Diritti

Il Vaticano non riconosce dignità civile ai gay: così si favorisce la violenza

Il Vaticano è fermo al passato e vede i gay ancora come “anormali”. E’ giusto? C’è stato un tempo in cui Pascal attaccava i gesuiti per il loro vuoto formalismo; è bene ricordarlo oggi ragionando della Chiesa Cattolica, dalla quale arrivano parole contrastanti sull’omosessualità: qui segnalo quelle della Congregazione per la Dottrina della Fede e il docufilm Francesco di Afineevsky, presentato al Festival del cinema di Roma (ottobre 2020).

Papa Francesco si è espresso più volte in favore degli omosessuali (“Chi sono io per giudicare un gay?”), nel docufilm è ancora più chiaro: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Parole nette. Le più recenti però spiazzano, perché l’ex Sant’Uffizio, guidato dal gesuita Ladaria Ferrer, nega che la Chiesa possa “impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso”, e aggiunge che Papa Francesco condivide “e ha dato il suo assenso” al “responsum” della Congregazione.

La verità è che l’ex Sant’Uffizio rispolvera “ragioni” antiche e argomenti capziosi: “Poiché le benedizioni sono in relazione coi sacramenti”, le unioni gay sono illecite perché costituirebbero “un’imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale”. Già qui è chiaro il formalismo gesuita che, nei secoli, non ha certo fatto bene alla Chiesa. Ma c’è di più: infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede accetta che vengano impartite benedizioni alle persone con inclinazione omosessuale, “ma dichiara illecita ogni benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni”.

Immagino l’ironia di Pascal oggi: la Chiesa dunque ammette la benedizione dei singoli omosessuali (e quindi comprende), ma non ammette le loro unioni (e quindi non comprende affatto)… ammette e non ammette… è come se un gay avesse la “grazia sufficiente” (Dio la dà a tutti) per salvarsi l’anima, ma non la “grazia efficace” se non la accoglie uniformandosi alla Chiesa che perdona il singolo ma non la coppia gay. Perfetto gesuitismo. Condito col manto di una formale misericordia che gioca (ancora) con la vecchia distinzione tra peccatore e peccato: e va da sé che solo il peccatore è perdonabile; mai il dubbio che certi “peccati” possano non essere tali.

Nessuna apertura da parte della Chiesa, ma distinguo sofistici che fanno solo male agli omosessuali. Dopo il pestaggio di un gay finito in ospedale, scrissi: “Sembra che un infermiere gli abbia detto: ‘Con una cura di ormoni puoi guarire’. È quest’idea che l’omosessualità sia una malattia a generare violenza. Ma dicono qualcosa di diverso i cattolici integralisti che arringano contro l’omosessualità?”. Urge rivedere le certezze “ideologico-religiose” che veicolano anatemi e ostracismi.

La Chiesa dimentica spesso il suo messaggio centrale: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E allora: se da più parti arrivano segnali sbagliati, possiamo davvero prendercela con quei giovani balordi che da Reggio a Milano insultano e picchiano un gay? “Molti non lo sanno, ma è figlia della sensibilità gay gran parte della cultura mondiale: Foucault, Gide, Pasolini, Proust, Rimbaud, Shakespeare, Tasso, Platone, Garcìa Lorca, Wilde, Visconti, Verlaine… mi fermo qui. Bisogna ricordarlo ogni tanto. Con la speranza che la Chiesa esca dal medioevo”. Ecco, l’ex Sant’Uffizio è fermo al passato, vede i gay ancora come “anormali” e insiste – su più versanti – con schemi superati; mentre gli omosessuali vengono picchiati nelle strade.

Certo, la Chiesa poi assolve tutti: il gay che non ha fatto nulla di male, se non essere se stesso; e l’aggressore perché anche lui è figlio di Dio. È ora di dire che tutto questo non va bene; di più: che si favoriscono i pestaggi dei gay continuando a ostracizzarli come coppia, a non riconoscergli dignità civile. La Chiesa ha una visione ristretta della famiglia e accetta l’omosessuale solo se nasconde la sua natura. Che ciò avvenga in nome di Dio – lo dico con rispetto – è solo un aggravante; Dio non può essere tirato in ballo sull’“omosessualità” (come su molti altri temi).

Dicono che l’omosessualità sia contro natura; lo affermano senza mai dimostrarlo: “In che senso sia contro natura non si è mai capito, e senza l’argomento-Dio non potrà mai essere sostenuto. (…) Cosa si può obiettare contro il matrimonio omosessuale, se si tiene ferma l’eguaglianza tra gli uomini e non si tira in ballo Dio?” (Paolo Flores d’Arcais, 2013). Ecco, non si può obiettare nulla. Lo sapeva bene “il divino Platone” che nel Simposio, capolavoro assoluto della letteratura mondiale, non mostra le gesuitiche preoccupazioni odierne. Ma il problema della Chiesa Cattolica (uno dei tanti) è che di Platone, di Aristotele e di Tommaso – per dirla con Severino – prende solo ciò che le fa comodo.