Cronaca

Vaccino anti-Covid, Oxfam denuncia: “Metà dosi già prenotate da pochi Paesi ricchi. Case farmaceutiche proteggono monopoli e profitti”

Incontro congiunto dei ministri della Salute e delle Finanze dei paesi del G20. L'allarme della ong: il 60% della popolazione mondiale non avrà una dose almeno fino al 2022. La differenza tra case farmaceutiche: mentre Moderna al momento si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso il 66% delle dosi a paesi in via di sviluppo

Un ristretto gruppo di Paesi ricchi, che rappresentano appena il 13% della popolazione mondiale, ha già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini anti-coronavirus che sono attualmente in fase di sviluppo. È l’allarme lanciato da Oxfam in occasione dell’incontro congiunto dei ministri della Salute e delle Finanze dei paesi del G20 sullo stato della pandemia. Una denuncia che arriva dall’analisi dei dati raccolti da Airfinity sugli accordi già firmati da alcuni paesi con le case farmaceutiche che stanno sviluppando i 5 vaccini più promettenti, in un quadro nel quale le stesse aziende produttrici non hanno al momento la capacità di produrre abbastanza vaccini per tutti coloro che ne avranno bisogno. Anche nel caso estremamente improbabile che tutti e cinque i vaccini si rivelino efficaci, più del 60% della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022.

“Il punto ancora più allarmante è che molto probabilmente alcune delle principali sperimentazioni in corso falliranno con la conseguenza che ancora più persone resteranno tagliate fuori – ha detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia – I dati disponibili rivelano un sistema profondamente ingiusto e disuguale, che non è stato corretto e che mira a proteggere monopoli e profitti delle case farmaceutiche piuttosto che garantire a tutti, tempestivamente, lo strumento principale per debellare la pandemia“. “Non sono state poste chiare condizioni alle case farmaceutiche per impedire loro di realizzare profitti massicci e del tutto ingiustificati alla luce di questa emergenza globale”, denuncia ancora Albiani.

Un esempio riguarda il vaccino sviluppato da Moderna: l’azienda ha potuto contare su 2,48 miliardi di dollari di fondi pubblici e, nonostante ciò, i suoi vertici hanno dichiarato di voler massimizzare i profitti derivanti dalla vendita qualora il vaccino si dimostrasse efficace. A fronte di una capacità produttiva di solo 475 milioni di dosi, sufficiente per appena il 6% della popolazione mondiale, l’azienda ha già venduto le opzioni per tutta la sua fornitura a Paesi ricchi, a prezzi che oscillano tra 12 e 16 dollari per dose negli Stati Uniti, arrivando a circa 35 dollari per gli altri paesi.

Italia, Francia, Germania e Olanda si sono già assicurate quasi 1 dose di vaccino per abitante, il Bangladesh 1 ogni 9. Le trattative in corso per assicurarsi la fornitura del vaccino mostrano profonde disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri. Altrettanto disuguale è la disponibilità delle case farmaceutiche a mettere il vaccino a disposizione dei paesi a basso reddito: mentre Moderna al momento si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso il 66% delle dosi a paesi in via di sviluppo.

Insieme alle tante organizzazioni dell’alleanza Peoplès Vaccine, Oxfam lancia quindi un appello urgente ai Paesi del G20 perché sia garantito l’accesso al vaccino a tutti in ogni parte del mondo, in modo gratuito e sulla base di una distribuzione equa delle dosi, in funzione delle necessità e dei bisogni di salute pubblica. Un cambio di rotta che sarà possibile però solo se le grandi case farmaceutiche favoriranno la più ampia produzione possibile di vaccini, condividendo dati e conoscenze, rinunciando a vendere al migliore offerente, ad applicare brevetti e a difendere i propri monopoli.

“Nella lotta all’Aids abbiamo visto in passato quanto Big Pharma abbia usato i monopoli per ridurre artificialmente le scorte di medicine salva-vita e aumentare i prezzi – ha aggiunto Winnie Byanyima, direttrice di UNAIDS e Sottosegretario generale – UNAIDS e altri membri della Peoplès Vaccine Alliance chiedono quindi un nuovo approccio, che metta la salute pubblica al centro. Altrimenti continueremo a contare le vittime“. “La grande crisi che stiamo vivendo non finirà se i governi permetteranno alle grandi case farmaceutiche di perseguire una pura logica di profitt. – conclude Albiani – Il governo italiano è in prima linea nel promuovere forme di cooperazione internazionale volte a mettere a punto un vaccino sicuro ed efficace. Il ministro Speranza ha in più occasioni affermato che il vaccino contro il Covid-19 è da considerarsi un bene pubblico globale. Chiediamo adesso che a queste dichiarazioni seguano iniziative coerenti e concrete che permettano di invertire la rotta”.