Trash-Chic

Festival di Ravello: il musical cult Jesus Christ Superstar compie 50 anni e Bollani lo reinterpreta alla sua maniera

Suona con i piedi, nel senso, li muove, li agita, batte il ritmo.. E’ un performer allo stato pure, anche quando ironicamente rivolge al pubblico un test: “Quanto di Ponzio Pilato c’è in ognuno di voi?”

Il suo ritorno a Ravello ha subito fatto da spartiacque. Tra quelli che del calcio chissene e tra i tifosi/amateur di quel genio della tastiera.
Una Grande Prima degna del palcoscenico di Villa Rufolo, il più bello del mondo, sospeso tra cielo e mare, all’ombra del Cammino degli Dei: 69 edizione del Festival di Ravello, direttore il compositore Alessio Vlad, quest’anno il suo cartellone è strepitoso.

Esordisce Bollani: “Meno male che ce lo mettono di spalle, altrimenti davanti a tanto incanto nessuno suonerebbe più”. Intanto tutto sold out da giorni per le sue “Piano Variations on Jesus Christ Superstar”, per rendere omaggio al 50esimo anniversario del capolavoro di Andrew Lloyd Webber che quando lo compose aveva 23 anni. E’ grato Bollani per il permesso eccezionalmente ricevuto dal compositore rock di reinterpretarlo alla sua maniera eclettica. Una rilettura al quale aggiunge tocco estroso e linguaggio del corpo. Si sdoppia Bollani, con una mano esegue una melodia e con l’altra dà anima a un’altra armonia di note. Sembra un guizzo giocoso in realtà è un’esecuzione complicatissima.

Suona con i piedi, nel senso, li muove, li agita, batte il ritmo.. E’ un performer allo stato pure, anche quando ironicamente rivolge al pubblico un test: “Quanto di Ponzio Pilato c’è in ognuno di voi?”. Allo scaricare sugli altri le proprie responsabilità. “In fondo è un precursore dei tempi. Ci ha insegnato a lavarci le mani. E anche molto…”.

E’ superfluo ricordare quanto Jesus Christ Superstar, la madre di tutti i musical di Broadway, abbia influenzato il jazz. Bollani vide il film a 15 anni e rimase folgorato. “E’ da lì che nacque la storia d’amore tra l’opera rock e me”. Che dura fino ad oggi.
Abbiamo citato l’amore. Eccola seduta in prima fila, piena di grazia, Valentina Cenni, la chiama sul palco, si siede al suo fianco e duettano guardandosi negli occhi (lei canta in portoghese anche meglio di una carioca di Ipanema).
Un bis, due, tre… Bollani si lascia andare: “Io suonerei ancora per cinque ore, ma le maestranze non lo consentirebbero”. Peccato.
Alla notte magica si aggiungono i rigori dell’Italia.