Politica

Verbali desecretati, sulla zona rossa nella Bergamasca resta ancora il mistero

La pubblicazione dei cinque verbali del Comitato tecnico-scientifico (28 febbraio, 1-7-30 marzo, 9 aprile) ci permette di capire, in buona parte, cosa sia successo lungo la catena di decisioni che coinvolse scienziati, istituzioni e governo nel periodo decisivo della pandemia da Covid-19.

Nel mistero, almeno sinora, restano quelle due sedute del Cts, con relative note inviate all’esecutivo, sull’istituzione della zona rossa nella Bergamasca. Si tratta di un primo verbale, datato 3 marzo, in cui gli esperti guidati dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, scrivono che Alzano Lombardo e Nembro risultano essere “ad alto rischio” per “la diffusione dei contagi”; che l’indice R0 è certamente superiore a 1 e che per questo è necessario adottare le stesse misure restrittive già messe a punto con gli undici comuni della zona rossa (i dieci del Lodigiano e Vo’ Euganeo). Il governo, come ebbe a spiegare Giuseppe Conte, chiede al Cts ulteriori approfondimenti. Approfondimenti che arrivano dopo la riunione del 5 marzo, con relativa nota, in cui gli scienziati ribadiscono l’esortazione: la zona rossa va istituita.

Oltre al governo, come è noto, anche la Lombardia avrebbe potuto adottare le stesse misure grazie alle leggi, sempre richiamate dai Dpcm di quella fase, che garantiscono ai presidenti di Regione il diritto di agire in caso di emergenza sanitaria. Ma come è emerso in questi giorni, la Giunta a trazione leghista era scettica: per l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, è meglio isolare i positivi (2 marzo) mentre Attilio Fontana butta la palla al ministro Roberto Speranza (4 marzo) con un “decidete voi”. Militari, carabinieri e volontari della Protezione civile, mobilitati a partire da giovedì 5 marzo per la chiusura della Bassa Valseriana, rimarranno con le mani in mano fino a sabato 7. Per poi sbaraccare, in un nulla di fatto. E questa, ormai, è storia.

A questo punto non ci rimane che aspettare la Procura della Repubblica di Bergamo, che sta indagando – tra le altre cose – proprio sul balletto che portò alla mancata zona rossa. Solo allora, probabilmente, avremo modo di leggere quei verbali e di farci un’idea più chiara di quanto accaduto.