Calcio

La Bundesliga omaggia George Floyd. Altro che ‘fuori la politica dal calcio’

Fuori la politica dal calcio, ci hanno ripetuto fino allo sfinimento. Fuori – alla stessa identica maniera – la falce e martello e la svastica. Così, come se fosse una risoluzione del Parlamento europeo qualsiasi. Fuori – alla stessa identica maniera – idee di fratellanza e idee di supremazia. Fuori – alla stessa identica maniera – idee di libertà e idee di oppressione. Tutto ciò in nome di una netta separazione che deve essere attuata tra sacro e profano, due mondi separati ancor più che una bandiera antifascista e una croce celtica.

Il sacro è il pallone, chiaramente. O meglio, un pallone completamente idealizzato che esiste solo nella mente di chi lo pensa, fatto di polvere di stelle e innocente come solo le cose che non esistono più sanno essere – ovvero il ricordo di quando ci giocavate per strada da giovani con i giacchetti messi a mo’ di pali, i capelli ancora in testa e non vi veniva il fiatone dopo una rampa di scale. E invece siete vecchi, pelati, con una moglie che non vi ama e un figlio che vi odia.

Il profano invece è una determinata idea di politica che in Italia è stata inaugurata dalla Democrazia Cristiana e consacrata definitivamente da Berlusconi: il politico è l’interesse privato, è lo sporco, quello che si dice ma non si fa, o si fa ma non si dice. Anche questo ha portato ad una idealizzazione della politica, basti pensare a tutti i retorici e disgustosi discorsi che si sentono fare sul dualismo Berlinguer-Almirante che, proiettando su uno la statura umana dell’altro, cercano di fare passare per una brava persona il fascista dell’Msi.

È un passato che non è mai esistito, Almirante è sempre stata una figura disgustosa ma che è stata fortemente riabilitata e idealizzata. Un po’ perché in questo assurdo Paese ai fascisti è concessa la riabilitazione pubblica, un po’ perché anche quando Almirante diceva le sue robe da fascista voi giocavate a pallone con i vostri muscoli tonici, i vostri folti capelli e la vostra vita che vi piaceva.

Fatta questa piccola introduzione sul “fuori la politica dal calcio”, in realtà questo post non parla né di Almirante, né di calvizie e tantomeno di giovinezze perdute. Parla della morte di un afroamericano a Minneapolis ucciso da un agente di polizia bianco e delle sue conseguenze nel mondo del calcio.

George Floyd è morto, gli Stati Uniti stanno bruciando in suo onore, Trump scrive “when looting starts, shooting starts” e la Bundesliga è il primo campionato di calcio europeo a ripartire dopo (in realtà durante) la pandemia da Covid-19. Ed è proprio in Germania che abbiamo potuto assistere all’impatto che l’ennesimo omicidio a sfondo razziale perpetrato dalla polizia statunitense ha avuto nel calcio. In realtà tweet di calciatori ne avevamo avuti già in abbondanza, da Jerome Boateng del Bayern Monaco a Mario Balotelli, ma non sapevamo bene cosa aspettarci (e se aspettarci qualcosa) da questo turno di Bundesliga. Possiamo dire tranquillamente di non essere rimasti delusi.

Marcus Thuram, attaccante del Borussia Mönchengladbach figlio dell’ex Parma e Juventus Lilian, ha celebrato una sua rete contro l’Union Berlino inginocchiandosi “à la Kaepernick” – il giocatore di football americano disoccupato dal 2017 per essersi inginocchiato durante l’inno americano in segno di protesta contro il razzismo. Nel Borussia Dortmund invece sono stati l’inglese Jadon Sancho e il marocchino Achraf Hakimi a mostrare una maglietta con una richiesta di giustizia per la morte di George Floyd. Lo statunitense Weston McKennie invece, in forza allo Schalke 04, ha indossato una fascia che recitava “Justice for George”.

Quando ci si riempie la bocca a sproposito con slogan preconfezionati e frasi fatte come, appunto, “fuori la politica dal calcio”, credendo la politica qualcosa di altro rispetto alla vita quotidiana e il calcio come qualcosa di limpido da preservare, oltre a non avere la minima idea di cosa sia il mondo del calcio non se ne ha neanche di cosa sia la politica: i calciatori della Bundesliga ci hanno sbattuto in faccia di nuovo che in un sistema intrinsecamente razzista come quello americano anche e soprattutto la morte di un uomo è politica. E quando qualcuno muore per una deliberata scelta politica tutti lo devono sapere, anche chi vuole vedersi una partita di pallone in santa pace.