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Il lockdown ‘è una rottura’ e i politici ‘sono incapaci’? Allora provateci voi

Sento che purtroppo l’Italia si sta avviando verso una seconda fase di lockdown, visto l’aumento esponenziale dei nuovi contagi e la crescente preoccupazione riguardo alla tenuta del sistema sanitario, in particolar modo per quanto concerne i posti letto in terapia intensiva.

Vivo a Melbourne, città che compete per il poco ambito premio mondiale del lockdown più lungo e duro degli ultimi mesi, da noi iniziato il 16 marzo. Aspettiamo per domani buone notizie dal nostro Governatore Daniel Andrews, che ha promesso di togliere alcune restrizioni in considerazione della diminuzione dei casi nello Stato del Victoria, di cui Melbourne è la capitale. Tanto per darvi un’idea dei numeri, nelle ultime 48 ore abbiamo avuto 3 nuovi casi accertati. Come potete capire, non un bollettino di guerra. Ma il lockdown, per ora, resta.

Sulla base della mia esperienza di questi ultimi mesi, mi piacerebbe condividere alcune riflessioni, partendo dal presupposto di non discutere teorie esotiche e complottistiche del tipo “Bill Gates ci vuole microchippare tutti e ha inventato il Covid”. Lascio ad altri il piacere di apparecchiare lo show. Andiamo su cose serie:

1. Stare in lockdown è una gran rottura, indubbiamente. E le conseguenze economiche saranno devastanti a medio-lungo termine. Ma quando sento persone segnalare gravi disagi perché non possono andare a trovare la zia Enrichetta o giocare a golf con gli amici, divento matto.

L’organizzazione per cui lavoro, WaterAid, sta da mesi facendo programmi di promozione dell’igiene come strumento di prevenzione del Covid in vari paesi in via di sviluppo e io sono in costante contatto con i miei colleghi in India, Cambogia, East Timor e Myanmar, per citarne alcuni. Lì essere in lockdown presenta infinite difficoltà di vita e logistiche, credetemi. Se vi dà fastidio il vostro partner che sta su una call nell’altra stanza, pensate a quelli che si vivono il lockdown in una famiglia di 11 persone in 25 metri quadrati. Il lockdown “occidentale”, con Netflix, Spotify e le lezioni scolastiche a distanza via Zoom, è una camomilla, a confronto.

Il virus è democratico e ha attaccato pure i potenti come Trump, Johnson e Berlusconi. Ma il lockdown e la facilità di sopportarlo va ancora per classi sociali, e purtroppo il divario tra ricchi e poveri si allarga ancora di più in queste circostanze.

2. I politici saranno tutti incapaci e senza visione, certo. Allora provateci voi. Il nostro Governatore del Victoria è sotto assedio da mesi per la sua cautela; tutto il settore privato lo manderebbe via volentieri a calci nel sedere. Abbiamo questa divertente aspettativa che – in una situazione di crisi globale – i politici non facciano errori. Ridicolo. Chi governa deve portare avanti il day by day e in più fronteggiare una crisi pandemica mondiale.

Come se il vostro datore di lavoro da domani vi dicesse: “Devi continuare a fare il tuo ma nel frattempo abbiamo acquisito un’altra società – 10 volte più grande della nostra – e voglio che tu faccia lo stesso lavoro anche per loro. Ti toccherà lavorare di più, temo, perché non puoi lasciare indietro nulla”. Siete sicuri che manterreste lo stesso livello di performance? Secondo voi il governo italiano ha smesso di occuparsi del suo business as usual e lavora 24/7 solo sul virus? No di certo, bisogna portare avanti il tutto in parallelo. E Superman è rimasto un eroe dei fumetti non ancora sbarcato a Roma.

3. Vi enuncio alcune delle restrizioni che abbiamo qui a Melbourne: non si può uscire da una bolla di 5 km dalla propria abitazione, massimo 5 persone fuori casa e nessun ospite in casa, 2 ore massimo di attività all’aperto al giorno e (fino a poco tempo fa) coprifuoco dalle 8 di sera. Non ho sentito qui gli stucchevoli dibattiti che proliferano in Italia su dittature, limitazioni di libertà, fascismo etc. Così come non abbiamo qui i sapientoni che argomentano: “Perché 5 persone e non 8? Perché 5 km e non 10? Qual è l’evidenza scientifica che porta a decidere un numero arbitrario?”.

A questi chiedo: che differenza fa guidare una macchina a 17 anni e 364 giorni o a 18 anni? In un giorno i giovani acquisiscono maturità “hamiltoniana” sul sedile di guida? Certo che no, così come non acquisiscono conoscenza e coscienza politica per votare il giorno che compiono 18 anni. Ma leggi e convenzioni hanno bisogno di porre dei paletti, anche numerici, su cui si fonda ogni ordinamento giuridico e civile.

4. Last but not least: quelli che trovano ridicolo porre il limite di massimo 6 persone in casa, sulla base del fatto che lo Stato non ha le risorse per controllarti dentro le mura domestiche, non hanno capito lo spirito del provvedimento. Anche da noi abbiamo un massimo di 2 ore al giorno all’aria aperta, ma è evidente che la polizia non si mette a seguire e cronometrare le persone quando escono di casa. E qui l’hanno capito tutti, velocemente. Si tratta solo di un contratto sociale tra lo Stato e i cittadini per cui – nell’interesse collettivo – lo Stato chiede collaborazione e senso di responsabilità per uscire da una situazione di crisi il prima possibile.

Se passa il concetto che – senza law enforcement – ogni regola è inutile, stiamo a mio parere rinunciando alla nostra dignità e funzione di esseri pensanti e membri di una comunità di cittadini, per i quali lo Stato deve essere l’organo rappresentativo e non il nemico da combattere o fregare.