Media & Regime

Elkann-Repubblica, ma i giornali in Italia contano ancora?

Perché leggere ancora i giornali nel 2020? La risposta è semplice: i giornali, soprattutto in Italia, contribuiscono a determinare e indirizzare in buona parte l’opinione pubblica. Che contino qualcosa e che valgano ancora tanto lo sta dimostrando il dibattito generato dall’acquisizione definitiva da parte di Exor, la cassaforte degli Agnelli/Elkann, del gruppo Gedi, quello che una volta si chiamava gruppo L’Espresso, il quale include la Repubblica, La Stampa, e – appunto – il settimanale L’Espresso, ma anche tante testate locali distribuite su tutto il territorio nazionale.

I giornali contribuiscono alla “costruzione di senso” e alla lettura del reale, sono la prima pietra, le fondamenta di quello che è poi l’opinione pubblica intorno ai fatti e alle cose. Ieri, Alessandro Di Battista, in un post sulla sua pagina Facebook, con tono arrabbiato e indignato come suo solito, puntava il dito sugli Elkann/Agnelli e l’enorme concentrazione mediatica che ha realizzato Exor con la nascita di questo gruppo che ormai tutti chiamano “Stampubblica”.

Dibba, sostiene, ma possiamo affermarlo anche noi, che i giornali in Italia contano per almeno due motivi, ma io ne aggiungerei anche un terzo. Il primo sono le trasmissioni in tv: quali temi scegliere, le notizie, gli ospiti da invitare in trasmissione, si fonda su una prima lettura dei giornali.

In Italia poi, i giornali sono molto più importanti che negli altri Paesi, per giunta è centrale proprio l’edizione cartacea: è vero che oggi si può leggere anche in versione digitale ma è comunque una forma statica, chiusa, novecentesca. Negli Stati Uniti, ma anche in Francia, nel Regno Unito lo è meno. Ci sono delle testate online che valgono molto di più di qualsiasi quotidiano che viene ancora distribuito.

Altri motivi per cui i giornali ancora contano. Sui social media di cosa si parla? Di quello che si sente in tv e si legge sui quotidiani. Il prodotto notizia e il sottoprodotto “opinione” sono creati da questi due media e in parte dalla radio, e anche qui il gruppo di Repubblica è forte (possiede Radio Deejay, Radio Capital, etc..).

I giornali perdono copie: Repubblica, nel passaggio tra i direttori Calabresi e Verdelli, non ne ha nemmeno perse tante. Ne ha perse molte di più negli ultimi due anni Maurizio Molinari a La Stampa. Ma i giornali in Italia contano perché vengono letti da coloro che prendono le decisioni, i capi d’impresa, e soprattutto coloro che prendono le decisioni in Parlamento.

Ecco spiegato il motivo per cui esistono certi giornali di cui non conosciamo tiratura e diffusione, e ignoriamo se i loro editori ci perdono o ci guadagnano continuano ad esistere. Anche se i fondi sono stati dimezzati, molti di questi giornali hanno vivacchiato per anni grazie ai finanziamenti pubblici alimentando un circuito malato (politica-finanziamenti-polica).

I giornali continueranno a contare, almeno un lasso di tempo sufficiente a costringerci a leggerli se vogliamo capire fino in fondo in che razza di Paese viviamo.