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Terzo mese di fila di deflazione nell’area euro. Il calo dei prezzi di petrolio e carburanti spinge al ribasso l’indice generale

L’inflazione resta negativa a ottobre anche in Italia ma per il sesto mese consecutivo. Ma tolti i beni energetici gli aumenti ci sono, soprattutto per la frutta fresca che costa oggi il 10% in più di un anno fa. La Bce precisa non la consideriamo deflazione ma inflazione negativa

Terzo mese consecutivo di prezzi in calo nell’aera euro. Come rileva Eurostat, in ottobre sono scesi dello 0,3% dopo il meno 0,3% di settembre e il meno 0,2% di agosto. A spingere in giù i prezzi sono soprattutto i beni energetici in diminuzione di oltre l’8% in scia alla discesa delle quotazioni del petrolio. Per questo la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha affermato ieri che “Anche se la zona euro continuerà a vedere tassi d’inflazione negativi fino ai primi mesi del 2021, per via dei prezzi petroliferi e del taglio dell’Iva tedesco, .on vediamo deflazione, è inflazione negativa”. Tolti quelli energetici gli altri prezzi restano infatti in crescita. Tolti i beni le cui variazioni di prezzo sono più frequenti (energia, cibo, alcolici e tabacchi) l’indice segna un + 0,2%, come a settembre. Certo è che nonostante gli ingenti stimoli all’economica messi in campo dalla Bce l’inflazione rimane ben lontana da quel 2% considerato valore ottimale dalla banca centrale.

L’inflazione resta negativa a ottobre anche in Italia ma per il sesto mese consecutivo. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo segna un meno 0,3% su base annua mentre torna positiva su base mensile a +0,2%. L’inflazione acquisita per l’intero 2020 è pari a -0,2%. Anche nel nostro paese influiscono pesantemente i beni energetici (- 9,5%). Viceversa prezzi del cosiddetto carrello della spesa, ossia beni alimentari per la cura della casa e della persona, accelerano da +1% a +1,4%. L’Istat segnala in particolare un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari (da +1,1% a +1,5%; +0,5% rispetto al mese precedente), dovuta agli alimentari non lavorati (che passano da +2,7% a +3,5%; +0,9% il congiunturale), a causa dell’inversione di tendenza dei prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da -0,5% a +5,4%; +5,3% sul mese). I prezzi della frutta fresca o refrigerata registrano una lieve decelerazione pur confermando una crescita molto sostenuta (da +10,2% a +10,0%; +0,8% la variazione rispetto a settembre).