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Il caso dell’azienda ospedaliera di Novara e la querela ricevuta: io archiviato, vertici promossi

Il 25 novembre del 2019 esordivo nei blog de ilfattoquotidiano.it con un post dal titolo “Sanità, come spendere il doppio per avere la stessa prestazione. Il caso di Novara”. Questo l’incipit: “Questa storia racconta di come una fornitura di servizi sanitari del valore di circa 60 milioni di euro finisca per costarne quasi il doppio, alle stesse condizioni e senza che nessuno batta ciglio. Almeno all’apparenza”.

Si trattava di una gara per “forniture di servizi integrati per la gestione delle apparecchiatura elettromedicali”, una parte di un piano di centralizzazione degli acquisti in ambito sanitario, per spuntare prezzi più competitivi, messo in campo dalla Regione Piemonte attraverso la sua Società di Committenza Regionale. Nel post un discreto rilievo veniva attribuito a una società, la Higea S.p.A (ora Althea S.p.A.), in particolare segnalando la disparità di prezzi praticati dalla società per le stesse tipologie di forniture a seconda che si trattasse di operare con l’Azienda Ospedaliera novarese o con S.C.R., che comprava gli stessi beni per tutto il resto della regione. Conti alla mano, l’ASO di Novara finiva per pagare ben di più al partner privato forniture che avrebbe potuto acquisire a meno mediante S.C.R.

La materia è complessa e anche un po’ noiosa, sia da raccontare, ma ancora di più da leggere. Da qui in avanti lo è di meno. Un mese fa ricevo notizia di una querela (diffamazione, art. 595 cp) per il contenuto del post, presentata al Tribunale di Torino il 20 febbraio 2020, non già dall’unica società nominata nel testo, ma da un altro operatore privato nel campo delle forniture sanitarie neppure nominato: la 3B s.r.l. che faceva parte del raggruppamento di aziende Alpha Project s.c.a.r.l. insieme alla Higea S.P.A. Propone querela la legale rappresentante della 3B, signora Vanda Conti.

Nessuna delle affermazioni contenute nel post, conteggi compresi – peraltro è tutto supportato da documentazione ufficiale e pubblica – viene impugnata e smentita dalla querela, che si limita a ipotizzare che una lettura “faziosa della faccenda” possa gettare ombre sull’operato della ditta querelante. In realtà, al centro della storia, come si comprende anche solo da una lettura sommaria del post, sta il comportamento di tutta la catena di gestione e comando della sanità pubblica piemontese a cominciare dalla dirigente amministrativa e dal direttore generale dell’ASO di Novara del tempo e poi su fino all’assessore regionale e al presidente della regione Piemonte di allora, rispettivamente Saitta e Chiamparino.

La querela arriva al pm che nel marzo 2020 ne chiede l’archiviazione osservando che: “Le espressioni profferite da parte dell’indagato non possono integrare gli estremi del reato di diffamazione, essendo una manifestazione di un legittimo diritto di critica e cronaca espresso, peraltro, in modo continente da parte dell’autore dell’articolo”. Se tutto fosse finito a questo punto, non sarei nemmeno venuto a sapere dell’iniziativa della dinamica ottuagenaria a capo della 3B srl, invece insieme alla sua legale ha deciso di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. L’ha depositata il 29 maggio 2020, rendendo pubblico il fascicolo e generando perciò un avviso di garanzia recapitatomi a casa, seguito dalla necessità di nominare un mio avvocato difensore nel procedimento. Segue udienza a fine aprile.

Il 19 maggio di quest’anno il Giudice per le Indagini Preliminari dispone definitivamente l’archiviazione con una lunga e articolata sentenza che fra l’altro recita: “[…] si ritiene che l’articolo non rivesta contenuto diffamatorio, essendo stato redatto in conformità ai canoni di verità, pertinenza, continenza e sussistendo un interesse pubblico alla divulgazione”. E poi ancora: “L’articolo in questione, avuto riguardo a relativo contenuto, si limita nella sostanza a ripercorrere le tappe di una vicenda di indubbio interesse pubblico, relativo all’utilizzo di risorse pubbliche in una procedura di affidamento di un servizio nell’ambito della sanità piemontese”.

Dunque la vicenda della querela è finita qui, resta il retropensiero che altro fosse lo scopo dell’iniziativa di una ditta nemmeno nominata nel post. Personaggi ben più illustri ne vantano decine di querele, di alcune delle quali è talmente evidente lo scopo intimidatorio da invocare per l’ennesima volta l’urgenza di un’iniziativa parlamentare che introduca finalmente anche da noi il reato di querela temeraria. Il disegno di legge – primo firmatario on. Di Nicola (M5S) – giace in Senato senza grandi possibilità di essere approvato.

Questi tempi non sembrano propizi, ma l’occasione dell’archiviazione permette di dare conto degli sviluppi “pubblici” di quella faccenda. Cominciamo dai vertici. Essendo tutta la faccenda maturata negli anni in cui il Piemonte è stato governato da una giunta di centrosinistra (Chiamparino presidente, Saitta assessore alla sanità), una volta insediata la nuova giunta di centrodestra oggi al governo (presidente Cirio, assessore Icardi), il capogruppo del M5S Sean Sacco ha provveduto a inviare copia della documentazione relativa alla faccenda ai membri della commissione sanità e al neo-assessore. Quest’ultimo si era impegnato a leggerlo e probabilmente l’ha anche fatto.

Con questi risultati: dei due artefici dell’iniziativa di Novara, di cui abbiamo trattato nel post incriminato, la direttrice amministrativa l’ha promossa alla Direzione generale dell’ASL TO3 – una delle più grandi del Piemonte – e il Direttore generale dell’ASO novarese l’ha messo addirittura a fare il Direttore Generale della sanità piemontese. Un consiglio agli aspiranti direttori generali delle aziende sanitarie: studiate bene le carte prodotte dai due e fate come loro.