Politica

Quello che attende il governo è un programma di ricostruzione antifascista e antirazzista

La linea la dà Liliana Segre. Questa meravigliosa donna, sopravvissuta a una delle peggiori mostruosità del Ventesimo Secolo, rappresenta oggi a tutti gli effetti la coscienza della nazione italiana che vuole andare avanti, nonostante le ardue difficoltà del momento, sulla linea tracciata quasi settantacinque anni fa dai Padri Costituenti.
La senatrice Segre, nell’intervista pubblicata molto opportunamente dal Fatto di lunedì, dice cose assolutamente condivisibili dando l’allarme sul costante pericolo rappresentato, un anno e mezzo fa come oggi, dalla minaccia posta dalle destre.

Questo governo dovrà realizzare, anche attraverso notevoli aggiustamenti di rotta, un programma di ricostruzione nazionale basato su di una serie di elementi irrinunciabili.

In primo luogo l’antifascismo e l’antirazzismo. Tra gli effetti deleteri della mossa suicida (per sé e per il Paese) tentata da Matteo Renzi c’è ovviamente il pericolo di sgombrare il campo alla destra dove dominano leader, come Salvini e Meloni, che non hanno mai rinnegato il loro sostegno al Trump razzista e golpista. Il fascismo costituisce oggi, come un secolo fa circa, la carta alternativa che il capitale in crisi può e vuole giocare laddove tale strada non sia sbarrata dalla mobilitazione popolare e da una sinistra che torni ad essere riferimento del popolo e non, come purtroppo oggi in Italia, la ridicola caricatura di se stessa.

Queste destre puntano con ogni evidenza a cavalcare il malcontento sociale attizzato dalla pandemia e dagli altri virus che affliggono la nostra società, primo fra tutti quello del capitalismo neoliberista. Il loro modello è ben rappresentato dalla sindaca di San Germano Vercellese, una sorta di Robin Hood al contrario che destinava i soccorsi alimentari ai ricchi, sottraendoli a chi ne aveva realmente bisogno, fra i quali ovviamente gli immigrati.

La costruzione di anticorpi sociali al dilagare delle destre passa necessariamente dalla strada dell’economia e della società, come sembrano non aver capito gli imbecilli che si sono affannati a rimbrottare le giuste considerazioni di chi, come Fabrizio Barca, sottolinea l’ovvietà rappresentata dalla necessità di erodere il diffuso consenso popolare di cui gode ancora oggi Trump.

Battere le destre costituisce quindi oggi la sfida principale. Ma sarebbe possibile batterle solo dando risposte alternative al malcontento di chi oggi vede in pericolo il proprio futuro, mentre la pandemia devasta i servizi pubblici e si approfondiscono le distanze sociali fra un’élite sempre più ristretta e sempre più ricca e una massa sterminata di poveri che diventano sempre più poveri. In questo senso si pone con urgenza l’esigenza di riformare il sistema fiscale, anche mediante l’introduzione di un’imposta patrimoniale.

Sono altresì necessari ed urgenti correttivi istituzionali, la cui importanza è stata ravvisata dallo stesso Conte. Un sistema elettorale proporzionale per evitare maggioranze artificiose che non riflettano l’effettiva articolazione politica del Paese, e l’abolizione del sistema della cosiddetta autonomia differenziata che esaspera le differenze e le disparità tra i vari territori dell’Italia.

L’altra sfida, direttamente collegata a questa, è quella di basare la ricostruzione del Paese e dell’Europa su programmi innovatori, fondati sulla fine di quelli ambientalmente nocivi, sulla solidarietà popolare e fra gli Stati. A tal fine occorre superare definitivamente l’impostazione tipica dei sedicenti frugali, attribuendo un ruolo determinante al pubblico.

L’Europa va quindi anch’essa rifondata da capo a piedi. Abbiamo bisogno di un soggetto politico in grado, per la prima volta nella sua storia, di esercitare un autonomo protagonismo nell’ambito della nuova realtà multipolare emergente. Occorre prendere atto del fatto che l’idea di Occidente è definitivamente tramontata e lavorare alla pari cogli altri soggetti principali (Cina, India, Russia, Stati Uniti, America Latina) per costruire un nuovo ordine internazionale basato sulla solidarietà e sulla cooperazione. Basta colle armi ai dittatori guerrafondai e col massacro costante dei migranti oggi condannati, come in Bosnia, alla morte per fame e per freddo, quando non per annegamento nel Mediterraneo. Sostegno all’autodeterminazione dei popoli, in Sahara occidentale, come in Kurdistan, come in Palestina.

Il rinnovamento dell’Italia e dell’Europa, basato in primo luogo sui valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo, è oggi quindi necessario ed urgente per evitare di sprofondare nella palude in cui si aggirano famelici alligatori intenti solamente al proprio tornaconto.