Politica

Movimento 5 Stelle, come diceva l’immenso Enrico Vaime: ‘Coraggio, il meglio è passato!’

“Sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporterò più!”. Era il lontano 1976 quando il conduttore televisivo Howard Beale interpretato da Peter Finch incitava i telespettatori ad affacciarsi alla finestra per urlare al mondo la propria frustrazione sociale.

Beppe Grillo aveva visto il film Quinto Potere? Probabilmente sì, visto che Sidney Lumet con quella pellicola vinse ben quattro Oscar (non la regia, tuttavia) e che lo stesso Grillo l’anno seguente avrebbe iniziato una travolgente carriera televisiva. Solo l’interessato in persona potrebbe smentire che sia stato proprio quel personaggio trascinatore, Beale, a covare in lui la passione per l’attacco al potere.

Esattamente dieci anni dopo Quinto Potere Grillo sparava frontalmente su Craxi, quindi a seguire su Biagio Agnes, presidente della Stet, poi sulla Telecom, sulla Parmalat, facendosi paladino dei cittadini schiacciati dai soprusi dei furbi. Infatti venne più o meno cancellato dai palinsesti, finché nel 2005 intravide il nuovo “quinto potere”, Internet. Dal suo blog partì quell’arrembaggio al sistema che nel 2014 si concretizzò nel Movimento 5 Stelle, grazie soprattutto alla complicità delle “visioni” e dei princìpi di Gianroberto Casaleggio, del formidabile sostegno di Dario Fo.

Oggi, dopo la scomparsa di questi due giganti, dopo la vittoria alle politiche (e le debacle spaventose a europee e regionali), il progetto di Grillo sta subendo l’arrembaggio dei “bravi ragazzi”, quei peones sconosciuti che Grillo ha voluto snobisticamente infiltrare nei palazzi del potere. I quali, annusati e sperimentati i privilegi che la vita istituzionale riserva ai suoi eletti, adesso non hanno comprensibilmente la minima voglia di tornare ad essere dei semplici cittadini.
Sembrava che il massimo tradimento agli ideali iniziali di Casaleggio e Grillo si fosse già consumato con l’alleanza inverosimile con i “nemici” di sempre, Forza Italia e Partito Democratico nel Governo Draghi. Una alleanza arrivata con la strategia della rana bollita, passata prima per la indigesta unione “di programma” con la Lega, poi attraverso quella col Pd, infine nella ammucchiata libera.

Cosa sarebbe potuto succedere di più per sbattere in faccia al cittadino quella finestra dalla quale urlava la sua esasperazione? I Grillo boys non ci hanno pensato due volte. O, meglio, ci pensano molto più di due volte. Due volte, infatti, era il limite assoluto e invalicabile designato da Casaleggio (e da Grillo) per rimanere “al servizio” delle Istituzioni. Poi, a casa, di corsa. Ad aiutare altri cittadini a impossessarsi – temporaneamente – del giocattolo.

Oggi anche quest’ultimo bastione della coerenza movimentista è in discussione, guarda caso proprio da parte di coloro che hanno raggiunto il capolinea. C’è addirittura chi, come Roberta Lombardi (neo assessore regionale alla Transizione ecologica) pretende di scrivere che i due mandati non sono un tema che interessa alla gente. Alla gente? Chi è la gente? La gente è chi ha mandato persone come lei prima in Parlamento e poi in Regione come esponente di un Movimento che aveva degli ideali. Tra questi, primario, quello di mollare l’osso dopo dieci anni di bengodi.

Pare che una delle maggiori difficoltà di Giuseppe Conte nel riordinare il caos di primedonne che imperversa oggi nel Movimento sia proprio quello dell’obbligo di tornare a casa al secondo mandato, tanto che lo stesso Grillo, dopo avere giurato sulla inviolabilità della norma statutaria (oltre che morale), ha già dichiarato ai parlamentari miracolati “non vi lasceremo soli”. Senza menzionare il fatto che lo stesso Conte in questo momento sta operando nella più palese violazione di qualsiasi norma dello Statuto del Movimento, ribadito dai patetici Stati Generali. Attendiamo ancora il famoso “Direttorio” a cinque, scaturito da ben un anno di lavori. Per non parlare del riconoscimento dei gruppi territoriali, quelli che hanno creato il Movimento. Quelli in cui facevano gli attivisti gli attuali “portavoce” (mai parola fu più infingarda).

È la fine del Movimento 5 Stelle? È la nascita di un nuovo partito di Conte? Certo, questo farebbe molto comodo ai miracolati per rimanere avvinghiati alle poltrone, loro che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno.

In questo quadro non mi pare inverosimile neanche un’altra, sottile, tremenda ipotesi. E se Grillo non fosse mai stato l’uomo arrabbiato alla finestra? Se lui fosse invece quello inviato dal Sistema a disinnescare la vera rabbia sociale, a richiudere quella finestra per sempre? Il Movimento che nasceva antiliberista, antieuropeista, antisistema, oggi è il suo opposto totale e forse i suoi artefici (anche al di là di Grillo) potrebbero aver deciso che oramai non c’è più bisogno di una grande massa di consenso popolare per continuare a preservare lo status quo della Casta. Basta un partitello tra il 5 e il 10% (il grande partito di Conte, quello fallito con Monti) fatto di precariato alfabetizzato benestante che non può essere più raccolto dal Pd.

Come diceva l’immenso Enrico Vaime, uomo geniale, mio maestro di vita e modello, “Coraggio, il meglio è passato!” Ora ci resta solo la solita Italietta.