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Omotransfobia, Zan (Pd): “La Lega non può tenere in ostaggio una Commissione e bloccare l’iter della mia legge. È indegno e inaccettabile”

Ddl Zan? Siamo fermi perché il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, che è della Lega, ha deciso arbitrariamente di non convocare più l’ufficio di presidenza, cioè il luogo deputato a programmare i lavori della Commissione. Non è accettabile che il presidente di una Commissione continui a bloccare i lavori perché lui pensa che questa legge non si debba fare o sia divisiva”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) dal deputato del Pd Alessandro Zan, primo firmatario del disegno di legge sulla omotransfobia, approvata dalla Camera e ora ferma in Commissione Giustizia del Senato.

Il parlamentare spiega: “L’ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato è stato per due o tre volte sconvocato senza mai essere riconvocato. Credo che ci sia e ci sia stata da parte del presidente Ostellari la volontà di non incardinare la legge, ora però ogni giorno, con la pandemia, c’è un sensibile aumento delle violenze e di abusi tra le mura domestiche. Il presidente di una Commissione dovrebbe rispettare la sensibilità prevalente di quella stessa Commissione, che più volte ha chiesto in più occasione di iniziare l’iter della legge nel Senato. Ricordo che questa non è una legge governativa ma è una legge di iniziativa parlamentare che è stata già approvata alla Camera – continua – e che ha avuto i voti anche di alcuni parlamentari di Forza Italia, che a quei tempi non erano al governo. È una legge di iniziativa parlamentare a cui è favorevole sia la maggioranza dei senatori, sia dei componenti della Commissione Giustizia. Quindi, un partito non può arbitrariamente tenere in ostaggio una Commissione e tutto il Parlamento, perché ha deciso che questa legge non s’ha da fare. Lo deciderà il Parlamento se la legge va approvata oppure no, però bisogna dare al Parlamento la possibilità di iniziare la discussione della legge, non di insabbiarla. Questa è una forzatura democratica. È inaccettabile questo atteggiamento, non è degno di un Parlamento democratico“.

Zan, poi, si sofferma sui dettagli della legge che porta il suo nome: “La legge contrasta i crimini d’odio, non solo per omotransfobia, ma anche per abilismo e misoginia. Non abbiamo fatto altro che prendere gli articoli del codice penale di una legge dello Stato già esistente da 40 anni, la legge Mancino, che contrasta i crimini d’odio e di razzismo per etnia e religione. Abbiamo preso questa legge e l’abbiamo estesa alla omotransfobia, alla misoginia e all’abilismo. Con lo stesso principio con cui lo Stato ha deciso di mettere in campo una legge che dà una tutela rafforzata a tutte quelle persone che vengono aggredite o discriminate o perseguitate per etnia o religione, si fa la stessa cosa anche per chi ha un orientamento sessuale diverso – aggiunge – La legge, cioè, interviene partendo da un presupposto culturale, non è una legge di repressione penale per un fatto di violenza. In Francia la legge contro l’omofobia è stata fatta nel 2004 e questi fenomeni sono molto diminuiti, perché c’è lo Stato che dice: non è accettabile che in un Paese civile una persona con una determinata condizione venga discriminata. Chi dice che le leggi ci sono già fa finta di non vedere, perché se oggi per i reati di razzismo applichiamo delle aggravanti, lo dobbiamo fare anche per le altre categorie che sono oggetto di odio”.

Il parlamentare dem risponde anche ai detrattori che accusano la legge di compromettere la libertà di espressione: “Quelle argomentazioni sono tutte fake news. Ci mancherebbe altro, la libertà di espressione è garantita, eccome. L’articolo 4 è stato scritto per ribadire le sentenze per reati di razzismo che ha prodotto la legge Mancino in tanti anni. La giurisprudenza, in questo senso, è molto chiara, perché il reato di istigazione all’odio esiste già per il razzismo, ma non per l’omotransfobia. Se io dico che per me l’unica famiglia è quella tradizionale unita in matrimonio, questa è un’opinione, non è un’istigazione all’odio e ovviamente non può essere punita – conclude – Diverso è il caso in cui io dico: andiamo domani a picchiare quel gruppo di gay. Questa non è libertà di espressione, ma istigazione all’odio. È un discrimine molto chiaro. Se io determino un concreto pericolo di discriminazione o di violenza, quella non è più libertà di espressione, perché sto mettendo in pericolo l’incolumità di alcune persone. Siccome la legge c’è già per il razzismo, chi dice che la mia legge sarebbe liberticida mente sapendo di mentire, proprio perché la legge Mancino esiste già ed è collaudata, anche se solo per i reati di razzismo”.