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In Egitto sparizioni e torture non risparmiano neanche i ragazzini

Secondo un rapporto di Human Rights Watch e dell’associazione per i diritti dell’infanzia Belady, in Egitto gli arresti, le torture e le sparizioni non risparmiano neanche ragazzi di 12 anni.

Il rapporto descrive 20 casi di adolescenti tra i 12 e i 17 anni che hanno subito violazioni dei diritti umani per lo più ad opera dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, i servizi di sicurezza civili.

Per ricostruire nei minimi dettagli le loro storie, gli autori del rapporto hanno ascoltato le vittime, i loro familiari e i loro avvocati e hanno visionato atti giudiziari, documentazione medica, petizioni rivolte alle autorità e materiali video.

Quindici dei 20 ragazzi hanno denunciato di aver subito torture durante la detenzione preventiva, di solito nel corso di interrogatori effettuati in condizioni di totale isolamento. Sette dei 15 hanno riferito di essere stati torturati con cavi elettrici sulla lingua e sui genitali o di essere stati colpiti con pistole elettriche.

Uno di loro, 16 anni, ha detto a un parente di temere di non potersi più sposare o avere figli a causa delle torture subite in carcere.

Altri due hanno raccontato di essere stati tenuti appesi con le braccia legate dietro la schiena, con conseguente lussazione delle spalle, che sono poi state rimesse a posto da un compagno di prigionia, specializzato in Medicina.

Un caso di sparizione forzata, quello di Belal B., 17 anni al momento dell’arresto, si è protratto per 13 mesi senza che le autorità fornissero alcuna informazione ai familiari.

Le violazioni dei diritti umani ai danni dei minorenni, così come degli adulti, già frequenti ai tempi di Mubarak, sono diventate la norma sotto la presidenza di al-Sisi.

La maggior parte di esse chiama in causa l’Agenzia per la sicurezza nazionale, l’organismo di cui fanno parte le persone sospettate del rapimento di Giulio Regeni e responsabili dell’arresto di Patrick Zaki.

Il sistema repressivo egiziano funziona a pieno ritmo anche grazie alla complicità del potere giudiziario. Secondo la legge, una persona deve comparire di fronte al giudice entro le prime 24 ore dal’arresto. Per nascondere le sparizioni, i giudici attestano sistematicamente che questa disposizione è stata rispettata, falsificando la data d’arresto.

Sempre secondo la legge, la detenzione senza processo può durare al massimo due anni. Un ragazzo stato trattenuto per 30 mesi, perdendo tra l’altro la parte finale del suo percorso scolastico.

Naturalmente, su queste denunce non è stata aperta alcuna indagine.