Politica

A Enrico Letta dico (di nuovo): non date il voto ai sedicenni!

Abbassare la soglia di voto a 16 anni. Ecco la nuova – vecchia – proposta del neo segretario del Partito Democratico Enrico Letta. È una sua fissa. Già nel 2019, il professore disse: “Facciamo votare i ragazzi di Greta”. Dalle pagine de La Repubblica aprì un dibattito sul dare la possibilità di voto ai sedicenni. “È un modo – spiegò allora l’ex premier – per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sotto rappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi”. Bene.

Dal 2019 ad oggi è cambiato qualcosa? In questi due anni forse qualche partito si è preso veramente in carico le preoccupazioni dei nostri ragazzi? Forse il Partito Democratico è stato portatore in Parlamento degli interessi dei più giovani? Faccio fatica a pensare ad un’iniziativa legislativa a loro favore dal 2019 ad oggi. Ma ecco tornare la proposta di dare il voto ai sedicenni. Diciamolo in maniera semplice: sarebbe come dare una macchina a chi non ha la patente. Quanti sedicenni oggi conoscono la politica, i partiti, la differenza tra Destra e Sinistra (sempre che esista ancora)? Quanti adolescenti saprebbero spiegare i sistemi di votazione? A scuola, quando va bene, si spiega cosa sono Senato e Camera, il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

Se un maestro o un professore si azzarda a fare il nome di un partito apriti cielo! Il giorno dopo si ritrova qualche genitore sulla porta della scuola; una reprimenda del preside e magari, pure un’interrogazione parlamentare. Meglio tenerli ignoranti questi ragazzi! Questo non significa che l’insegnante deve fare politica in classe, ma deve insegnare cos’è la politica. Il compito di chi educa è quello di indicare le diverse strade affinché l’allievo possa comprendere e poi scegliere con libertà.

Qualche settimana fa, un mio alunno di 10 anni mi ha chiesto: “Maestro ma cos’è la Destra e la Sinistra? E i 5Stelle?”. Cercando di essere il più oggettivo possibile ho spiegato loro gli ideali degli uni e degli altri e ascoltando Giorgio Gaber. Avevo di fronte un bambino che mal sopporta i migranti e che è più vicino ad un pensiero che definirei di Destra. Non ho fatto nulla per cambiare la sua idea che tale e quale è rimasta. Il mio compito è un altro. Oggi manca una maturità politica a un sedicenne. E non si venga a dire che non ce l’hanno nemmeno gli adulti: se i “grandi” non sanno la differenza tra il maggioritario e il proporzionale non è una buona giustificazione per continuare su questa strada.

Non solo. I giovani hanno una disaffezione per i partiti. Sono ragazzi straordinari. Quando si dà loro la possibilità di darsi da fare per gli altri sono i primi a mettersi in pista. Quando si tratta di scendere in piazza per far sentire la propria voce lo fanno. È una generazione informata, desiderosa di conoscere ma ancora una volta resa afona dagli adulti. Basta guardare la tv: quand’è che in prima serata vedete un giovane parlare? Dire la sua sulle questioni che riguardano la scuola o la salute? Meglio far parlare il solito Calenda, il consueto Bersani, la desueta Fornero.

Un’ultima questione: Letta è così sicuro che i giovani sedicenni voteranno il suo Partito Democratico? Chi sta in mezzo ai ragazzi sa che il loro voto potrebbe, purtroppo, andare alla Lega di Matteo Salvini, a chi parla alla loro pancia. Letta rischia che la sua proposta diventi un boomerang. L’idea del professore si potrà attuare quando avremo una scuola e una società (il sindacato, i partiti, l’associazionismo cattolico e non) che torneranno a parlare ai ragazzi; che daranno davvero loro spazio; che riaccenderanno le luci delle loro sedi; che apriranno le porte a questi giovani; che ritorneranno a realizzare le scuole di politica.
Non abbiamo bisogno di slogan. Non ne hanno bisogno soprattutto i sedicenni.