Mondo

Nuova Zelanda, ergastolo per il terrorista di Christchurch: uccise 51 persone in diretta streaming

Sentenza senza precedenti nella storia della Nuova Zelanda per Brenton Tarrant, che per il giudice ha compiuto un atto "malvagio" e "disumano"

Uccise in diretta streaming 51 fedeli musulmani in due località diverse a Christchurch, in Nuova Zelanda. Un atto talmente “malvagio” e “disumano”, come definito dal giudice Cameron Mander, che è costato al suo esecutore, Brenton Tarrant, l’ergastolo senza condizionale: una sentenza che non ha precedenti nella storia legale della Nuova Zelanda.

Il 15 marzo del 2019 Brenton Tarrant, un cittadino australiano allora di 28 anni, attaccò con sei pistole e due AR-15 la moschea di Noor e il centro islamico di Linwood, a Christchurch, uccidendo 51 persone e ferendone altrettante. Il gesto ebbe una eco mondiale non solo per la sua atrocità, ma anche perché il suprematista bianco fece vedere tutta la scena in diretta streaming. “Un’azione disumana”, l’ha definita il giudice Mander, sottolineando come il killer abbia “deliberatamente ucciso un bimbo di tre anni che si aggrappava alle gambe del padre”. Da questa vicenda il popolo neozelandese rimase così colpito da chiedere quello che poi il governo attuò poco dopo, ovvero il ban di ogni arma semi-automatica nel Paese, oltre che un intervento di scala mondiale sui protocolli dei social media, proprio a causa della scelta del terrorista di postare tutta la vicenda live su Facebook. Da questo intervento, in particolare, è nato l’Appello di Christchurch, firmato da molti leader mondiali (tranne Trump) con l’obiettivo di bloccare o limitare la diffusione di contenuti violenti o terroristici sui social media.

In questi quattro giorni, durante l’udienza della condanna di Tarrant, 90 tra sopravvissuti e familiari delle vittime si sono rivolte al terrorista: c’era chi lo accusava, chi lo insultava, chi si rivolgeva a lui in arabo e chi, infine, diceva di averlo perdonato. Il 29enne è stato seguito in questa settimana da un avvocato nominato dalla corte, che non si è opposto alla condanna a vita senza condizionale. Lo stesso killer, infatti, aveva precedentemente licenziato i suoi avvocati affermando davanti al giudice di non voler più parlare in udienza. La sentenza è stata formulata sulla base di ciò che è avvenuto e sulle affermazioni dello stesso Tarrant, che già a marzo si era dichiarato colpevole dei 51 capi di omicidio e dei 40 capi di imputazione di tentato omicidio e uno di terrorismo, ribaltando le sue precedenti suppliche di non colpevolezza. Lo stesso giudice, inoltre, ha ricordato di come il terrorista si sia recentemente pentito dei suoi gesti, definendoli “abominevoli e irrazionali”, ma non per questo, secondo Mander, la pena poteva cambiare.