Fatti a motore

Auto, le associazioni europee chiedono interventi delle istituzioni e incentivi statali

Acea, Clepa, Cecra, Etrma: sono questi gli attori continentali dell'automotive che rivendicano azioni congiunte da parte degli Stati Ue per rilanciare il comparto, tutelando investimenti e posti di lavoro

Fate in fretta. In estrema sintesi, è questo il messaggio che le quattro associazioni più importanti che rappresentano l’industria automotive europea – il quartetto comprende Acea, che fa le veci dei costruttori, Clepa quelle dei fornitori, Cecra degli autoriparatori ed Etrma dei produttori di pneumatici – mandano alle istituzioni europee affinché la politica sostenga un settore in piena crisi. La pandemia ha avuto conseguenze devastanti nel business delle quattro ruote, tanto che nel primo trimestre 2020 le auto vendute sono state poco più di tre milioni, il 26,3% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Percentuale destinata a peggiorare sensibilmente quando saranno disponibili i dati del quadrimestre.

“Ora è fondamentale rimettere in moto l’intera catena del valore automobilistico”, spiega in una nota ufficiale Eric-Mark Huitema, direttore generale di Acea: “Abbiamo bisogno di un rilancio coordinato delle attività industriali e di vendita al dettaglio, con liquidità mantenuta per le imprese. È necessario adottare misure mirate per stimolare la domanda e gli investimenti. Lo stimolo della domanda aumenterà l’utilizzo della nostra capacità produttiva, salvaguardando posti di lavoro e investimenti”.

Ne consegue un elenco di proposte da sottoporre all’Europa per tentare di salvare il salvabile di un’industria, quella automotive, che nel vecchio continente vale un gettito fiscale da 440 miliardi di euro l’anno e dà lavoro a quasi 14 milioni di persone (il 6% dei posti di lavoro europei). In particolare si chiedono “schemi coordinati di rinnovo delle flotte per tutti i tipi e le categorie di veicoli in tutta l’Unione Europea”, anche alla luce del fatto che l’età media delle vetture circolanti in Europa ammonta a 11 anni (12 per i veicoli commerciali). Da qui la necessità di dare un “impulso alla domanda privata e commerciale, sostenere la ripresa economica in tutti i settori, nonché accelerare il ringiovanimento della flotta di veicoli sulle strade d’Europa”. Si chiede, inoltre, una strategia comunitaria basata sulla reciprocità delle misure, “attingendo sia ai finanziamenti nazionali, sia a quelli dell’Ue”, al fine di favorire la rottamazione dei veicoli più vetusti e inquinanti.

“Per rilanciare la mobilità e l’attività economica, sarà essenziale che le concessionarie e le officine di autoveicoli riaprano al più presto nei Paesi in cui sono ancora chiuse”, aggiunge Bernard Lycke della Cecra: “Incentivi all’acquisto mirati e piani di rottamazione per tutte le categorie di veicoli, oltre a stimolare il recupero, daranno un contributo positivo alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e alla sicurezza stradale”. Mentre Sigrid de Vries, della Clepa, asserisce che “il riavvio del settore automobilistico sarà il motore della ripresa economica per il significativo impatto occupazionale e l’immediato effetto che avrà su altri settori. Anche gli investimenti nelle persone e nella ricerca e sviluppo rimangono fondamentali. L’Europa ha bisogno di un forte ecosistema automobilistico per rimanere competitivi e spingere avanti con ambiziosi obiettivi ambientali, digitali e di sicurezza stradale”.

Nell’elenco sono presenti richieste di vario genere come, ad esempio, esentare il trasporto merci dalla chiusura delle frontiere e allineare le misure di controllo doganali. O come considerare la flessibilità temporanea nelle regole sulla concorrenza, riaprire al più presto concessionarie e officine auto (cosa che in Italia è successa il 4 maggio) e avviare senza ritardi i progetti per la realizzazione di infrastrutture dedicate alla ricarica dei veicoli elettrici o elettrificati. Al contempo, però, si fa istanza di valutare l’impatto della crisi di Covid-19 sulla legislazione rilevante per l’industria: che, fra le righe, coincide con la richiesta di una maggiore flessibilità per quanto concerne i limiti sulle emissioni inquinanti. Infine, l’automotive vorrebbe che vengano accelerate le proposte legislative per sostenere l’adozione di carburanti a basse emissioni di carbonio e a basso contenuto di inquinanti (come i biocarburanti).