Cronaca

Piano vaccini, la grande sfida per la catena del freddo: Pfizer collaborerà, intelligence ed esercito per vigilare e somministrare

La bozza, messa a punto dagli esperti del ministero della Salute, è pronta. La prima questione è quella del trasporto e della conservazione a temperature polari. La casa farmaceutica avrebbe dato già una disponibilità per collaborare. I primi a essere vaccinati saranno gli operatori sanitari e gli anziani fragili

Con i candidati vaccini ormai alla soglia dell’autorizzazione è già tempo di pensare al piano per trasporto, distribuzione e somministrazione. La bozza, messa a punto dagli esperti del ministero della Salute, è pronta. Secondo quanto riporta La Repubblica il composto della Pfizer-Biontech verrà gestito con l’aiuto della casa farmaceutica. E ci saranno i militari, messi a disposizione dal ministero della Difesa, ad aiutare in una operazione dai grandi numeri, anche per quanto riguarda la somministrazione.

Su gestione e trasporto vigilerà anche l’intelligence per evitare che i carichi di vaccini possano diventare una preda per criminali organizzati e non. Una delle questioni più delicate è risolvere i problemi della catena del freddo, il composto della Pfizer prevede temperature polari per la conservazione. Quindi saranno necessarie non meno di cinquecento celle freezer in grado di mantenere temperature tra i -70 e i – 80 gradi. Anche il candidato vaccino di un’altra casa farmaceutica Usa, Moderna, avrà bisogno di quella conservazione. E comunque anche tutti gli alti composti arrivati in fase 3 e in dirittura d’arrivo per l’autorizzazione hanno bisogno di temperature di trasporto e conservazione sotto lo zero. La Pfizer, sempre secondo Repubblica, avrebbe fatto sapere di essere disponibile al trasporto e di essere in grado di portare a destinazione il vaccino in mille siti. Nel piano si stabilirà anche quanti potranno essere i centri di stoccaggio del vaccino a livello regionale, anche più di uno a seconda della grandezza e delle esigenze territoriali. “C’è qualche problema per la catena del freddo per la distribuzione del vaccino Covid ma era noto ed il ministero non si è fatto trovare non pronto per questi aspetti di logistica. Adesso il lavoro che sarà svolto con Arcuri consentirà di poter avere un adeguato meccanismo di distribuzione tenendo presente che ci sono anche altri vaccini che stanno arrivando. Si investe su diverse piattaforme vaccinali per poter avere numeri più larghi di vaccini disponibili”, ha spiegato ieri il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli.

Per risolvere i problemi c’è anche chi si candida. “Il know-how delle aziende specializzate in refrigerazione e logistica che insistono nel Casalese non ha eguali – fa sapere il sindaco Federico Riboldi candida Casale Monferrato (Alessandria)- può giocare un ruolo fondamentale nella sfida che a breve dovrà affrontare il Paese: quella della distribuzione di oltre 60 milioni di dosi di vaccino anti-Covid. Abbiamo già inviato i documenti a Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 del governo, per confermare che Casale Monferrato, Capitale del Freddo, in questa partita, potrà recitare un ruolo da protagonista” conferma il primo cittadino, che ha avuto una videoconferenza con le aziende del territorio che potranno occuparsi di stoccaggio, trasporto e consegna.

Superati i problemi della distribuzione, bisognerà somministrarlo. “Si sta perfezionando anche con una riflessione con le regioni, ma nei prossimi giorni il ministro ne darà conoscenza”, ha detto Gianni Rezza nel corso della conferenza stampa del venerdì sui dati del monitoraggio settimanale. Le indicazioni sono sempre di ordine medico a partire dalle categorie da sottoporre prioritariamente alla vaccinazione. “A ricevere subito le dosi dovrebbero essere un milione e 700mila cittadini, che saranno scelti in base ad una serie di categorie individuate in funzione della loro “fragilità e potenziale esposizione al virus“. Come già indicato in varie occasioni da tutti gli esperti e dallo stesso governo, in testa alla lista ci saranno gli operatori sanitari, per partire con la protezione alla categoria professionale più esposta, gli anziani (a partire da quelli più fragili ricoverati nelle Rsa) e le persone la cui salute è più precaria come i malati cronici. Gli ultimi saranno i giovani. Per quando arriveranno le prime dosi non si prevedono particolari problemi: i medici dei centri vaccinali saranno i primi ad essere chiamati all’appello. Poi si dovrà ampliare la squadra dei vaccinatori con grande probabilità ai medici di famiglia. Il piano vaccinale in Gran Bretagna li ha già previsti con un sistema di incentivo economico in modo da accelerare il più possibile il processo. I medici di base dovranno inviare gli elenchi dei loro assistiti più fragili e verranno creati dei database con le priorità. Poi bisognerà inocularlo. E naturalmente ci sarà bisogno delle siringhe.