Società

Ikea, quando troppo è troppo. Non ci comprerò più neanche una forchetta!

A Ferragosto mi hanno fregato il cellulare. Dopo lo smarrimento iniziale ho deciso di fare “lockdown” dallo smartphone, insomma un salutare periodo di autoisolamento dai social. Rimaneva una vicenda in sospeso con Ikea e, siccome Netflix e affini ci hanno educato alla serialità, ecco la seconda puntata.

Dopo un’odissea fra inseguimenti telefonici, rimbalzi da un center all’altro (presente quando l’offerta di servizi crea disservizio?) finalmente avevamo fissato per il 26 agosto il ritiro di un angolo cottura, non utilizzato, ancora semi imballato. Nei giorni precedenti c’era stato uno scambio di email e di telefonate con una cortese Erika. Alla mia domanda se posso avere un suo numero diretto da dare alla persona che accoglierà il 26 agosto i traslocatori, mi risponde con un no secco.

Contattiamo noi e mandiamo noi una e-mail. Il 24 agosto mando un email, due email, tre email all’attenzione di Erika che dopo l’interessamento iniziale è diventata uccel di bosco, scrivo a supportoconsegna@ikea.com per spiegare che andavo contattata solo via e-mail (tanto gli sms come già sperimentato mi ritornavano sempre indietro). Nell’oggetto dell’email e, come già fatto precedentemente, chiedo di contattare direttamente la signora che gentilmente li avrebbe accolti (speriamo questa volta con mascherina). Ecco la risposta in automatico: “Ehi, qualcosa non ha funzionato!… Ma ci occuperemo di te! Customer Support Center”.

Stessa procedura di cui sono rimasta vittima il 12 marzo in pieno lockdown. Avevo mandato e-mail lunedì 9 marzo per annullare l’appuntamento, mandati quattro sms al numero indicato dal “tracciamento” del prodotto. Stessa risposta in automatico: “Questo numero non è abilitato a ricevere sms.” Loro possono contattare me, ma io non posso ricontattare loro. Perchè mai? Ve lo spiego subito…

Ikea si compiace della politica: il cliente ha 365 giorni di tempo per cambiare idea (buona fortuna, io ho impiegato giorni, giorni solo a contattarli per il ritiro della merce non utilizzata). Ma non dà alcuna possibilità al cliente di contattarli in caso d’emergenza. Perché devono almeno garantirsi un guadagno su trasportatori e montatori. Esempio: costo del mio angolo cottura 1000 e 700 euro all’incirca. Il rimborso (preciso di merce neanche sballata) è di 1000 euro e rotti. Loro comunque ci hanno guadagnato, perché la merce la rivendono. A rimetterci sono solo io.

Il 12 marzo due trasportatori e uno scortesissimo montatore arrivano senza mascherina e alcuna protezione, il vicino di casa minaccia di chiamare la polizia e di denunciarmi. E devono anche avermi “infettato”, ma questa è un’altra storia.

C’è poi da aggiungere che il servizio “Cucina Su Misura” è assolutamente fuorviante. Per un piano d’appoggio da me richiesto di 40 centimetri e rotti loro ne portano uno di tre metri. Poi ad personam lo tagliano, adattano e incastrano. Chiedo cosa si fa del resto. Uno dei montatori mi guarda come se avesse davanti agli occhi una marziana: si butta in discarica.

Mi autoconsento di suggerire a Ikea di investire prima di tutto nella logistica, la loro non ha alcuna logica e fa più buchi di un formaggio a gruviera. Visto che la casa madre è in Svezia, patria della giovane attivista Greta, visto che il logo Ikea, giallo e blu (nei colori nazionali) viene esibito a mo’ di bandiera, visto che nel frattempo Ikea è diventata una multinazionale (consumatori di tutto il mondo uniamoci!!!) ci sarebbe da dare anche qualche buono esempio di eco-sostenibilità. A cominciare dal pareggiare i conti fra sprechi e carbon off setting: tanto inquino, tanto “pulisco” e ripulisco l’ambiente…. Ecco solo allora potrei, forse, forse, ritornare a comprarmi una forchetta Ikea.

P.S. Intanto potreste incominciare a supportare l’iniziativa SoS Planet il 5 settembre al Maloja Palace con la presentazione di LifeGate, a leading provider of carbon offsetting solutions (www.lifegate.com) e vi spieghiamo come si fa a diventare CO2 neutral. La strada è lunga, tutto sta a muovere il primo passo. Sono sicura che anche Greta apprezzerebbe…

pagina Facebook di Januaria Piromallo