Società

Nonantola salvò decine di ebrei: benefattore israeliano anonimo decide di aiutare ogni mese due cittadini bisognosi

A Villa Emma, tenuta del comune modenese, trovarono rifugio decine di ragazzi ebrei che vennero così salvati dalla deportazione. Un cittadino israeliano viene a sapere della storia durante l'inaugurazione di un parco dedicato a Nonantola, nel suo Paese. E a quel punto decide di contattare il sindaco e di offrire la sua gratitudine. Ponendo due condizioni

“Se fai del bene, ricevi del bene”, anche a distanza di 77 anni. Nel pieno della seconda guerra mondiale, nel 1943, Nonantola, comune in provincia di Modena, nascose nella tenuta di Villa Emma decine di giovani ebrei, salvandoli dalla deportazione. Un episodio che è rimasto nel cuore di un israeliano di Zikhron Ya’aqov, un piccolo paese di 17mila abitanti, che ha scelto la strada della gratitudine. Tutto nasce da un parco dedicato a Nonantola inaugurato nella cittadina israeliana di Rosh HaAyn: è lì che l’uomo, che vuole rimanere anonimo, ha conosciuto la storia di Villa Emma contattando poi la sindaca della cittadina modenese per donare 200 euro al mese a due famiglie in difficoltà della zona. “Non ce lo aspettavamo, non in un momento così difficile per tutti – ammette il vicesindaco di Nonantola, Gian Luca Taccini -. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da così tanta generosità”.

Due però le condizioni richieste dal benefattore. La prima, che i destinatari siano davvero bisognosi e, la seconda, che percepiscano il denaro direttamente sul proprio conto bancario senza intermediari. Così, grazie anche all’aiuto dei servizi sociali, i beneficiari sono stati individuati: una donna anziana, senza famiglia e con problemi di salute, e un uomo adulto conosciuto nella cittadina per il suo impegno nel volontariato. “Mio figlio ha perso il lavoro a causa del coronavirus, ancora oggi non ha trovato un altro impiego fisso. Questo ci serve per andare avanti – racconta la madre 70enne -. Ci sentiamo lusingati. In un mondo così pieno d’odio, è difficile trovare persone disposte a dare una mano agli altri senza chiedere nulla in cambio”.

La donazione, partita con i primi 400 euro a luglio, al momento non prevede una scadenza. “Non sappiamo quali saranno gli sviluppi – aggiunge Taccini -. Col benefattore abbiamo però parlato di un periodo di medio-lungo termine. Ogni mese ci tiene a sapere se sono arrivati i soldi, se le due persone li hanno ritirati o se ci sono dei problemi”.

La storia di Villa Emma in questi anni è stata più volte ricordata dai parenti dei giovani salvati o dai sopravvissuti stessi, molti dei quali dopo la guerra sono andati a vivere in Israele. Così come il coraggio dimostrato da don Arrigo Beccari, parroco di Rubbiara, e dal medico Giuseppe Moreali (i due che al tempo si occuparono di nascondere i 73 ragazzi ebrei), oggi Giusti delle Nazioni allo Yad Vashem. L’ultimo riconoscimento, a marzo, è stato proprio quello di Rosh HaAyn (una città israeliana di 50mila abitanti), dove il sindaco ha dedicato al comune modenese un parco, Nonantola Park. Occasione in cui il benefattore anonimo ha preso coscienza di ciò che successe più di 70 anni fa nel modenese, rimanendo profondamente colpito.

Tramite due intermediari, la figlia di Sonja Borus, una dei giovani ebrei nascosti e salvati durante la guerra, Ada Kuyer e un concittadino nonantolano di origine israeliane, Barak Aaronson, l’uomo si è così messo in contatto con il vicesindaco e la sindaca di Nonantola, Federica Nannetti, gli unici due a conoscere la sua identità. “Quando abbiamo ricevuto l’email siamo rimasti stupiti. Non è una cosa che capita tutti i giorni – sottolinea Taccini -. Come in tante altre città in questo periodo molti nonantolani hanno perso il lavoro e stanno pagando il prezzo dell’emergenza sanitaria. A causa del Covid le situazioni economiche (e non solo) difficili sono aumentate: ora sono seguite dai servizi sociali nuove famiglie, italiane e straniere”. Per questo la generosità del benefattore anonimo “è stata come una boccata di ossigeno – aggiunge il vicesindaco -. Almeno così riusciamo ad aiutare due persone in più”.

Ma la solidarietà di Nonantola non è rimasta cristallizzata a Villa Emma. Negli anni il Comune ha continuato a essere accogliente nei confronti dei più deboli, come richiedenti asilo e migranti, grazie all’intervento anche di diverse associazioni presenti sul territorio. “Fondamentale l’impegno della Fondazione Villa Emma che continua a documentare ciò che successe durante la guerra – aggiunge il vicesindaco -. L’ultimo progetto che partirà dal 2021 è quello di realizzare un luogo per la memoria, ‘Davanti a Villa Emma’ che sorgerà a Prato Galli, terreno che si trova proprio di fronte alla residenza: racconterà la storia dei ragazzi di Villa Emma, ma parlerà anche di tutte le esperienze di oggi, di tutte le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa e sono state ospitate e aiutate da Nonantola”.

(immagine d’archivio)