Calcio

Per il calcio femminile si apre una nuova era, ma meglio essere cauti: il difficile arriva adesso

di Sara Messina

Giornata che potrebbe essere storica quella del 25 giugno scorso per il calcio femminile durante la quale il Consiglio Federale, oltre a definire ufficialmente il corso della Stagione Sportiva 2019/20, ha avviato l’iter per il professionismo.

Dopo lo stop definitivo del campionato – decretato non senza polemiche l’8 giugno – si attendevano infatti i verdetti sull’assegnazione dello scudetto, promozioni e retrocessioni.

Il Consiglio ha quindi deciso di assegnare lo Scudetto della Serie A alla Juventus, la quale accede alla prossima Champions League con la Fiorentina, classificata seconda pari punti con il Milan ma premiata da una migliore media punti calcolata attraverso il coefficiente correttivo adottato.

Retrocedono in serie B Tavagnacco ed Orobica mentre Napoli e San Marino accedono alla Serie A che rimane a 12 squadre a differenza della categoria cadetta che passa a 14 squadre dopo l’approvazione del nuovo format.

Novità anche per la Coppa Italia che la prossima stagione vedrà ben 26 partecipanti totali. Cambia anche la Supercoppa che sarà ambita da 4 squadre, rispettivamente Juventus, Fiorentina, Milan Roma ovvero le prime quattro classificate nella stagione appena conclusa.

Il Campionato Primavera si sdoppia a partire dal 2021/22 con l’istituzione di due livelli di competizione: Primavera 1 e Primavera 2 con promozioni e retrocessioni tra i due tornei.

Importante anche l’approvazione del nuovo Sistema di Licenze Nazionali per il femminile, che permetterà senza dubbio di alzare livello e soprattutto gli standard del movimento. Una decisione che deve essere letta nell’ottica di un costante sviluppo del settore ed in combinato con quella che è senz’altro è la novità più importante presa dal Consiglio Federale: ovvero l’inizio dell’iter che porterà al professionismo del calcio femminile dalla stagione sportiva 2022/23.

Un passaggio – giustamente – graduale quello che avverrà nel nostro calcio femminile così da permettere alle società di prepararsi.

Questa prospettiva – si legge sul sito della Figc – infatti “è stata ritenuta la migliore per formalizzare un passaggio divenuto ormai improcrastinabile sul tema della pari dignità, garantendo al tempo stesso un periodo adeguato per preparare il sistema, in attesa dei decreti attuativi anche su questo argomento che sta preparando il ministro per lo Sport Spadafora nell’ambito della discussione della legge delega di riforma”.

Il condizionale usato in apertura è d’obbligo e forse anche un po’ scaramantico: il bello e il difficile viene adesso.
Il futuro – soprattutto normativo – del calcio femminile è ancora tutto da scrivere così come ha detto il Presidente Figc Gabriele Gravina.

“La decisione presa dal Consiglio Federale è ispirata da un forte senso di responsabilità accompagnato da una certa lungimiranza, scriveremo tutti insieme il progetto per rendere sostenibile il percorso tracciato oggi, per aumentare la competitività del calcio femminile di vertice ma anche facendo crescere inevitabilmente la base”.

Il professionismo non deve essere visto solo come un mero status giuridico fine a se stesso, ma come un sistema al quale gli stakeholders ed operatori del settore dovranno lavorare insieme nella stessa direzione per arrivare ad un professionismo ben regolato e che soprattutto sia sostenibile.

In attesa di una nuova era del calcio femminile, ci rivediamo in campo il 22 agosto.