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Scontri Tel Aviv-Gaza: Israele abbatte l’unico laboratorio Covid della Striscia. Borrell: ‘Priorità Ue è cessate il fuoco’. Di Maio: ‘Risposta sia proporzionata’

Vertice dei ministri Ue per la crisi in Medio Oriente: l'Alto rappresentante Borrell ha riferito che "26 paesi su 27" chiedono la fine delle ostilità. All'indomani della richiesta del segretario di Stato Usa sull'abbattimento del grattacielo di Al-Jalaa, Tel Aviv ha fornito al Pentagono "documenti segreti" rispetto alle attività di Hamas nel palazzo bombardato a Gaza

Altre 24 ore di scontri tra Israele e Gaza. Continua il lancio di razzi dalla Striscia e non diminuiscono i raid aerei dello Stato ebraico sugli edifici della principale città nell’enclave palestinese. Aumenta così il numero delle vittime, con altri due morti israeliani colpiti dall’ultima raffica di razzi partiti dalla Striscia e i decessi palestinesi che salgono a 213. Ed è notizia di stanotte che le bombe dello Stato ebraico hanno anche colpito l’unico laboratorio Covid-19 di tutta la Striscia che, così, non è più in grado di condurre i test di screening. “Condanniamo il lancio indiscriminato di razzi da Gaza, è inaccettabile e deve cessare, come è inaccettabile che si metta in discussione il diritto di Israele a esistere. Ma la risposta militare israeliana deve essere proporzionata e volta a prevenire ulteriori vittime civili”, ha dichiarato il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, alla riunione straordinaria Ue sul Medio Oriente. Vertice al quale “26 Paesi su 27”, ha spiegato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell hanno concordato che “la priorità” in Israele e Palestina è “l’immediata cessazione delle violenze e l’attuazione di un cessate il fuoco”. Netanyahu, però, conferma che le operazioni andranno “avanti quanto necessario per riportare la calma ai cittadini di Israele” e sottolinea il successo delle operazioni militari, che hanno “riportato indietro Hamas di molti anni” sferrando “colpi che [i terroristi] non si attendevano”. In serata la tv israeliana Canale 12 ha riportato che l’Egitto ha proposto, “attraverso canali privati” un cessate il fuoco tra Israele e Hamas a partire da alle 6 di mattina (ora locale) di giovedì: Hamas, secondo fonti palestinesi, ha accettato, mentre Tel Aviv non ha risposto.

Israele fornisce “documenti segreti” al Pentagono – All’indomani della richiesta del segretario di Stato, Anthony Blinken, che chiedeva al governo Netanyahu di fornire una giustificazione al raid contro la torre al-Jalaa, dove si trovavano le redazioni di diversi media nazionali e internazionali, tra cui Associated Press e Al Jazeera, Tel Aviv ha fornito informazioni a Washington. Il ministro della Difesa Benny Gantz in una telefonata al segretario Usa alla Difesa Lloyd Austin, scrive Times of Israel, ha inoltrato agli Stati Uniti informazioni di intelligence relative ad operazioni militari di Hamas condotte dall’interno di grattacieli di Gaza e ha consegnato “documenti segreti” al Pentagono. La mancanza di informazioni agli Usa in corrispondenza del raid aveva creato un certo imbarazzo tra i due storici alleati. Tanto che il capo della commissione Esteri della Camera Usa, Gregory Meeks, è intenzionato a inviare una lettera alla Casa Bianca chiedendo di rinviare la vendita di armi a Israele per un valore di 735 milioni di dollari svelata dal Washington Post.

90 razzi dalla Striscia durante la notte, Israele continua ad abbattere edifici
Gli scontri continuano senza sosta ed è stato così anche nella notte tra lunedì e martedì. Da Gaza, secondo quanto riferisce il portavoce militare israeliano, Hidai Zilberman, sono partiti 90 razzi che, aggiunti a quelli dei giorni scorsi, portano il totale a 3.440 dall’inizio delle violenze. Il 90% di questi, comunque, è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome. La risposta di Israele è arrivata dall’aviazione che, sostiene, ha distrutto altri 15 chilometri di tunnel sotterranei nel nord della Striscia. Gli obiettivi colpiti sono stati 65, con nuovi attacchi sul quartiere Rimal a Gaza City. L’esercito ha ribadito che Hamas “piazza obiettivi militari in aree civili densamente abitate”.

I raid israeliani hanno prodotto finora 213 vittime civili, tra cui 61 bambini, anche se Tel Aviv sottolinea di aver neutralizzato “oltre 150 operativi terroristi, più di 120 sono di Hamas e oltre 25 del Jihad Islamico“. Uno dei bombardamenti israeliani ha però distrutto la clinica al-Rimal, nel centro di Gaza, l’unico laboratorio Covid-19 dell’intera Striscia che adesso non è più in grado di condurre i test di screening, come ha scritto in un tweet l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). “I raid israeliani minano gli sforzi del ministero della Sanità di fronte all’epidemia di Covid, non consentendo di seguire le persone infettate dal coronavirus e di continuare la campagna di vaccinazione”, ha detto Ashraf al-Qodra, portavoce del ministero. Prima dell’escalation militare, le autorità di Gaza effettuavano una media di circa 1.600 test Covid al giorno con uno dei più alti tassi di positività al mondo (28%) e gli ospedali sopraffatti dal numero di pazienti.

Intanto si registrano anche nuovi scontri tra la popolazione palestinese di Sheikh Jarrah, il quartiere di Gerusalemme est interessato dagli imminenti espropri a favore dei coloni israeliani, e la polizia dello Stato ebraico. Secondo il Times of Israel, sono coinvolti centinaia di palestinesi che erano stati allontanati dalla polizia dalla porta di Damasco, una delle entrate principali alla Città Vecchia. Alcuni avrebbero lanciato granate stordenti e gli agenti starebbero cercando di riportare la situazione sotto controllo.

Libano, sit-in di Hezbollah a sostegno della Palestina
Continuano le manifestazioni, sfociate anche in tensioni al confine, nel vicino Libano. Oggi il partito sciita Hezbollah ha organizzato un sit-in a sostegno del popolo palestinese nel centro di Beirut, di fronte al giardino intitolato a Samir Kassir, l’intellettuale libanese ucciso in un attentato nel 2005 per le sue posizioni ostili al regime siriano alleato degli stessi Hezbollah. Ma saranno diverse le iniziative promosse da sindacati e da diverse formazioni politiche a Sidone, Tiro, nel sud del Paese, e nei diversi campi profughi palestinesi sparsi in Libano. Un corteo di solidarietà è previsto dal campo di Mar Elias, a Beirut, verso il centro cittadino.