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Coronavirus, Israele in lockdown: aperti solo supermercati e farmacie, stop voli in partenza

Al via da venerdì 25 settembre misure ancora più stringenti, dalle manifestazioni ai servizi essenziali. Le sinagoghe saranno in funzione solo per le cerimonie di Kippur

Chiusi i servizi non essenziali, bloccate le manifestazioni al di là di un chilometro dalla propria abitazione e in non più di 20 persone. Israele, primo Paese al mondo a entrare di nuovo in lockdown, dà il via come previsto a misure più stringenti che entreranno in vigore da venerdì 25 settembre all’11 ottobre, data di fine delle feste ebraiche. Una svolta necessaria visti i numeri del contagio: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 6.808 nuovi contagi: è il secondo giorno consecutivo che le infezioni si attestano a quasi 7mila su 52.839 tamponi con un tasso di morbilità pari al 12.9%. A creare scontro tra i ministri del Gabinetto di governo per la lotta al coronavirus la spinosa questione della chiusura dei luoghi di culto e sulla restrizioni delle manifestazioni. Le sinagoghe saranno in funzione solo per le cerimonie di Kippur (28 settembre). Interventi anche per il settore aereo e cancellazione delle attività sportive fatta eccezione per le competizioni internazionali.

Lo stesso Commissario Ronni Gamzu, secondo i media, ha caldeggiato interventi più leggeri di quelli poi decisi dall’esecutivo di Benyamin Netanyahu per timore di forti ripercussioni sull’economia. Ora tocca alla Knesset approvare il pacchetto di misure.

In base agli interventi – che verranno dettagliati in mattinata – resteranno aperti solo i supermercati, le farmacie così come alcune industrie essenziali. Per le dimostrazioni è passata la linea del restringimento sia di luogo sia del numero di persone: un tema portato avanti con forza dal Likud, il partito del premier. Per quanto riguarda le funzioni di culto, aspetto questo difeso ad oltranza dai partiti religiosi, le sinagoghe chiuderanno a partire da venerdì ma potranno aprire solo a Kippur e con numero di persone limitato. L’aeroporto Ben Gurion resterà chiuso ai voli in partenza fino alla fine delle festività. I ristoranti resteranno aperti solo per le consegne a casa.

La crisi sanitaria – I malati gravi sono attualmente 667 con 164 di questi in ventilazione. I decessi, da inizio pandemia, sono arrivati a 1.335. Il Weitzman Institute, uno dei più autorevoli del Paese e al mondo, ha calcolato che se nella prima ondata – quella di marzo scorso – i contagi sono stati circa 16mila, in questa seconda negli ultimi 4 giorni sono stati 17mila. Per dar man forte negli ospedali, sempre più sovraffollati, sono state fatte assunzioni di altro personale paramedico.