Giustizia & Impunità

Covid Hospital Civitanova Marche, la guardia di finanza sequestra documenti in Regione: si indaga per abuso d’ufficio

L'ipotesi è che la struttura, ideata da Guido Bertolaso e chiusa dopo pochi giorni di funzionamento, possa essere stata allestita aggirando le norme sugli appalti pubblici. Al momento non ci sono nomi nel registro degli indagati

Il Covid Hospital di Civitanova Marche, la mega “astronave” ideata da Guido Bertolaso sul modello dell’ospedale della Fiera di Milano per far fronte all’emergenza coronavirus con 84 posti letto, potrebbe essere stato allestito aggirando le norme sugli appalti pubblici. È l’ipotesi da cui parte l’inchiesta della Procura di Ancona che ha portato il pm Andrea Laurino a chiedere il sequestro dei documenti relativi al percorso amministrativo per la realizzazione della struttura. A darne notizia il Corriere Adriatico.

I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria, come riportano alcuni quotidiani locali, hanno acquisito la documentazione negli uffici della Regione Marche due giorni fa, ma la notizia è stata resa nota solamente oggi. Il reato ipotizzato, al momento senza indagati, è di abuso d’ufficio. L’inchiesta è ancora alle prime battute e parte da due esposti presentati alle procure di Macerata e Ancona.

A rivolgersi alla magistratura maceratese un gruppo di associazioni, comitati e cittadini di Civitanova Marche, tra cui l’ ex sindaco Ivo Costamagna, presidente del comitato No Covid Hospital, che ha presentato anche un esposto alla Corte dei conti, una petizione e una diffida in Regione. Quello alla Procura di Ancona è stata presentato invece da Potere al Popolo.

L’ospedale, realizzato tramite le donazioni di privati, tra cui una ingente di 5 milioni di euro donati da Bankitalia, è stato messo in piedi grazie alla Fondazione di cui Bertolaso fa parte, e cioè l’Ordine di Malta. La struttura è rimasta aperta, tra le polemiche, solo una decina di giorni tra fine maggio e inizio giugno. “Precettando” medici da altri ospedali, dopo aver richiesto alcune mobilità volontarie, e dopo un’apertura a rischio flop, la Regione era infatti riuscita a trasferire alcuni pazienti, solo tre rispetto agli oltre 80 posti letto, ma visto il calo dei ricoveri nelle terapie intensive regionali, era stata poi costretta a chiuderla. Il buon proposito, dichiarava l’assessorato alla Protezione civile, era quella di “essere pronti”, in ogni caso, all’ipotesi di una seconda ondata.