I libri come li conosciamo oggi sono stati inventati a Venezia durante il Rinascimento da un artigiano italiano. Il suo nome era Aldo Manuzio ed è considerato il primo editore della storia. Inventò per primo anche un logo da imprimere sui libri che pubblicava, la famosa marca tipografica che rappresenta un’ancora con un delfino che le si avvinghia attorno e la scritta AL-DUS.
Pubblica i grandi classici della letteratura greca, ma ama anche sperimentare pubblicando il Hypnerotomachia Poliphili, attribuito a Francesco Colonna, un viaggio iniziatico sotto forma di sogno erotico che contiene centinaia di illustrazioni xilografiche ed è considerato da molti il libro esteticamente più bello mai pubblicato.
“Diamo la speranza di tempi migliori grazie ai molti buoni libri che usciranno stampati e dai quali, ci auguriamo, sarà spazzata via una buona volta ogni barbarie: giacché non credo che l’umanità sia scesa tanto in basso da voler continuare a pascersi di ghiande, una volta scoperte le messi”, scriveva Manuzio. Perché mai la gente dovrebbe accontentarsi delle ghiande dell’ignoranza quando può avere le copiose messi della bellezza e della cultura?
Al tempo di Manuzio un libro costava come un anno di salario, oggi con il guadagno di una giornata di lavoro di un operaio si possono comprare due o tre libri. Un classico greco, che ha viaggiato nello spazio e nel tempo, sopravvivendo alla più incredibili peripezie, può essere preso e portato a casa con pochi euro. Eppure quattro italiani su dieci non legge nemmeno un libro in un anno. Si vede che ci piacciono le ghiande.