Cronaca

Via i senzatetto dal centro di Torino: sporcano e puzzano

Avete presente l’espressione “nascondere la polvere sotto il tappeto”? Che poi significa non affrontare un problema alla radice ma semplicemente occultarlo, nasconderlo. Questo e molto altro mi è venuto alla mente quando ho letto del blitz dei vigili urbani contro i senzatetto a Torino.

Nel molto altro c’è prima di tutto il paragone con la New York di Rudolph Giuliani, il quale invitava a non fare l’elemosina agli homeless ( si chiamano così) e sanzionava penalmente chi la chiedeva.

Nel molto altro c’è la considerazione di un sistema (chiamiamolo per quello che è, rispolveriamo un sostantivo nato col movimentismo ma sempre più attuale) a causa del quale i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e più numerosi.

Nel molto altro – e nello specifico – c’è la considerazione di una giunta comunale a Torino che fu votata anche nella speranza di una politica inclusiva, e che prima ha spedito gli ambulanti irregolari al cimitero ed oggi non lascia dormire per la strada i senzatetto.

Nel molto altro c’è la considerazione – che si evince anche e non solo dal paragone con New York – che parlare oggi di differenza fra sinistra e destra è da babbei (mi piace questa espressione poco usata, ma efficace).

Ma torniamo al blitz di giovedì mattina in centro a Torino. I barboni mandati via per ripristinare il decoro urbano e i loro averi gettati nell’immondizia. E, per il futuro, niente più cani al seguito. Conosco abbastanza bene le condizioni di vita dei poveri a Torino, avendoci anche scritto un saggio qualche anno addietro.

A parte il fatto che ci sono dei poveri (meglio sarebbe chiamarli “miseri” perché la povertà può essere una scelta, la miseria è causata dal sistema) che non riescono o non vogliono dormire in comunità o nei dormitori (oggi anche a causa del pericolo di essere infettati), ma poi consideriamo che a causa proprio del Covid il numero dei posti letto nei dormitori è diminuito per via del rispetto dei distanziamenti, nonché per via del fatto che sempre a causa della pandemia non c’è più turn-over al loro interno: chi c’è, c’è.

Sono consapevoli di questa situazione l’assessore ai Servizi sociali e i vigili urbani? Certo che lo sanno.

Del resto, si può anche capire la Appendino (il cui motto, ricordiamolo, nel 2016 era “l’alternativa è Chiara”) che, a mio avviso, si preoccupa di tutelare l’immagine della Torino turistica (visto che il settore secondario a Torino è scomparso e il primario mai esistito), della Torino che ospiterà le ATP Finals di tennis, della Torino che scimmiotta la vicina Milano da bere (non per niente i poveri sono stati cacciati dalle vie del centro, dal salotto buono).

In questo quadro, i barboni stonano, puzzano: “pussa via” direbbe Albertone. Come dice una mia cara amica che con i poveri ci lavora: c’è un processo in essere di sostanziale colpevolizzazione quando non di criminalizzazione della povertà, esattamente come negli Stati Uniti. Senza che la mano pubblica si preoccupi minimamente di capire l’uomo che dorme per strada.

Dimenticavo, nel molto altro di cui sopra ci sono anche le strofe drammaticamente profetiche (correva l’anno 1978) di Rino Gaetano “mentre vedo tanta gente che non ha l’acqua corrente e nun c’ha niente ma chi me sente? ma chi me sente?”.