Mondo

Yemen, dopo lo stop alle bombe è ora di una mobilitazione

di Alda Cappelletti*

Il governo ha deciso di revocare, e non solo sospendere, l’export di bombe italiane verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Una notizia positiva per chi, come noi di Intersos, ritiene che i principi del diritto umanitario debbano sempre prevalere sugli interessi economici e sulle intese politiche tra i governi.

Auspichiamo che questa decisione possa essere d’esempio per una moratoria analoga anche da parte di altri governi europei e che, allo stesso tempo, spinga ad una maggiore conoscenza e consapevolezza del conflitto che quelle bombe sarebbero andare ad alimentare, facendoci sentire, in qualche modo, ancora più vicini e solidali nei confronti della popolazione che da sei anni ne patisce le conseguenze.

Come organizzazione umanitaria italiana attiva in Yemen, in questi anni abbiamo potuto osservare da vicino le violenze quotidiane che chiamano in causa la responsabilità di tutti gli attori di questo conflitto, gli effetti dei bombardamenti, la sofferenza di milioni di civili nel Nord e nel Sud del Paese.

Le conseguenze dirette degli scontri armati accentuano i bisogni umanitari in un Paese allo stremo, dove 24 milioni di persone, su un totale di 30, necessitano di assistenza umanitaria urgente e dove, nel corso del 2021, si prevede che 16,2 milioni di persone dovranno affrontare alti livelli di insicurezza alimentare acuta.

Alla fame, e agli altissimi livelli di malnutrizione infantile da essa provocati, si aggiunge l’emergenza sanitaria in un territorio spesso focolaio di malattie epidemiche come colera, febbre dengue, difterite, cui si aggiunge ora anche il Covid-19. Le strutture mediche sono largamente inagibili e le poche ancora attive (meno del 50%), prive di macchinari, medicinali e operatori sanitari, non possono garantire livelli minimi di assistenza. Si stima che 17,9 milioni di persone non ricevano un’assistenza sanitaria adeguata.

Di questa guerra, considerata la più grave emergenza umanitaria del nostro tempo, si parla ancora troppo poco, e, cosa peggiore, non se ne vede una vicina, possibile, soluzione. Il conflitto si è anzi intensificato durante il 2020: alla fine di ottobre, le linee del fronte erano 47, in aumento rispetto alle 33 del gennaio 2020. Le vittime sono almeno 233mila, di cui 131mila per cause indirette come mancanza di cibo, servizi sanitari e infrastrutture. A fronte di questo, le organizzazioni umanitarie devono confrontarsi con crescenti limitazioni e con una riduzione dei fondi a sostegno dell’intervento umanitario.

Non abbandonare lo Yemen. Ecco le ragioni che spingono ogni giorno i nostri operatori in prima linea per garantire cure mediche e protezioni per i più vulnerabili. Ecco le ragioni per rilanciare la nostra mobilitazione anche nella società italiana ed europea.

*direttrice dei programmi Intersos