Giustizia & Impunità

Alberto Genovese, i pm di Milano chiedono il giudizio immediato e la difesa la scarcerazione

All'imprenditore sono contestate violenze sessuali con cessione di droga, nei confronti di una 18enne lo scorso ottobre a Milano e di una 23enne lo scorso luglio a Ibiza. L'indagato è in carcere dal 6 novembre

La Procura di Milano ha chiesto il processo con rito immediato per l’imprenditore Alberto Genovese per le presunte violenze sessuali, con cessione di droga, nei confronti di una 18enne lo scorso ottobre a Milano e di una 23enne lo scorso luglio a Ibiza. La richiesta riguarda le imputazioni per le quali l’ex mago delle start up è in carcere dal 6 novembre e per le quali ha anche ricevuto una seconda ordinanza a febbraio. Sull’istanza dell’aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini dovrà decidere il gip Tommaso Perna. Intanto, la difesa di Genovese ha presentato oggi istanza di scarcerazione al gip.

Le indagini hanno permesso agli investigatori di ricostruire la dinamica degli eventi. Secondo la ricostruzione della prima violenza denunciata durante una festa organizzata da Genovese in ottobre la ragazza è stata costretta a subire ripetuti rapporti sessuali e ad assumere cocaina e ketamina. La violenza si è consumata il 10 ottobre in un lussuoso appartamento con vista sul Duomo di Milano noto come Terrazza Sentimento. La 18enne sarebbe stata violentata per ore e ore in una stanza a cui un bodyguard impediva l’accesso, anche all’amica che chiedeva di lei. Soltanto il giorno dopo la ragazza è riuscita a riprendersi e a dare l’allarme. Dopo di che sarebbe scappata in strada, semi svestita e senza una scarpa, per chiedere aiuto. Era dolorante e con segni sul corpo: al centro per le violenze sessuali della Clinica Mangiagalli le avevano prescritto 25 giorni di prognosi.

Una serie di testimoni hanno raccontato che Genovese era solito fare festini a base di alcol e droga messi a disposizione degli invitati. L’imprenditore, interrogato dal giudice, aveva dichiarato: “Chiedo di disintossicarmi perché da quattro anni sono dipendente dalla cocaina. Quando sono sotto gli effetti della droga, non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Ho bisogno di cure“. Agli atti dell’inchiesta anche immagini e video.

Nel confermare quella prima misura il giudice dell’indagato aveva scritto che ha “manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne”. La sua personalità, alla luce degli atti, viene ritenuta “altamente pericolosa, giacché del tutto incapace di controllare i propri impulsi violenti e la propria aggressività sessuale. È, pertanto, elevato il pericolo che tale propensione (..) possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità” Sempre secondo il giudice Alberto Genovese “ha agito prescindendo dal consenso della vittima, palesemente non cosciente (…), tanto da sembrare in alcuni frangenti un corpo privo di vita” di cui l’uomo ha “abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza”. Ed anche quando “la vittima ha ripreso un barlume di lucidità, iniziando ad opporsi (…) sino ad implorare il suo aguzzino di fermarsi, lei non è stata ascoltata dal carnefice che, imperterrito, ha proseguito (…) a drogarla e a violentarla”.

Un’altra giovane ha poi raccontato di essere stata abusata a Ibiza. Fatti “sostanzialmente sovrapponibili” a quelli descritti dalla 18enne. “Dalla narrazione della ragazza – scriveva infatti il giudice Perna – emerge che Genovese sia solito organizzare feste nelle quali la sostanza stupefacente viene messa a disposizione degli invitati, e che egli abusa sessualmente delle donne drogandole a loro insaputa”.