Società

Il caso del cameriere di Rimini ci lascia senza parole. E non si tratta solo di razzismo

di Paolo Di Falco e Andrea Leone

Domenica 16 agosto, Rimini. Adjisam Mbengue e la sorella Fatou insieme alle loro famiglie decidono di andare a cenare in un locale poco distante da dove si trovano, La Tana Marina, per festeggiare il compleanno della piccola Anna. Le due famiglie non hanno assolutamente nulla che non va, cittadini italiani di origine straniera da almeno trent’anni. In tutti questi anni passati in Italia un episodio surreale come quello che vi racconteremo, non gli era mai successo.

Tutti entrano in pizzeria, arriva il cameriere e dopo aver preso le ordinazioni, improvvisamente si gira in direzione di un quadro in cui era raffigurato Benito Mussolini (in un locale pubblico pensate un po’) e dopo il saluto romano inizia a dire: “Scusa Benito” e poi tra sé e sé sbuffa “‘sti negri”. Vi rendete conto che quest’ultimo si è scusato con il Duce per aver preso delle ordinazioni da persone di colore che erano nel suo locale? A questa a scena oltre a tutti i presenti, hanno assistito anche i 5 bambini delle due coppie.

Ma può essere questa l’immagine dell’Italia? Vi rendete conto della gravità del gesto? Noi ci rifiutiamo di accettare che ancora oggi, in Italia si possano discriminare delle persone solamente per un diverso colore della pelle. A fare ancora più male è che dei bambini abbiano assistito a questa ignobile scena, questa non è assolutamente la nostra Italia. Una situazione abbastanza surreale per cui non c’è alcuna giustificazione.

A colpirci però non è stato solo il gesto ma le parole di Adjisam Mbengue, una delle donne al tavolo discriminato che durante una diretta Facebook in cui ha raccontato il triste episodio ha ribadito: “Come faccio a spiegarlo ai miei figli?”. Questa è la stessa domanda che vorremmo porvi: come si fa a spiegare a dei bambini l’ennesimo gesto di discriminazione? Come si fa a spiegare a dei bambini che ancora nel 2020 dobbiamo combattere contro il razzismo per far sì che questi episodi non accadano più? Come si fa a spiegargli che la colpa non è loro, la colpa non è del colore della loro pelle ma delle stupidità umana?

Un gesto del genere lascia davvero senza parole anche perché oltre ad un episodio di razzismo è un episodio di apologia al fascismo, reato previsto dall’art. 4 della legge Scelba. Gesti, comportamenti che non vanno assolutamente presi alla leggera come l’episodio della bandierina nazista in una torta e poi postata da un personaggio dello spettacolo sul suo profilo Instagram. Quest’ultima si è poi giustificata dopo le critiche, affermando che è semplicemente stata una svista, una leggerezza ma nulla di così grave.

Un regime che ha condannato a morte tra i cinque e i sei milioni di persone nel 2020 si trasforma in una semplice svista, una leggerezza, insomma un episodio su cui possiamo farci una risata. Ci rendiamo conto? Davvero vogliamo dimenticare quello che è successo? Davvero vogliamo semplicemente farci una risata e accettare questi episodi? Adjisam Mbengue ha deciso però di non fermarsi e così ha denunciato l’episodio che le è accaduto. Una battaglia che non è solo la sua, ma è quella di chi compatte il razzismo quotidianamente, è quella di noi italiani per dimostrare che queste persone non ci rappresentano minimamente, è la battaglia di chi è ormai stanco delle discriminazioni e vuole condannarle.

Ricordiamoci che quest’episodio a ruoli inversi, poteva accadere anche noi. E allora cosa avremmo fatto? Come l’avremmo spiegato ai nostri figli? Ciò che è accaduto è l’ennesima prova della nostra noncuranza nei confronti degli altri. In verità qualcuno si chiederà che colpa ne ha, ma facendo questo dimenticherà che ognuno ricopre un ruolo prezioso all’interno della società e di conseguenza il mancato impegno in questa lotta alla discriminazione e al razzismo, come poi in altre battaglie importantissime, rappresenta l’annichilimento della sua funzione di cittadino, diventando praticamente un morto vivente.

Di tali questioni bisogna parlarne, e bisogna farlo per l’educazione dei più giovani, il quale poi è anche uno degli obiettivi principali della politica. Purtroppo a proposito sembra di assistere spesso a discorsi di retorica anche da parte dei nostri rappresentanti, ed è in queste situazioni che ritornano in mente le parole del grande De Gaspari: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alle prossime generazioni”. In questo triste racconto si nota la distorta visione della storia e della stessa politica che il cameriere di questo ristorante mostra.

Alla luce di ciò occorre quindi ricordare come anche la formazione politica dei ragazzi necessiti di un’attenzione particolare e di uno smisurato impegno in quanto, come affermava Sandro Pertini, “il fascismo non può essere considerato come una fede politica […] Il fascismo è l’antitesi di tutte le fedi politiche poiché opprime le fedi altrui”.