Cultura

Mozart femminista ante-litteram e illuminato: perché l’immagine del compositore può essere “capovolta” (e le Nozze di Figaro sono la prova)

"Le nozze di Figaro: Mozart massone e illuminista" è il titolo del nuovo libro della musicologa Lidia Bramani. Intervistata da IlFattoquotidiano.it, Bramani racconta un Mozart "diverso", impegnato nei temi sociali e politici.

In Amadeus di Miloš Forman, Wolfgang Amadé Mozart (1756-1791) appariva come un artista irriflessivo, burlone, perfino sciocco: poi intervenivano lampi di genialità, da cui sgorgavano capolavori. Lidia Bramani, musicologa e per anni collaboratrice di Claudio Abbado, capovolge questa immagine in un saggio di più di 400 pagine: Le nozze di Figaro: Mozart massone e illuminista (Il Saggiatore, 422 pagg, 38 euro). Il volume ha due parti: la prima ricostruisce la rete dei rapporti intrattenuti da Mozart nella Vienna dell’epoca; la seconda affronta l’opera connettendone i vari momenti alle tematiche sociali e politiche. In più, online, una pagina del sito del Saggiatore offre un’analisi puntuale dell’opera, scena per scena.

Lidia Bramani, perché un libro su Mozart e Le Nozze? Ce ne sono già tanti…
Mi dà gioia scavare nel pensiero di Mozart. Molta letteratura su di lui è intessuta di luoghi comuni. Le nozze di Figaro è un’opera densissima, in sintonia con la Vienna progressista e massonica: volevo dimostrarlo.

Com’era Mozart?
Diverso da come una certa tradizione lo tramanda. Era vivace, colto, conosceva le lingue, possedeva una ricca biblioteca, era in contatto con personalità illustri.

Da dove proviene l’immagine distorta?
Già dal necrologio di Friedrich Schlichtegroll apparso nel 1793. E poi dalla manipolazione giornalistica di alcune frasi della sorella Nannerl e della moglie Constanze.

Nannerl fu discriminata dal fratello e dal padre Leopold.
No, è falso. Con affetto, invece, la spingevano a comporre. Lei fece però altre scelte: amava l’insegnamento, insegnò fino a vecchia, ormai cieca.

Leopold era davvero un cerbero?
No, era un padre attento, affettuoso, in dialogo continuo con i figli, per i quali modulava gioco e dovere. Amava entrambi i ragazzi: chiede una casa più grande affinché possano far musica senza disturbarsi a vicenda. C’è attenzione, dunque, anche per la femmina.

Wolfgang usava un linguaggio scurrile.
Altra distorsione! Non lo ha mai usato in pubblico. Lo riservava alla mamma: era uno scherzo fra loro due. Era la spia di un clima educativo aperto, che sdrammatizzava il rapporto con il corpo, “giocava” con esso.

Mozart fu intrinseco dell’ambiente viennese più emancipato.
Fu affiliato a logge massoniche, e condivise il pensiero illuminista da esse promosso. A Vienna c’erano personaggi insigni, vere colonne dell’Illuminismo. Mozart ebbe contatti stretti con loro. Fu sostenuto economicamente dal giurista Joseph von Sonnenfels: questi propugnava l’eguaglianza nei processi (i nobili storcevano il muso) e l’abolizione della tortura, promosse case d’accoglienza per le madri di figli illegittimi. E poi c’era il barone Gottfried van Swieten, che d’intesa con l’imperatore Giuseppe II allargò le maglie della censura teatrale, letteraria e giornalistica.

Sonnenfels assieme a Tobias Philipp Gebler varò una riforma scolastica.
Sì, fu introdotto l’obbligo della scuola primaria per bambini e bambine dagli 8 ai 12 anni: non male, vero? (ride)

In che rapporto stanno Le nozze con tutto questo?
Pensi a Marcellina, un personaggio ritenuto minore, e all’aria Il capro e la capretta. Mozart le assegna uno stile elevato, un pezzo ben articolato, e le mette in bocca, con il librettista Lorenzo da Ponte, parole dell’Orlando furioso (l’attacco del canto V). Capisce? L’Ariosto ad una donna!

E gli altri personaggi?
Susanna è una cameriera ma ha un atteggiamento nobile; Rosina, la contessa, è la più nobile di tutti, la musica lo dice con mille sfumature. Nella grande frase del perdono la supplica del Conte si muove dal grave verso l’acuto, mentre lei effonde la propria magnanima benevolenza con un gesto che cala dall’acuto verso il grave. Una simbologia affettiva esplicita.

Grande rispetto per il sesso femminile.
Sì, tra i suoi libri Mozart aveva per esempio la tragedia Percy (1777) della drammaturga anglicana e antischiavista Hannah More, una intellettuale inglese che possiamo considerare una protofemminista.

E un personaggio come Cherubino?
Cherubino è l’emblema dell’erotismo adolescenziale. Pensi all’aria dove il giovinetto, sessualmente ambiguo, dice di parlare d’amore “all’acqua, all’ombra, ai monti, all’eco, all’aria, ai venti”: è la legittimazione dell’erotismo come impulso naturale, che non puoi imbavagliare. Una libertà che venne poi teorizzata da Franz Heinrich Ziegenhagen nella Dottrina della giusta armonia (1792), cui Mozart aveva anteposto l’inno K 619.

Lei ha accennato al perdono della Contessa nel finale…
Il perdono è un concetto cristiano e massonico. Mozart era anticlericale, ma cristiano e massone. Il perdono è categoria centrale del pensiero massonico viennese: con esso si può cambiare il mondo.

È un’utopia irrealizzabile…
Sì, certo, in quegli anni scoppiò la Rivoluzione francese… Ma non vale forse la pena crederci?