Musica

Nick Cave non è Robbie Williams

Nella vuota distesa dell’Alexandra Palace di Londra, non più tardi di dieci giorni fa, se ne stava seduto davanti ad un pianoforte un tipo allampanato, pronto per eseguire ventuno canzoni, pescate dalla propria (infinita) discografia. Se ancora non lo avete capito, stiamo parlando di Nick Cave e del live in streaming “Idiot Prayer Nick Cave Alone | Alexandra Palace”.

Nei consueti nove punti di questo blog, eccovi alcune questioni che dovreste conoscere su di Lui.

1. Sarebbe riduttivo definirlo il solito evento in streaming uscito in questi mesi, più consono presentarlo come una esecuzione, appannaggio di un film vero e proprio; una performance grandiosa che si avvale della direzione creativa della moglie Susie Bick, della fotografia di Robbie Ryan, (The Favorite, Marriage Story, American Honey), nonché di una troupe cinematografica a disposizione di un ampio team di produzione. “Non è stato un concerto – dice Nick – ma parte integrante di una trilogia libera, cominciata con 20.000 Days on Earth (2014), e One More Time with Feeling (2016) e che si conclude proprio qui”.

2. C’è qualcosa di immediatamente rassicurante nella sua figura; guardandolo ciondolare, mentre guadagna quel pianoforte – ad essere riconosciuti – sono gli stilemi della speranza, di quanto la musica, in un mondo sconvolto dal Covid-19, continui sottotraccia a (r)esistere. E a proposito di quel piano, non perdetevi (Qui) l’aneddoto rivelato tre giorni fa, proprio da Cave.

3. Ora, restando in superficie, è possibile trovare soddisfazione osservandone pure la silhouette che resta frizzante come trent’anni fa, così come la cofana color inchiostro ci ricorda che soltanto lui può permettersela (ergo, non provateci), l’abito scuro d’ordinanza (su misura – griffato Gucci –), invece, lo veste come un figurino. Considerando i sessantadue anni suonati, sorge alla mente la solita questione collegata alle Rockstar: “Siamo davvero così sicuri che ‘gli eccessi’ facciano così male? A prescindere dalla risposta, una cosa possiamo certificarla: nel mondo della musica, Nick, resta uno dei pochi interpreti immediatamente riconoscibile, se non altro per lo stile inconfondibile.

4. Di certo c’è che parliamo di un artista il cui allure è oggi più che mai riconosciuto, sebbene il contesto in cui si muova, da quando gli è successa la nota tragedia, lo renda – a chi scrive – paradossalmente inviso. È come se quel fatto, quella disgrazia, lo avesse reso mainstream, popolare; una sorta di Vasco Rossi gotico. Oddio! Andiamoci piano con certe associazioni, criticare Nick Cave nel 2020, per giunta associarlo a Vasco, significa attirarsi gli strali di migliaia di fan. Ovvio che lui non è “quella cosa”, i suoi dischi, ricordano quanto le coordinate insondabili del rock, possano attingere alla trasversalità della cultura; come le traiettorie rutilanti di alcuni testi, evochino l’ineluttabilità della vita: il dolore si cela all’ombra della luce, almeno questo pare emergere dalle canzoni di Ghosteen, l’ultimo capolavoro.

5. Forse nessun musicista vivente gode di una connessione così intima con i propri fan. Ricordate i Red Hand Files? Verso l’autunno del 2018 – Il Nostro – decise di rispondere alle mail dei fan, inaugurando un nuovo modo di comunicare con il pubblico. Quell’esperimento lo porterà nel 2019 alla realizzazione di una vera tournée: il “Conversations Tour”, durante il quale proprio i fan potevano rivolgergli quesiti riguardanti le tematiche più diverse, accompagnate dall’esecuzione di brani eseguiti al pianoforte: “Chiediamo a tutti di essere coraggiosi e stimolanti, di avere voglia di confrontarsi senza paura”, si legge nella descrizione dell’evento.

6. Ma i concerti dal vivo, erano già divenuti, esperienze trascendentali; Nick non è più Re Inkiostro, ovvero quello che negli anni 80 saliva sul palco, dopo aver ordinato spaghetti e Martini per cena e non è nemmeno quello “Fatto”, incapace di chiudere un concerto. E lasciate perdere gli sfigati che si vantano di averlo visto agli albori (nel 1987 al Ritz di Novellara non stava in piedi, fece pena, ergo non vi siete persi niente), Nick Cave andrebbe visto ora, è questo il momento! Il tempo, il dolore, lo hanno trasformato in ciò che in fondo è sempre stato, uno sciamano: ipnotico, posseduto, benché lucido e declamante; sul palco indottrina e illumina a giorno “i fedeli”. Provare per credere.

7. I fan della prima ora in fondo sapevano che sarebbe finita così e lo sapeva pure Lui. Piaccia oppure no, la metamorfosi da Re Inkiostro a Nick Cave 2.0 era un progetto in stand by sin dalla notte dei tempi. Cave è sempre stato ambizioso, una rockstar maledetta ma con la fissa del successo. Ai tempi di Dig Lazarus Dig!!! (2008) tentò di flirtare con il mondo mainstream, quel disco, in effetti sparigliò le carte, tuttavia i risultati furono modesti, al punto da pensare che la parabola avesse inesorabilmente abbracciato la curva discendente. Ma la massima esposizione doveva ancora arrivare, giunse qualche anno dopo, grazie a ciò che di imponderabile la vita può offrire: la morte di un figlio. Paradossalmente è stata quella tragedia ad esporlo agli occhi del mondo, non gli ultimi bellissimi tre dischi; come potrebbero? Non hanno alcuna attinenza con ciò che di mainstream possiamo intendere.

8. Dopo quella disgrazia, la sua musica ha raggiunto livelli di non ritorno. Di fatto un miracolo è avvenuto; parliamo di un musicista di nicchia, in grado di mantenere intonsa la propria coerenza artistica e nello stesso tempo trasformarsi in una rockstar planetaria. Avrebbe potuto ritirarsi, oppure rifugiarsi nell’aureo passato e invece l’impeto creativo ha scelto per lui, ancora una volta. Quali altri artisti viventi potrebbero vantare il medesimo percorso? Qualcuno sostiene che non sia esattamente così mainstream e che rimanga, nonostante tutto, “per pochi” ma allora come spiegate il fatto che un concerto vada sold out un anno prima della sua realizzazione? Oltretutto ciò avviene in un palasport da dodicimila persone. Se non sono questi numeri popolari… E poi in Italia, Nazione che di certo non si contraddistingue per cultura rock; basterebbe ricordare che il record di spettatori per un concerto … è detenuto da Vasco Rossi, ancora Lui.

9. Che cosa sfugge? Sono forse i neofiti adoranti presenti agli ultimi live? Conoscono quattro canzoni ma “Nick Cave è di culto, bisogna esserci!”. Il sospetto che ci capiscano poco è forte. Sfugge pure il business a lui connesso: i gioielli preziosi ispirati alle sue canzoni (in vendita qui), realizzati dalla moglie, il cartonato in dimensioni naturali, il pupazzo e per finire, le mascherine anti Covid. Parrebbe un iter consolidato applicato ad una pop star se non fosse che Nick Cave non è… Robbie Williams.

Caro Nick Cave, sei proprio sicuro che l’ineffabile proposta artistica maturata, necessiti di cartonati in dimensioni originali della tua figura? Ergo di persone che in fondo della tua poetica poco o nulla recepiscono? Se questo è il prezzo per diffondere “il verbo” – qualcuno chiosa – allora ben vengano anche i cartonati in dimensioni originali.

Per chiudere, vi lascio una playlist di nove canzoni a lui dedicate. Le potrete ascoltare accedendo con Spotify. Se volete, potete lasciare le vostre nove nei commenti sotto al post.

Buona lettura e buon ascolto

9 canzoni 9… per diffondere il verbo