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Libia, Di Maio vede al-Sarraj: “2 luglio riparte negoziato per nuovo memorandum migranti. Proposte Tripoli vanno nella giusta direzione”

Il ministro degli Esteri, di ritorno dalla capitale libica, ha dichiarato che i colloqui tra le parti per apportare modifiche agli accordi del 2017, firmati dal governo Gentiloni, riprenderanno tra pochi giorni. E ha invitato l'alleato a contrastare l'afflusso di armamenti nel Paese

Il 2 luglio partiranno i negoziati per la modifica del memorandum con la Libia sui migranti, rinnovatosi automaticamente il 2 febbraio con gli stessi termini stabiliti dal governo Gentiloni, con Marco Minniti ministro dell’Interno. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di ritorno dall’incontro a Tripoli con il primo ministro del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Sarraj, dopo il quale ha parlato di colloqui che vanno “nella giusta direzione”.

Al-Sarraj, ha spiegato il capo della Farnesina in conferenza stampa, “mi ha consegnato la proposta libica di modifica del memorandum of understanding in materia migratoria. Ad una prima lettura si va in una giusta direzione, con la volontà della Libia di applicare i diritti umani“. Una promessa che sembra essere in linea con le richieste avanzate dall’Italia proprio agli inizi di febbraio, quando il governo di Roma inviò una proposta di memorandum in cui si riteneva necessario “promuovere” una gestione del fenomeno migratorio “nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Ginevra” e delle altre norme di diritto internazionale sui diritti umani. Obiettivo da raggiungere anche attraverso il consolidamento dell’azione in Libia delle organizzazioni delle Nazioni Unite, in particolare Unhcr e Oim, oltre che con un processo che avrebbe dovuto portare a una graduale chiusura dei centri di detenzione libici.

La proposta di 7 pagine redatta dal Gna tripolino contiene alcune ipotesi per la modifica del memorandum del 2017 che andrebbero incontro alle richieste avanzate dal governo italiano a quello di Tripoli: “La Libia si impegna nell’assistere i migranti salvati nelle loro acque, a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali attribuendo loro protezione internazionale così come stabilito dalle Nazioni Unite”, è uno dei passaggi centrali. Non è ancora chiaro, in base alle informazioni circolate, i modi con cui Tripoli intenda attuare questi cambiamenti.

Il ministro ha poi voluto ricordare che il governo di al-Sarraj rimane il partner di riferimento nell’area per l’esecutivo italiano, spiegando che “anche nelle fasi più drammatiche dell’epidemia, il dialogo dell’Italia con la Libia non si è mai interrotto. La Libia è una priorità della nostra politica estera e della sicurezza nazionale”. E ritiene “inaccettabile” una divisione del Paese, che sarebbe “l’anticamera di nuovi conflitti armati”. Scontri che, dopo la fallita conquista di Tripoli lanciata dal generale Khalifa Haftar, hanno conosciuto una nuova escalation con la controffensiva delle forze tripoline che, adesso, sono arrivate fino alle porte di Sirte, città strategica perché porta d’accesso alla cosiddetta Mezzaluna petrolifera in mano al generale di Bengasi, tanto da portare il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, a minacciare l’intervento armato del Cairo. “Il confronto sulla nuova linea del fronte a Sirte non diventi il punto di partenza per una nuova escalation militare”, ha detto Di Maio. Al contrario, deve essere una “occasione per negoziare un cessate il fuoco sostenibile che coinvolga tutti gli attori”. Opzione fino ad oggi respinta proprio da al-Sarraj.

Di Maio ha detto di aver anche insistito sulla necessità di fermare l’afflusso di armamenti nel Paese, nonostante le due parti godano dell’appoggio militare della Turchia (per Tripoli) e di Russia, Egitto ed Emirati Arabi (per Haftar). “Nel ribadire il pieno sostegno alle autorità legittime della Libia, ho fatto presente che l’afflusso di armi nel Paese in violazione della risoluzione delle Nazioni Unite deve cessare – ha continuato Di Maio – Un ruolo fondamentale in questo senso può essere svolto dall’operazione Irini e al riguardo ho assicurato al presidente al-Sarraj che l’Italia è determinata ad assicurare che sia geograficamente bilanciata e possa operare garantendo efficacia e imparzialità”. Tripoli ha chiesto al capo della diplomazia italiana, secondo quanto si legge in un post pubblicato su Facebook dall’Ufficio stampa del Consiglio presidenziale di cui al-Sarraj è capo, che la missione “sia inclusiva e integrata per terra, aria e mare“, riferendosi all’afflusso di armamenti in favore della controparte, soprattutto via Egitto.

Al-Sarraj, continua la nota, “ha ringraziato l’Italia per aver contribuito alle operazioni di rilevamento delle mine che le milizie dell’aggressore” di Tripoli, il generale Haftar, “avevano piazzato in aree residenziali dalle quali sono state scacciate”. La riunione ha riguardato anche “l’estrema necessità di un ritorno alla produzione di petrolio, che rappresenta la ricchezza dei libici”, aggiunge il testo con implicito riferimento alla chiusura di pozzi e terminal petroliferi imposta a gennaio da Haftar, causando un crollo miliardario dell’export di greggio.