Calcio

Napoli, per noi tifosi il campionato è stato un calvario. Meno male che è arrivato il ‘terrone’ Gattuso

E’ un bilancio provvisorio, quello che di solito si fa a fine anno prima delle “scritture di assestamento” che servono a trasformare i valori di conto in valori di bilancio, cioè in valori idonei a rappresentare poi la effettiva redditività e il patrimonio dell’azienda.

Manca ancora la scrittura di integrazione relativa all’esito di Barcellona-Napoli di Champions League. Ma finalmente è finito questo campionato, anzi questo calvario. Come dice il mio caro amico Peppe, è durato 12 mesi a causa del Covid ma per noi tifosi del Napoli sembra sia durato 12 anni.

Già dalla prima partita a Firenze erano arrivati i primi segnali negativi con quel rigore di Mertens che “costrinse” il duo Nicchi e Rizzoli ad andare in tutte le trasmissioni televisive a sputtanare l’arbitro per l’errore commesso. Da lì un po’ di errori arbitrali (con rigori negati, in ordine cronologico, contro Cagliari, Brescia, Spal, Atalanta, Genoa, Bologna, Parma e Torino), ma soprattutto gli orrori tecnici, tattici e di gestione dello spogliatoio di Carletto Ancelotti che lo scorso campionato ha mandato via Hamsik – che tra l’altro voleva trasformare in centrocampista centrale (e a gennaio ne abbiamo dovuto comprare due) – che quest’anno non si è accorto che mancasse un vice Allan, che Ghoulam non fosse in grado di giocare, che il 4-4-2 fosse veleno per questa rosa, che con due mezze ali eravamo vulnerabili, che Manolas e Koulibaly insieme erano limitati, che il turnover eccessivo e il cambio ruolo a quasi tutti i calciatori non facesse altro che distruggere l’identità di una squadra arrivata seconda un anno prima.

E mettiamoci dentro anche qualche “fuoriuscita” estemporanea del presidente e la vigliaccata dei calciatori che si rifiutarono di andare in ritiro dopo il match con il Salisburgo. Un campionato disastroso.

Meno male che è finito e che è arrivato Rino Gattuso, determinante per inserire una Coppa Italia in bacheca. Dovesse andar bene a Barcellona, poi, il bilancio complessivo necessiterebbe di una integrazione di enorme valore.

Infine una riflessione sullo sdoganamento della parola “terrone” che da insulto tout-court è diventato, per noi meridionali, come dice Massimiliano Gallo su Il Napolista, un termine da esibire anche con orgoglio e simpatia. Tanto a ripeterla erano sempre i soliti “quattro cretini”.

“Fino a che, meno di un mese fa, sulla scena non è apparso Mirco Moioli (team manager dell’Atalanta) che ha apostrofato terrone del c** un presunto tifoso del Napoli che all’aeroporto di Torino – vigilia della sfida con la Juventus – ricordava a Gasperini la scarsa combattività che storicamente l’Atalanta ha sempre mostrato con i bianconeri. L’abbiamo detta con garbo. Mentre Gasperini si è limitato a mandare il soggetto a quel paese, Moioli gli ha dato del terrone.
Il dirigente si è scusato. La Procura Figc ha aperto un’inchiesta che per ora non ha dato risultati. Poi, non se n’è saputo più niente. Neanche chi fosse il tifoso. Il ‘terrone’ è rimasto appeso. Poi è successo nuovamente. L’altra sera, al San Paolo, all’origine del parapiglia tra Gattuso e la panchina della Lazio, ancora una volta un ‘terrone’, stavolta ‘di merda’. Che un collaboratore di Inzaghi ha rivolto proprio a Gattuso, che non ha gradito”.

Rilancio con una provocazione che non deve suscitare lo scandalo dell’Italia finto-bacchettona.
Se chiamare qualcuno terrone non è solo un fatto limitato “a quei quattro cretini” (che poi sono migliaia) ormai assurti a icona del minimalismo mediatico, se l’epiteto è ripetuto come offesa anche da rappresentanti della borghesia del nostro paese come i quadri intermedi di aziende come quelle di Atalanta e Lazio, se il vetusto richiamo alla terronia è divenuto un insulto impunibile, se i media non invocano ad alta voce una giustizia costituzionale (art.3)… allora dai, non scandalizzatevi se a qualcuno tra poco scapperà il deprecabile “covidoso”.

Alla informazione mainstream l’approfondimento del tema importa poco. E non si offenda il direttore De Bortoli con il quale ho avuto una piacevole conversazione circa un mese fa (dopo l’intervista a Huffinghton Post) e, in generale, i settentrionali che stimo ed ammiro. Saranno gli stessi “quattro cretini”, eccetera, eccetera, eccetera…