Cronaca

Coronavirus, ho parlato con un medico di base. Lui mi ha mostrato il suo plico dei casi sospetti

Se cerchi di evitare le metafore belliche (guerra, assedio, prima linea, trincea, fronte) in questo periodo fai fatica a descrivere l’attività di un medico di famiglia in un paesino come Ziano Piacentino, con 1300 persone assistite, se includiamo anche Borgonovo Valtidone (su un totale di 8.000 abitanti). Diciamo che il dottor Della Croce, 65 anni (fondatore dell’associazione Piccoli al centro, che sostiene l’asilo in paese e uno a Dagrà, in Eritrea) si “sbatte” come stanno facendo tanti medici di famiglia: “In provincia di Piacenza siamo in 200, una task force che avrebbe dovuto essere utilizzata di più e meglio, le Usca, non sempre riescono ad arrivare in tempo, forse avremmo potuto evitare molti accessi ai pronto soccorso, ricoveri e rianimazioni”.

Secondo “il dottore”, anzi ‘l dutur, come lo chiamano qui, la situazione da queste parti sta migliorando “anche sentendo i colleghi, sembra proprio così”, nei suoi giorni di lavoro è passato da 6 casi sintomatici a 1, con due morti purtroppo. Secondo le sue stime i contagi però sono stati da 5 a 10 volte quelli ufficialmente dichiarati, e mi mostra il suo plico dei casi sospetti. Come moltissimi operatori in tutto questo tempo non è ancora stato tamponato, avrebbe avuto bisogno di migliori dispositivi e farmaci, ma tira dritto. Gli chiedo come stanno le persone sul piano della resistenza: “Stanno reagendo molto bene anche se chi è stato toccato in famiglia o negli affetti, ha subito colpi durissimi. Pensiamo anche solo al fatto di non poter dare l’ultimo saluto ai propri cari o agli anziani nelle case di cura che non vedono più amici e parenti. Per gli anziani in casa, poi non si riesce nemmeno a dare un aiuto sul piano psicologico, non riesco ad andare da tutti a domicilio”.

Gli domando se ha paura: “Finora è andata bene, sono sempre stato un po’ incosciente, certo che la vita è cambiata veramente tanto, ma non solo la mia”. Seguono le regole? “Sì e no, fortunatamente hanno chiuso il campetto da calcio, ma al parco giochi ci sono ancora persone con bambini che non si rendono conto dei rischi”.

Flavio Della Croce è credente e gli chiedo se non individua un segno divino in quello che sta accadendo: “Possiamo parlare di divino o di natura, non mi riferisco al castigo di Dio, ci troviamo di fronte a dei segnali che possiamo avvertire anche solo a livello speculativo, sono forse avvertimenti che ci sottolineano gli errori che abbiamo fatto nella mancanza di rispetto per l’ambiente e nei nostri stili di vita“. Si conclude qui il piccolo diario di un medico di campagna, in sala d’attesa c’è qualcuno.