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Pd, Simona Malpezzi eletta all’unanimità capogruppo al Senato: chi è la sottosegretaria ex renziana indicata da Marcucci

La parlamentare dem con un passato in prima linea in difesa del senatore di Rignano e, in particolare della sua riforma sulla Buona scuola, oggi prende il posto del collega che per giorni ha fatto resistenze alle richieste del nuovo segretario. Lascerà l'incarico nel governo che ha ricoperto anche nel Conte 2. Alla Camera invece, per sostituire Delrio si candidano Serracchiani e Madia

Simona Malpezzi è la nuova capogruppo del Partito democratico al Senato. Ex renzianissima, un passato in prima linea per la difesa della contestatissima riforma della Buona scuola, ora sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, è stata eletta all’unanimità come nuova guida dei dem a Palazzo Madama. Nessuna sorpresa al momento del voto: a indicarla è stato il predecessore Andrea Marcucci che, dopo giorni di proteste e resistenze, ha dirottato i voti di Base riformista (appunto gli ex renziani che ancora controllano l’assemblea dei senatori) sul nome a lui più favorevole. Risultato: la senatrice è stata eletta all’unanimità. Il cambio del capogruppo a Palazzo Madama è arrivato dopo che il neo segretario Enrico Letta ha chiesto un rinnovamento, definendo “irricevibile” un partito con i vertici tutti al maschile. L’ex premier era presente all’assemblea: “Sono qui ad ascoltare, lo farò tante volte”, ha detto. Poi su Twitter ha augurato “buon lavoro” a Malpezzi e ringraziato Marcucci. Ora si attende l’elezione della nuova capogruppo anche alla Camera: lì a fare un passo indietro è stato Graziano Delrio. Che oggi ha annunciato chi sono le due candidate per sostituirlo: “Sono grato a Debora Serracchiani e a Marianna Madia per la loro disponibilità” a diventare capogruppo alla Camera del Pd. “Apriremo il seggio martedì”, ha detto al termine dell’assemblea dei deputati.

Malpezzi fa parte, come Marcucci, della corrente Base riformista che fa riferimento a Lorenzo Guerini e Luca Lotti. Ex fedelissima del senatore di Rignano, è stata sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento nel governo Conte 2 e poi riconfermata con l’arrivo di Draghi: ora dovrà lasciare il posto al governo. Malpezzi, classe 1972, ex insegnante alle superiori originaria di Cernusco sul Naviglio (Milano) ha aderito ai dem nel 2009 e ha iniziato la sua carriera come consigliera comunale nel Milanese (Pioltello). E’ stata eletta deputata nel 2013, fortemente voluta da Matteo Renzi, mentre nel 2018 ha strappato a pelo un biglietto per il Senato: stracciata nel collegio uninominale di Cologno Monzese dal centrodestra, è arrivata a Palazzo Madama dopo essere stata ripescata col listino. All’epoca della leadership renziana, Malpezzi venne messa a guida del dipartimento Scuola del Partito democratico: erano gli anni della contestatissima riforma della Buona scuola, che la senatrice ha difeso fino alla fine.

Non è la prima volta per la parlamentare alla guida del gruppo: è già stata vice di Marcucci all’inizio della legislatura (fino a febbraio 2020). Oggi, nel suo discorso poco dopo l’elezione, ha esordito dicendo di non voler “essere solo la presidente di tutti, ma una presidente che intende dare forma e sostanza ad una leadership femminile”. E ha continuato: “Nessuna neutralità, perché è proprio con le parole, il sapere e la capacità di cura di una donna che interpreterò questo ruolo. Senza lasciare nessuna indietro. In questo anno e mezzo ci sono stati snodi politici e personali che mi hanno reso chiara la fatica di essere donna in un posto apicale, la fatica nell’affermare l’autorevolezza e la forza del ruolo. Tutte cose che un uomo non deve fare, perché per un uomo è scontato”. Quindi la senatrice ha concluso: “Non esistono i partiti dei leader, ma i partiti delle donne e degli uomini che, pur nell’asprezza delle contrapposizioni, contribuiscono alla costruzione di una casa comune, solida e destinata a durare al di là delle sorti personali. Per me questa cosa qui è il Pd. Al partito del leader ho detto no, perché è lontano da me, dal mio vissuto e dal mio modo di intendere una comunità. Il partito leaderistico è la morte della politica e del pensiero plurale”.

Oggi è stato eletto anche il nuovo ufficio di presidenza: Alan Ferrari vicepresidente vicario, Caterina Biti e Franco Mirabelli vicepresidenti, Stefano Collina tesoriere, Vincenzo D’Arienzo e Monica Cirinnà segretari. Invitata permanente Anna Rossomando, vicepresidente del Senato. Invitato Marcucci, per transizione in quanto presidente uscente.