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L’Egitto vieta gli aquiloni. Così mi torna alla mente ‘Il Palazzo dei sogni’

Non siamo in Egitto e dunque la misura adottata in quel paese non ci coinvolge per nulla. Tanto più che da noi gli aquiloni sono piuttosto rari e pochi sono i bambini che arrivano a mettere insieme spago, legnetti e sacchetti di palstica riciclata. Il vento, a direzione variabile, è quasi sempre sostenuto e dunque potrebbe favorire quanto, invece, è stato inopinatamente vietato in terra d’Egitto.

La notizia infatti, riportata quasi clandestinamente da alcuni mezzi di comunicazione, è quanto di più scomodo possa accadere in epoca di pandemia. La giornalista Laura Silvia Battaglia, in un commento al fatto, scrive che: “Da qualche giorno le autorità locali di Alessandria e del Cairo hanno vietato la produzione e il possesso di aquiloni […] la polizia egiziana ha sequestrato aquiloni in queste due città per motivi di sicurezza e l’avvertimento di un deputato che accennava alla possibilità di una minaccia alla sicurezza nazionale”.

Gli aquiloni, secondo l’onorevole deputato, potrebbero infatti nascondere telecamere per spionaggio. Vero che, durante il confinamento, il numero e la qualità degli aquiloni sono cresciuti in modo considerevole e che alcuni giovani e ragazzi si sono inventati il gioco dai balconi e terrazzi. Altrettanto vero che alcuni, esagerando con le acrobazie, hanno messo a repentaglio la vita e altri l’hanno perduta o rischiata di perdere con pericolose cadute.

Com’è noto i sogni liberi, che gli aquiloni rappresentano, non sono contemplati nella lista dei gesti barriera che dovrebbero prevenire il contagio del Coronavirus. Starnuti, tossi, febbri e aquiloni sono ormai vietati. Per continuare ad ispirare i gesti e la strategia delle barriere non c’è nulla di meglio che ritornare alle intuizioni del Palazzo dei Sogni, romanzo scritto da Ismail Kadare, per denunciare, con una allegoria, i totalitarismi.

Il protagonista della vicenda, certo Mark-Alem, riceve un’offerta di lavoro importante: andare a lavorare negli uffici del Palazzo dei Sogni, l’edificio più misterioso di tutto l’impero. Il Palazzo, costruito secoli prima, raccoglie per iscritto i sogni della popolazione in ogni angolo remoto dell’Impero. I sogni vengono selezionati, classificati e interpretati in modo da poter ottenere il “Sogno Guida” che permetta di anticipare il destino dello Stato e del Sultano.

Alla sua uscita, nel 1981, il romanzo fu naturalmente censurato dal regime dittatoriale che vigeva all’epoca nel suo Paese, l’Albania. Aquiloni e sogni volano assieme e tutti i regimi hanno ideato, confezionato e reso funzionale il “Palazzo dei Sogni” per controllare e soprattutto prevedere quanto riserba il futuro.

Il cosiddetto “Capitalismo di Sorveglianza”, di cui il libro omonimo di Shoshana Zuboff esprime e denuncia con lucidità, ha appunto lo scopo di rendere il più possibile prevedibili e controllabili i comportamenti e dunque i sogni dei cittadini del pianeta. Sogni e aquiloni sono incontrollabili e solo un filo sottile li lega alla mano e al destino dell’autore. Protagonista è il vento che, come sappiamo, non si sa da dove viene e soprattutto dove ci porterà.

Per fortuna arrivano loro. John et Joseph, fratelli di avventura, entrambi originari della Sierra Leone, piccolo paese dell’Africa Occidentale, nato anche lui, come la Liberia, dall’invenzione degli schiavi liberati in cerca di una terra. A loro questa terra non andava più bene, dopo anni di guerra civile, mani mozzate, ebola, diamanti insanguinati e senza sogni da liberare.

John 28 anni e Joseph 19 hanno scoperto, navigando sul net, che grazie ad alcuni nigeriani e una cospicua somma di denaro, avrebbero potuto raggiungere facilmente la Spagna. Hanno versato la metà del capitale prima di partire per l’Algeria e l’altra metà una volta sul posto, dopo aver preso contatto coi nigeriani della promessa dell’Eldorado.

Questi ultimi hanno loro chiesto i passaporti e, con la scusa di preparare i visti necessari sono spariti nel nulla, non senza aver prima promesso che sarebbero tornati l’indomani. Naturalmente li hanno attesi invano, in un appartamento della capitale Algeri, assieme ad altri che, come loro, avevano loro affidato i passaporti. Non appena usciti dalla casa sono stati arrestati dalla polizia perché senza documenti e poi deportati nel deserto del Sahara.

Dopo aver raggiunto la frontiera col Niger sono stati accompagnati dall’Oim, l’Organizzazione per le migrazioni di ritorno e tramite loro fino a Niamey. Hanno deciso di fabbricare un aquilone.