Cronaca

“Medicina territoriale in ritardo? Tutti lo dicono, ma non ci sono nostri rappresentanti nel Cts. Allargare le unità di crisi ai medici di famiglia”

La pandemia ha messo in evidenza le carenze del sistema della medicina territoriale. Una situazione caratterizzata dalla mancanza di coordinamento e di protocolli chiari. Ma perché non è stato fatto prima un protocollo che uniformasse il lavoro dei medici di base? Non è tardi arrivare oggi, dopo un anno dal primo caso, a definire un documento? La domanda è stata girata a Paola Pedrini, segretario generale di Fimmg Lombardia (federazione italiana medici di medicina generale) nel corso della diretta quotidiana de ilfattoquotidiano.it, oggi condotta dal vicedirettore Simone Ceriotti e da Martina Castigliani.

“Voi dovete tenere presente che in nessuna unità di crisi, tantomeno nel Cts, c’è un medico di famiglia – ha risposto la rappresentante lombarda dei medici di base -. Quindi come facciamo a gestire a medicina territoriale in modo uniforme e organizzato se all’interno di queste unità fondamentali non c’è chi davvero si occupa di medicina del territorio? Questo per noi è un punto imprescindibile”. E sul perché di questa mancanza, la dottoressa Pedrini ribadisce: “Non lo so. Semplicemente non ci siamo, secondo me è fondamentale. Tutti si sono riempiti la bocca con la medicina del territorio e sicuramente chi ci lavora giorno per giorno non è all’interno di queste istituzioni”.