa Donnarumma a regalarci il trofeo. L’Italia è campione d’Europa, a Wembley, nel tempio del calcio. La notte di Londra sarà indimenticabile. Da qualche parte faranno festa gli italiani. Gli inglesi dovranno solo dimenticare, si spera senza rabbia. La loro ennesima delusione, il nostro miracolo italiano.

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