Scuola

Scuola, i produttori contro il bando per banchi innovativi. Il preside Giuliano: “Li uso da 8 anni, permettono nuova didattica”

Secondo le associazioni di categoria c'è il rischio che la gara "vada deserta" a causa dei tempi contingentati. "Se anche avessi 200mila banchi in magazzino avrei bisogno di dieci chilometri di camion per farli uscire dall’azienda" e due mesi di tempo, dice il titolare di Arreda La Scuola srl. Per Enzo Sabbatino si tratta inoltre di una sedia "concepita per i laboratori". Ma in Puglia c'è chi la difende: "Da quando ho comprato la prima a 300 euro non ho mai visto un ragazzo fare gare in classe", spiega l'ex sottosegretario all'Istruzione e dirigente di un istituto a Brindisi

Non si fermano le polemiche sulla gara europea per l’acquisto di tre milioni di banchi per le scuole lanciata dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Da una parte c’è la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che a più riprese ha ribadito che il nuovo arredo sarà pronto in tempo, dall’altra ci sono alcuni produttori e le loro associazioni di riferimento che definiscono “una missione impossibile” quella di fornire in 23 giorni gli istituti di tutto il Paese del materiale necessario. In ballo ci sono 1,5 milioni di banchi monoposto tradizionali e 1,5 milioni di sedute attrezzate di tipo innovativo, il cosiddetto banco-sedia con le rotelle criticato dalle opposizioni. Una soluzione, questa, che in realtà viene utilizzata già da otto anni in alcune scuole. Come in quella di Salvatore Giuliano, dirigente dell’istituto “Majorana” di Brindisi ed ex sottosegretario all’Istruzione, secondo cui “è uno strumento che consente di fare una nuova didattica”.

Le critiche dei produttori di banchi – Subito dopo la pubblicazione della gara da parte di Arcuri, le associazioni che rappresentano i produttori e i distributori di arredi scolastici sono salite sulle barricate. “Leggendo il bando”, si legge nel comunicato di Assoufficio e Assodidattica (i cui aderenti coprono oltre il 95% del fatturato nazionale dei produttori di materiale per le scuole), “viene da chiedersi se, prima di stenderlo, qualcuno si sia posto il problema se sarebbe andato deserto. Purtroppo sembra di no”. A loro parere, i termini di scadenza previsti (consegna entro il 31 agosto) impongono di concentrare in 23 giorni, “compresi tutti i festivi”, la “produzione di 5 anni”. Secondo Massimiliano Di Biase di Arreda La Scuola srl, infatti, “se anche avessi 200mila banchi in magazzino avrei bisogno di dieci chilometri di camion per farli uscire dall’azienda. E poi quanto tempo è necessario per portarli nelle scuole? 200mila banchi si distribuiscono in due mesi”. Nessun azienda, aggiunge Gennaro Gallo della Prismarredo di Marano, “potrà produrre una simile quantità nei tempi richiesti. Ho il dubbio che qualche ditta abbia saputo le intenzioni del Governo prima della pubblicazione della gara. Ho parlato anche con altri colleghi, nessuno parteciperà al bando”. Per quanto riguarda le sedute innovative, “temo che chi si aggiudicherà il lotto acquisterà il materiale in Cina a prezzi ben inferiori a quelli dell’offerta”. In sostanza l’ipotesi è che l’azienda vincitrice presenti un prodotto di qualità, per poi sostituirlo con uno acquistato a Pechino a prezzi molto più bassi. Enzo Sabbatino della “Sud Arredi” di Nocera è altrettanto polemico: “Ora scoprono la seduta a rotelle che noi abbiamo in catalogo da otto anni. Si tratta di una sedia che non è stata concepita per la didattica quotidiana ma per i laboratori”.

L’esperienza del preside Giuliano – In Puglia, però, c’è chi difende a spada tratta la sedie a rotelle: “La prima l’ho acquistata otto anni fa a 300 euro e ogni anno ho incrementato la quantità”, racconta il preside Giuliano. “Molti parlano in merito a questa questione senza averne mai provata una: in tutto questo tempo non ho mai visto un ragazzo fare gare in classe. Inoltre non si è mai rotta una rotella. La seduta innovativa consente una didattica nuova, favorisce la cooperazione, la composizione di gruppi eterogenei e inoltre garantisce un risparmio netto di spazio. Non è vero che non è utile alla pratica della didattica quotidiana”. A suo parere bisogna chiarire le idee sull’idea che si ha della didattica: “L’aula dev’essere un laboratorio – spiega – La ministra Azzolina non ha imposto a nessuno questa soluzione ma si tratta di un’occasione per cambiare il nostro modo di fare scuola”. L’ex sottosegretario però non s’illude: “È chiaro che non basta una sedia per abolire la lezione frontale, ma serve una classe docente pronta a cambiare”.