Società

Coronavirus, secondo me non sarebbe una cattiva idea fare i tamponi ai rider

Da fine gennaio ospito un ragazzo bulgaro, Roman, in zona Fondazione Feltrinelli a Milano, mentre io abito con i figli a Porta Venezia. Da 12 giorni Roman mi dice che ha febbre, tosse e mal di gola: davanti al mio allarmismo, il giorno successivo mi dice che gli è scesa. Due giorni dopo la febbre ritorna, poi scompare, ritorna. Alla fine capisco che mi nasconde la verità, minimizza i suoi sintomi, ha paura di perdere il lavoro. Stamani al telefono affanna, gli ho fatto la voce grossa. O chiama il numero verde o non lo lascio più dormire a casa.

Ho chiamato io per lui il 800894545, servizio efficientissimo della Lombardia. Anche Glovo pubblica sulla sua pagina alcune informazioni, corrette ma inadeguate all’emergenza delle ultime settimane: “Contatta il numero gratuito 1500 se presenti sintomi come febbre, tosse o difficoltà respiratorie o se hai viaggiato di recente in Cina o se sei stato in stretto contatto con una persona tornata dalla Cina. Se hai sintomi rivolgiti ad uno specialista e applica le misure di igiene, lava spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche; starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino”.

Tutto qua? Tutto qua. Molti dei loro fattorini (la maggior parte provenienti dai paesi dell’est ed extracomunitari) non sono in possesso di tessera sanitaria e corrono in bici da un lato all’altro della città per le consegne a domicilio. “Mamma Glovo” gli dà un paio di guanti e due mascherine alla settimana. Troppo poche, ci vorrebbero almeno due mascherine al giorno. Comunque, se le vanno a prendere alla sede centrale, zona Viale Bligny.

Chiamo anche il numero 1500, efficientissimo, gestito direttamente dalla Protezione Civile con il Ministero della Sanità, mi risponde subito. Gli ho segnalato il caso. “Perché non rendere obbligatori i tamponi a tutti i rider, potenziali mine infette e vaganti per la città?” Mi ha risposto che non spetta a loro il compito investigativo. “E di chi dovrebbe essere?” Stessa risposta: deve rivolgersi al medico di base. Continuo a ripetere che Roman non ha medico di base.

Chiamo il 118, mi richiama un dottore, lo metto in contatto con Roman. Chiedo di andare a prenderlo con un’ambulanza. Il medico gli telefona, non valuta necessario l’ambulanza ma gli dice di recarsi al Niguarda. Gli fanno finalmente il tampone. Pare che non sarebbe positivo. Lui l’ha sfangata… Ma non sarebbe il caso di sottoporre al tampone tutti i fattorini che a domicilio ci portano la spesa? Se per caso uno di loro, solo uno, fosse contagiato, basta che tocchi la maniglia di un portone, il pulsante dell’ascensore…