Trash-Chic

Napoli in ascolto di Pianocity e scippa lo scettro a Berlino. Olè

Sei giorni e 150 concerti allestiti nei luoghi simbolo della città. Il Sud ha una sua forza, la macchina della cultura è partita. Ci mettiamo in fila ( sembriamo inglesi), in macheri(na), ci misurano temperature e fiati prima di varcare ogni sogna, riempiamo moduli e autocertificazioni per la tracciabilità e rispettiamo il distanziamento sociale che per me è una benedizione. Oh yes, De Luca sarebbe fiero di noi, non ci lancerebbe né anatemi, né lanciarazzi

Grazie maestro. Marco Napolitano, erede della storica azienda di pianoforti, e solo grazie alla sua tenacia Piano city è giunto alla settima edizione. Anche al tempo del Covid. Rubato anche lo scettro all’inventore, il teutonico compositore Andreas Kern che dopo le prime edizioni a Berlino ha mollato ma è salito sul palco del Maschio Angioino per chiudere la rassegna napoletana con “Piano Battle R-Evolution”, ossia una sua reinterpretazione di brani classici.
“Mettiamoci in ascolto del nostro battito del cuore ed entriamo in sintonia con Chopin”, ha aperto il suo meraviglioso concerto Valentina Ambrosiano con i notturni di Chopin e l’Hotel du Charme Decumani diventa uno osservatorio privilegiato su un mondo antico che non esiste più. Il palazzo risale al secolo XVIII e fu, un tempo, dimora del cardinal Sisto Riario Sforza, ultimo Vescovo del Regno della Napoli Borbonica. Il pubblico ha un appetito crescente di note. Pochi ma buoni, per esigenze da protocollo sanitario. Quindi anche a distanza di sicurezza potremmo dire che la sala era gremita.

Io in primissima fila, sentivo il respiro di Valentina. Era emozionata Valentina, era il suo primo concerto dopo il lockdown e non è abituata a vedere il pubblico in maschera. Non solo note trasudava il piano e lei ogni tanto asciugava i tasti con una carezza.
Nel cortile monumentale di Maschio Angioino dove si respira ancora il tempo opaco della storia altra straordinaria performance in chiave rock della siciliana di Siracusa Elpidia Giardina che ha reinterpretato gli hit dei Pink Floyd.
Ha ceduto poi il palco a “Mozart il rivoluzionario”, interpretato da un grande Dario Candela: “ Mozart è l’autore universale per eccellenza ed io approfitto del fatto che lui abbia viaggiato fino a Napoli per riproporlo”.

Pianista di grande talento Carlo Berton che ha ripreso e arrangiato la grande tradizione di Astor Piazzola. Per lui “”Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare”. Come quello di festeggiare il centenario dell’università Parthenope sulla terrazza sospesa fra cielo e mare di Villa Doria D’Angri ( qui soggiorno nel 1880 Wagner e compose il Parsifal). Nelle sale affrescate un’anteprima della mostra dell’artista tedesco Christian Flamm, allestita dalla Galleria Fonti: un certosino lavoro di decoupage in bianco e nero ispirati alla tastiera di un pianoforte.

Sulla sua monumentale scalinata Dolce & Gabbana fecero sfilare la loro collezione d’Alta Moda, adesso si cambia musica e sull’altare della sontuosa Basilica di San Paolo Maggiore due pianoforti e otto mani ( per non fare torto a nessuno cito le sapienti mani di Enza De Stefano, Geminiano Mancuso, Giuseppe Giulio De Lorenzo, Domenico Iadevale. E ancora “Bianco e nero”, tutto jazz di Rita Marcotulli e Elisabetta Serio.

Sei giorni e 150 concerti allestiti nei luoghi simbolo della città. Il Sud ha una sua forza, la macchina della cultura è partita. E la voglia di ricominciare è tanta. Ci mettiamo in fila ( sembriamo inglesi), in macheri(na), ci misurano temperature e fiati prima di varcare ogni sogna, rempiamo moduli e autocertificazioni per la tracciabilità e rispettiamo il distanziamento sociale che per me è una benedizione. Oh yes, De Luca sarebbe fiero di noi, non ci lancerebbe nè anatemi, nè lanciarazzi.

pagina Facebook di Januaria Piromallo