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Bielorussia, la Ue contro Lukashenko: “Insediamento illegittimo, risultato delle elezioni è falsificato”

In una nota l'Alto rappresentante per la politica estera Javier Borrell ribadisce il sostegno dell'Europa al popolo bielorusso che da settimane continua a protestare. Da sciogliere il nodo delle sanzioni, sul quale i 27 non sono arrivati all'unanimità

Naufragato il via libera alle sanzioni causa veto di Cipro, l’Unione europea, in una nota dell’Alto rappresentante per la politica estera Javier Borrell, ribadisce che il giuramento di Alexander Lukashenko, avvenuto ieri in una cerimonia non annunciata, “manca di qualsiasi legittimazione democratica” poiché l’Unione europea “non riconosce i risultati falsificati delle elezioni” del 9 agosto Nella nota a nome dei 27 Paesi Ue, Borrell ribadisce il pieno appoggio dell’Unione ai cittadini bielorussi che continuano a protestare e ribadisce il loro diritto “a essere rappresentati da chi sceglieranno liberamente attraverso nuove elezioni inclusive, trasparenti e credibili”.

“Alla luce della situazione attuale, l’Ue sta rivedendo le sue relazioni con la Bielorussia“, ha continuato Borrell. L’Unione sta valutando da tempo l’adozione di sanzioni contro esponenti del regime bielorusso responsabili delle repressioni ai danni dei dimostranti e della falsificazione dei risultati elettorali. Il Consiglio Affari Esteri di lunedì scorso, tuttavia, non ha potuto fare altro che prendere atto dello stallo in cui si trova l’Ue: Cipro blocca l’adozione delle sanzioni, condizionandola a provvedimenti contro la Turchia, responsabile di trivellazioni alla ricerca di giacimenti di gas naturale in acque rivendicate da Nicosia e da Atene.

Le sanzioni vanno approvate all’unanimità: non a caso Ursula von der Leyen ha esortato il Consiglio ad avere coraggio e ad abbandonare la regola dell’unanimità, almeno per quanto riguarda le sanzioni per violazioni dei diritti umani. La lentezza con cui procede il processo decisionale in Consiglio rischia seriamente di rendere le sanzioni inefficaci.

Il nodo dovrebbe essere sbrogliato dai capi di Stato e di governo dell’Ue, ma il Consiglio Europeo, inizialmente previsto per oggi e domani, è stato rimandato alla settimana prossima (1-2 ottobre), perché il presidente Charles Michel è in quarantena dopo che un membro della sua scorta è risultato positivo al coronavirus Sars-CoV-2.

Borrell si è detto convinto che le sanzioni verranno applicate, alla fine, perché ne va della “credibilità” dell’Ue. In genere le sanzioni mirate prevedono il divieto di viaggiare nell’Ue e un congelamento dei beni che le persone sanzionate hanno nell’Unione. Di sanzioni si parla pubblicamente da settimane: è lecito sospettare che gli esponenti del regime che hanno beni nell’Ue abbiano già provveduto a spostarli, davanti al rischio di vederli congelati.