Politica

Covid, Ricciardi: “Rischio di avere 16mila casi al giorno a dicembre”. Anestesisti: “Così terapie intensive al Sud in crisi in meno di un mese”

Il consigliere del ministro Speranza racconta che con altri colleghi stanno avanzando la possibilità di ridurre l'isolamento e limitare a un tampone di controllo: "Come in Germania: si perde qualcosa, ma consente una gestione dell’epidemia più agevole"

Tra due mesi l’Italia rischia di avere 16mila contagi al giorno. A lanciare l’allarme sulla situazione della diffusione del coronavirus nel Paese, con il costante aumento dei casi di positività in tutto il Paese, è il membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi. “Quello che si è verificato da giugno in poi è un raddoppio dei casi ogni mese – ha detto a Buongiorno, su SkyTg24 – Avevamo 200 casi, poi 400, poi 800, poi 1.600 e adesso siamo a oltre 4mila casi. Quindi rischiamo fra un mese di avere oltre 8mila casi al giorno e tra due mesi, quando arriverà l’’influenza, di avere 16mila casi in un giorno”. Ricciardi ha anche detto di essere preoccupato per la situazione dei reparti in Campania e Lazio. Preoccupazione condivisa con l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, il cui presidente Alessandro Vergallo ha dichiarato che “con i ritmi e i numeri attuali e senza misure di ulteriore contenimento stimiamo che in meno di un mese le terapie intensive al Centro-Sud potranno andare in sofferenza“. E il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, parlando a Radio Capital del nuovo picco di infezioni, ha dichiarato che “le limitazioni di spostamento tra le Regioni non possono essere escluse, non si può escludere nulla in questo momento”. Nel tardo pomeriggio, a esprimersi è stata Flavia Petrini, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) e presidente della Società Italiana di Anestesia Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti): “Al momento siamo in una situazione di semaforo giallo di allerta per le Terapie intensive. La situazione è in evoluzione negli ospedali con terapie intensive per pazienti Covid stiamo stimando il progressivo andamento”.

Ricciardi: “Noi d’accordo con riduzione della quarantena da 14 a 10 giorni”
Il consulente del ministro Speranza continua poi spiegando che da parte di tutte le istituzioni e gli organi preposti alla lotta contro il Covid poteva esserci maggiore attenzione per una seconda ondata che, in virus di questo tipo, è molto probabile: “È stato sottovalutato il fatto storico che tutte le pandemie hanno una seconda ondata più pericolosa della prima – ha detto – Rispetto a quello che ci aspetta, cioè una pressione enorme con l’arrivo dell’influenza, bisognava rafforzare il sistema di testing allargandolo a tutte le strutture, sia pubbliche che private, che sono in grado di farlo e poi con i pronto soccorso che in molti casi non hanno ancora fatto i percorsi differenziati”.

Questa rilassatezza di cui parla Ricciardi “ha determinato un abbassamento della guardia. Ora ci sono Regioni che si sono fatte trovare più o meno preparate e la mia preoccupazione è che questa preparazione non sia ancora adeguata a maggior ragione per quando arriverà l’influenza. Ci sono altre Regioni che si sono fatte trovare più impreparate, cioè non hanno aumentato quella capacità di testing che era presumibilmente necessaria e si è rivelata assolutamente necessaria”. “Non voglio colpevolizzare le Regioni – ha però sottolineato Ricciardi – So che ieri alcuni presidenti si sono risentiti per le mie dichiarazioni, ma voglio sottolineare che di fronte a una pandemia da virus respiratorio bisogna lavorare tutti insieme e basare le decisioni sull’evidenza scientifica”.

Tra coloro che non hanno accolto di buon grado le esternazioni del membro del comitato esecutivo dell’Oms c’è sicuramente il governatore emiliano e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che parlando a 24Mattino su Radio24 ha risposto dicendo che “Ricciardi non ha competenze istituzionali e penso che qualche parola sia stata utilizzata fuori luogo“.

Mentre le istituzioni ripetono che il sistema sanitario sta rispondendo positivamente alla nuova ondata di contagi, il medico spiega che “gli ospedali si stanno di nuovo riempiendo. Le strutture Covid in Campania e nel Lazio sono quasi piene. Mi preoccupano non tanto le terapie intensive di cui si parla, ma le sub-intensive dove ci sono pazienti infettivi che devono essere curati in un certo modo. E i posti si stanno già saturando adesso, figuriamoci quando arriverà l’influenza”. “Non siamo al collasso – ha poi rassicurato -, ma in una situazione di grandissima pressione. Quando si abbasseranno le temperature e arriveranno i virus influenzali ci saranno problemi perché dovremmo stare all’interno e le famiglie si contageranno”.

Ciò che deve comunque essere evitato in tutti i modi, dice, sono “la chiusura della scuole e un nuovo lockdown generale“. E nonostante l’aumento dei contagi, si dice a favore di una quarantena “ridotta a 10 giorni come si fa in Germania, con un tampone invece di due tamponi. È qualcosa che stiamo dicendo come consiglieri scientifici del ministro Speranza e spero che il Governo lo prenda in considerazione”.

Anestesisti: “Rianimazioni al Centro-Sud in sofferenza in meno di un mese”
A confermare i timori di Ricciardi sulla tenuta del sistema sanitario, in particolar modo al Centro-Sud, è il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo. In una dichiarazione ha infatti affermato che “se l’andamento dei casi di infezione da SarsCov2 continuerà con i ritmi e i numeri attuali e senza misure di ulteriore contenimento, stimiamo che in meno di un mese le terapie intensive al Centro-Sud, soprattutto in Lazio e Campania, potranno andare in sofferenza in termini di posti letto disponibili”. L’associazione si dice “molto preoccupata per le Regioni meridionali, dove rileviamo una maggiore impreparazione a far fronte a un eventuale peggioramento della situazione”.

“Quella che stiamo vivendo in questi giorni – ha poi concluso Vergallo – potrebbe essere l’inizio della seconda ondata della pandemia da Covid-19 piuttosto che l’onda lunga terminale della prima fase pandemica. Questo ci preoccupa perché presuppone un ulteriore aumento dei contagi. Potremmo essere dinanzi ad una fase di iniziale aumento esponenziale dei casi, e non più dinanzi ad un aumento lineare più contenuto”.

Boccia: “Limitazioni tra Regioni non possono essere escluse”
Vista la situazione, il ministro Boccia, parlando a The Breakfast Club su Radio Capital ha dichiarato che “le limitazioni di spostamento tra le Regioni non possono essere escluse, non si può escludere nulla in questo momento. Dobbiamo difendere il lavoro e la salute a tutti i costi. La mobilità tra le regioni deve essere salvaguardata, ma la situazione dovrà essere monitorata giorno per giorno. Appena c’è una spia che si accende bisogna intervenire”.

“La risalita dei contagi era prevedibile”, continua il ministro. “Le terapie intensive sono state rafforzate. Questi sono numeri diversi rispetto a quelli di aprile, anche se il virus c’è e bisogna conviverci. Come governo non fissiamo nessuna asticella“. E sui test rapidi: “Non è accettabile aspettare ore e ore per fare un tampone. Bisogna potenziare i servizi sanitari, stiamo lavorando sui test rapidi perché si possano fare ovunque”.

Parole che hanno destato preoccupazioni, tanto che il titolare degli Affari Regionali ha voluto specificare che non è ancora sul tavolo alcun provvedimento del genere, cercando così di limitare gli allarmismi: “Non escludere interventi in caso di aumenti dei contagi non significa chiudere, ma essere pronti a ogni intervento. Evitiamo di generare preoccupazioni. Oggi le reti sanitarie regionali funzionano bene per il lavoro congiunto di rafforzamento quotidiano fatto tra Stato e Regioni. In questi giorni convocheremo con il presidente Bonaccini la cabina di regia per fare il punto sulle proposte delle Regioni così come stabilito ieri in conferenza Stato-Regioni”.

Guerra (Oms): “Test rapidi non sostituiscono quelli standard. Immunità di gregge? Scordatevela”
Il giorno dopo l’annuncio del governo della gara per 5 milioni di tamponi rapidi da dare ai medici di base, il vicedirettore generale delle iniziative strategiche dell’Oms, Ranieri Guerra, ha voluto ricordare che “i test rapidi non hanno un valore sostitutivo rispetto a quelli standard, ma possono contribuire molto allo screening di massa. È un presidio che sta avendo un importante sviluppo tecnologico. Mi aspetto in un mese di avere test rapidi meno invasivi, salivari, che in 10 minuti, con valori colorometrici, potranno darci una risposta con grande precisione, rispetto a quelli attuali, sulla positività da Covid-19″.

A chi parla di immunità di gregge, l’esperto ha voluto rispondere dicendo che “oltre il 90% della popolazione è ancora suscettibile al coronavirus. Prima di arrivare a una immunità di gregge ci vorranno anni e costi umani inaccettabili“. E ha poi difeso il rientro a scuola spiegando che “le scuole in Italia sono in sicurezza, ma inevitabilmente portano a un aumento dei casi perché è una comunità ampia e variegata che si apre e contribuisce in maniera non ragguardevole alla diffusione del virus, ma in modo crescente. Ma io più che sulle scuole andrei a guardare l’intasamento del trasporto pubblico, la ristorazione, gli eventi mondani, di divertimento, di riapertura alla vita sociale che hanno portato alla diminuzione della cautela”.