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Bonafede, i renziani minacciano di votare la sfiducia. Delrio avverte: “Se passa si apre crisi di governo, non si risolve con pacca sulla spalla”. Di Maio: “L’esecutivo è solido e lo dimostrerà”

A meno di 24 ore dalla discussione della mozione al Senato, le forze di maggioranza fanno quadrato attorno al Guardasigilli. Il capogruppo Pd avverte Italia viva, Crimi e Boccia: "Sarebbe sfiducia all'intero governo". Malumori anche tra i dem: "Si ricordi però che governa in coalizione". Boschi per due ore a Palazzo Chigi

La sfiducia al ministro Alfonso Bonafede? Chi la vota, vota anche quella contro il governo. Di più: se passa la mozione si apre una vera crisi all’interno dell’esecutivo. Alla vigilia della discussione sulla mozione sostenuta dal centrodestra, prevista in Senato dalle 9 e 30 di mercoledì 20 maggio, le forze di maggioranza fanno quadrato attorno all’inquilino di via Arenula. E in pratica mandano un avvertimento preciso ai renziani, che nelle scorse ore hanno minacciano di votare la sfiducia al ministro della Giustizia. “Se passa la mozione si apre una vera crisi, non c’è dubbio”. Il primo a parlare esplicitamente è stato infatti il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio. Che si è rivolto direttamente agli ex colleghi di partito: “Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla”. Una posizione confermata, poco dopo, anche dal collega agli Affari regionali Francesco Boccia: “La sfiducia sarebbe da considerarsi a tutto il governo”. I timori non sono infondati: la maggioranza a Palazzo Madama ha un margine di 6-11 voti e i senatori di Italia viva sono 17. Insomma, come ricordato più volte da Matteo Renzi stesso, volendo possono diventare davvero decisivi.

Boschi ha visto Conte per due ore – Passano poche ore dal messaggio di Delrio, ed ecco materializzarsi Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi. La capogruppo di Italia viva ha incontrato il premier per circa due ore. È andata a Chigi per parlare di cosa? Inizialmente era previsto un suo colloquio con il capo di gabinetto per discutere delle proposte inviate dai renziani per il programma di governo dei prossimi mesi. Solo una settimana fa infatti, una delegazione di Italia viva aveva chiesto e ottenuto un incontro, arrivando fino a minacciare uscite dall’esecutivo. La visita di Boschi alla presidenza del consiglio, proprio alla vigilia della mozione di sfiducia per Bonafede, ha però prestato il fianco ai retroscenisti: l’ex ministra è andata a porre delle condizioni? Cosa vogliono ottenere i renziani in cambio del loro sostegno al guardasigilli? In serata, fonti di Italia viva, hanno detto che semplicemente si è parlato dei temi su cui i renziani chiedono che il governo si concentri nelle prossime settimane: gli aiuti alle famiglie e sulla giustizia. In particolare su quest’ultimo tema, hanno specificato le stesse fonti, ci aspettiamo “un cambio di passo” e un “segnale già in Aula da Bonafede”. Ma ancora non è chiaro quale.

Di Maio, Fico e Crimi: il M5s blinda il Guardasigilli – Chi cerca di calmare le acque è il ministro M5s degli Esteri Luigi Di Maio: “Sono trent’anni”, ha dichiarato in un’intervista a NewsMediaset in serata, “che ci chiediamo sempre se il governo tiene, se il governo traballa, anche per dinamiche legate alle maggioranze che lo sostengono. Ciò che posso dire è che il governo è solido e domani in Senato dimostrerà tutta la sua solidità”. Che si rischia una crisi di governo lo ha confermato anche il presidente della Camera Roberto Fico: “E’ chiaro che se Italia viva vota la sfiducia si pone un grossissimo problema politico e mi sembra difficile che una maggioranza possa andare avanti se un pezzo di maggioranza vota con le opposizioni una mozione di sfiducia”. E, ha aggiunto, “in questo momento il governo Conte gode della fiducia del Parlamento, c’è una maggioranza importante. Se poi c’è qualcuno che ha in mente di dare spallate al governo, non mi sembra che ci stia riuscendo”.

Nel pomeriggio aveva parlato anche il capo politico M5s Vito Crimi: “Sono convinto che la maggioranza voterà compatta. Il ministro della Giustizia è il capodelegazione di M5s al governo ed è un ministro importante, se qualcuno nella maggioranza vota la sfiducia ovviamente è una sfiducia al governo, questo è evidente a tutti, ma sono convinto che non ci saranno sorprese”.

I malumori Pd e le garanzie di Zingaretti – E’ chiaro però che anche nel Partito democratico non mancano i malumori. E c’è chi ne approfitta per riaprire il doloroso fascicolo della riforma della giustizia. “Votiamo contro le mozioni di sfiducia perché non vogliamo una crisi di governo”, ha detto il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci uscendo dall’assemblea del partito. “Certo il ministro Bonafede in molte occasioni non ci è piaciuto affatto e il caso più noto è quello della prescrizione. Domani voteremo soprattutto per salvare il governo, ma il Guardasigilli ora deve ricordarsi di essere ministro in un governo di coalizione nella stesura delle riforme del processo penale e civile. C’è un problema di metodo che il M5s deve per forza modificare, non è che se hanno un ministro possono pensare di ignorare la necessità di una strategia condivisa”. Insomma, il tema è caldo a sinistra, ma non per questo si preparano alla sfiducia. Solo il 18 maggio, era stato il segretario dem Nicola Zingaretti a dare garanzie che non ci sarà uno sgambetto degli ex compagni di partito di Italia viva: “Siamo pronti a discutere tutto anche quello che non va nella giustizia per cambiarlo. Ma la mozione di sfiducia è un’altra cosa: è un’azione legittima delle opposizioni ma totalmente strumentale e in quanto tale va respinta”.

Il ricatto dei renziani – Sul fronte dei renziani le garanzie sono tutt’altro che chiare e nelle ultime ore la stessa Italia viva ha proclamato lo stato di agitazione. La richiesta del piccolo partito di Renzi è sempre la stessa: contare di più all’interno della maggioranza. In che senso contare di più? Secondo alcuni retroscena Italia viva vorrebbe rivendicare qualche poltrona all’interno del governo. Magari quella di sottosegretario alla Giustizia per Gennaro Migliore, già viceministro con Renzi premier. In questo senso andrebbe spiegata la visica di Boschi a Palazzo Chigi. In alternativa i renziani voterebbero la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della giustizia. Una mozione che però non avrebbe i numeri e per questo motivo Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia l’hanno sostenuta senza troppa convinzione. Da mesi, però, l’opposizione ha un nuovo alleato che serve assist da una posizione privilegiata: la maggioranza di governo. “Mercoledì si vota la mozione di sfiducia a Bonafede. Per il nostro gruppo interverrò io in aula. I numeri sono ballerini e Italia Viva potrebbe essere decisiva. Voi che idea vi siete fatti? Vi leggo con grande attenzione, come sempre”, sibilava ieri Renzi nella sua enews. Tre frasi e due concetti chiave: i numeri a Palazzo Madama sono ballerini e dunque Italia viva che è decisiva.

Un messaggio rilanciato oggi da Teresa Bellanova. “Noi ascolteremo Bonafede, abbiamo posizioni diverse e il giustizialismo non è la nostra cultura politica”. Quindi la ministra ha replicato direttamente a Crimi: “Al presidente Conte lo abbiamo detto e diciamo con molta lealtà e chiarezza che ascolteremo le dichiarazioni del ministro Bonafede e certo non è con le minacce e con queste dichiarazioni roboanti che si affronta e si risolve la questione“. Quindi ecco la minaccia: “Spero che Crimi si ponga la questione nel considerare che Italia Viva è fondamentale per mantenere in piedi la maggioranza di governo”.

La mozione Bonino – Insomma la mozione per Bonafede rischia di trasformarsi nell’ennesima mina per il governo. Carlo Calenda provoca gli ex amici: “Bonafede va sfiduciato domani. Matteo Richetti, a nome di Azione, ha firmato convintamente la mozione garantista a prima firma Emma Bonino. Come noi l’hanno firmata senatori di vari Gruppi, uniti dall’essere garantisti. Domani vedremo chi lo è veramente, non con le chiacchiere ma con i fatti”. Una mozione che, come annunciato dalla stessa Bellanova, tenta fortemente i renziani. Emma Bonino, autrice della mozione, dribbla le accuse di collaborazionismo col centrodestra e difende il significato originario del suo documento: “Nonostante non sia brava nei giochi di Palazzo, non sono una marziana e quindi capisco cosa bolle in pentola ma non mi interessa chi giocherà e chi no. Ritengo piuttosto che il punto sia che il ministro Bonafede non è all’altezza di una giustizia giusta per tutti e che la sua gestione della giustizia già malata rischi di portarci alla giustizia comatosa”.