Scuola

Coronavirus, la scuola fa i conti con lo stop prolungato: “Ora la didattica a distanza va implementata. E internet deve essere per tutti”

Dopo il nuovo decreto presidi, studenti, organizzazioni sindacali, famiglie ed esperti spiegano che cosa funziona e cosa no. “La scuola italiana non era preparata" E mentre per i sindacati "ora il rischio è che si allarghino le diseguaglianze tra i ragazzi", Save the children pensa ai 360mila alunni disabili: "Attivare lezioni individuali”. Gli studenti promuovono al maturità proposta da Azzolina, ma sulle valutazioni i pareri sono discordanti

Il giorno dopo l’approvazione del decreto scuola in Consiglio dei ministri, il mondo dell’istruzione ha una convinzione: “Non si rientrerà in aula”. Lo dicono presidi, studenti, organizzazioni sindacali, famiglie ed esperti. Una constatazione alla quale segue il suono del campanello d’allarme: dobbiamo recuperare quel 20% degli studenti che è stato tagliato fuori dalla didattica a distanza. Ora è questa la partita.

“Non è più tempo per l’enfasi sulle lezioni online” urla Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola. “Nelle case di tutti gli italiani ci dev’essere acqua, luce e Internet”, sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. E sull’esame di maturità, che sarà fatto con un maxi colloquio qualora non si tornasse in classe, c’è anche chi come Andrea Gavosto, direttore della fondazione “Giovanni Agnelli” dice: “Potevamo non farlo come accade in Francia dove il temuto Bac non si farà”.

Dal fronte dei dirigenti scolastici c’è la preoccupazione per la ripresa dell’anno scolastico, tema affrontato anche nel Cdm di ieri mattina: “Da qui a settembre abbiamo cinque mesi, si possono fare molti miglioramenti a cominciare dagli adeguamenti infrastrutturali per portare la banda larga in ogni appartamento. Oltre alla copertura della Rete c’è il tema delle dotazioni tecnologiche: le risorse ci sono. Da risolvere anche il problema del livello di competenze dei docenti: inutile nasconderlo, non tutti sono a loro agio con la didattica a distanza”.

Più dure le organizzazioni sindacali. La Flc Cgil non ha apprezzato il mancato coinvolgimento nella definizione del decreto: “Ancora una volta il Miur sceglie la strada del non confronto”, dice Manuela Calza della segreteria nazionale. “Considerata la straordinarietà della situazione di emergenza e l’approssimarsi della fine dell’anno scolastico, comprendiamo la necessità di adottare misure in tempi rapidi, ma ciò non giustifica il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali rappresentative di un milione di lavoratrici e lavoratori del mondo della scuola. Dopo il confronto della scorsa settimana, ci auguravamo che la ministra Azzolina convocasse un incontro specifico sui contenuti del provvedimento varato in Consiglio dei ministri. Ancora una volta, dunque, constatiamo con amarezza che è stato deciso di procedere unilateralmente”, sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti. Al netto della polemica, i sindacati puntano gli occhi sui contenuti del provvedimento adottato: “Occorre avere indicazioni chiare e precise sul tipo di didattica a distanza che si intende implementare, anche in relazione alla diversa età degli alunni. Se le condizioni sanitarie non consentiranno il ritorno sui banchi a settembre, bisognerà programmare un sistema alternativo che non può limitarsi a scimmiottare le lezioni in classe”, dice Di Meglio. Gli fa eco Manuela Calza: “La didattica a distanza in questo momento rischia di aggravare le disuguaglianze tra i ragazzi. Questo non solo in termini di disponibilità degli strumenti ma anche in termini di sostegno: penso ai bambini più piccoli della scuola primaria e dell’infanzia. Ci sono intere famiglie sprovviste dei mezzi: bisogna far fronte a questo problema attraverso un intervento economico ma anche di sostegno”.

E poi c’è il tema della valutazione. La Flc Cgil si schiera contro i voti: “In questo momento è da evitare ogni tipo di valutazione che possa classificare e quantificare. E’ il momento di parlare di valutazione formativa”. Lena Gissi, segretaria nazionale della Cisl Scuola snocciola i dati di un sondaggio che l’organizzazione sta per presentare: “Abbiamo consultato 2350 scuole. La didattica a distanza è stata realizzata da più del 98% della categoria. Abbiamo rilevato che l’attività di progettazione è infinita: si superano le 36 ore di lavoro settimanali. Ma c’è un dato che preoccupa: il 60% delle famiglie lamentano di non avere la copertura, il 40% di non avere gli strumenti adeguati per seguire le lezioni online”.

Considerazioni condivise da Federico Allegretti, coordinatore della Rete degli Studenti Medi: “La verità sulla didattica a distanza è una: la scuola italiana non era preparata. Bisognerà fare una riflessione dopo l’emergenza. In questo momento è una pezza che non funziona al 100%. Non tutti posseggono un computer, c’è un problema di accessibilità ad Internet. Non è un problema che si può risolvere nell’immediato”.

Ma sulla maturità i ragazzi concordano con la ministra: “Quella prospettata dalla Azzolina è l’unica soluzione razionale e seria”.

A dire la loro in questo momento critico ci sono anche i genitori: “Speriamo che arrivino al più presto informazioni sulla chiusura o riapertura della scuola. In questa fase noi abbiamo alcune preoccupazioni. La prima: la sicurezza delle piattaforme che usano i nostri figli. La seconda: il rendere di nuovo accessibile la vendita dei prodotti di cartoleria. E poi abbiamo bisogno di sostegni economici per le famiglie che in questo momento si rivelano centrali nel nostro sistema sociale”. Angela Nava, presidente dei Genitori Democratici punta gli occhi sulla questione voti: “Dovevamo dire fin dall’inizio che non ci sarebbe stata una valutazione numerica e che tutta la partita sarebbe stata rimandata a settembre”.

Chi ha le idee molto chiare sull’esame di maturità e sui limiti della didattica a distanza è il direttore della fondazione “Giovanni Agnelli”: “Quello dell’esame di Stato è un falso problema. La preoccupazione di mantenere in piedi una maturità non ha senso. E’ poco più di una formalità visto che la passa il 99,7% dei ragazzi. Inoltre non ha nessun valore né per l’Università né per il mondo del lavoro. Negli Usa, i Sat, le prove standardizzate per accedere al college sono stati cancellati”.

E sulla scuola online Gavosto è preoccupato per i 360mila alunni disabili e per il 20% degli studenti che non è stato raggiunto: “Il sistema scolastico non può permettersi di escludere per mesi questi ragazzi. Si tratta di formare i docenti sul come aiutare i ragazzi con disabilità e attivare lezioni individuali”. Un grido d’aiuto che arriva anche da “Save The Children”: “Alla luce del decreto scuola approvato dal Consiglio dei Ministri, che fissa i termini della valutazione conclusiva degli studenti per l’anno scolastico in corso, la didattica a distanza non può ancor di più essere considerata una parentesi, ma al momento l’unica possibilità per i ragazzi di esercitare il proprio diritto allo studio, non potendo prevedere se e quando si potrà fare ritorno in classe, con un grave rischio per 1,6 milioni di studenti finora esclusi dall’accesso alle lezioni online, che costituiscono quasi il 20% del totale. Siamo di fronte al rischio concreto di un forte aumento della povertà educativa, già tanto presente oggi nel nostro Paese. Oltre alla perdita di apprendimento, il mancato accesso alla didattica per i bambini e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati si può tradurre nella perdita di motivazione e in un isolamento che facilmente può portare all’aumento della dispersione scolastica, che già oggi in Italia raggiunge ben il 14,5%,” dichiara Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children.