Tecnologia

Huawei, nuova proroga degli Stati Uniti per il ban: sospeso fino al 15 maggio

Nuova proroga del ban per Huawei da parte degli Stati Uniti, con data fissata al 15 maggio. Come le precedenti, anche questa è giustificata dalla necessità di assicurare la continuità dei servizi nelle aree rurali del Paese, in attesa che riescano a passare a fonti alternative di apparecchiature, software e tecnologia non prodotti da Huawei.

Il governo degli Stati Uniti ha concesso per l’ennesima volta a Huawei l’estensione della proroga che consente al colosso cinese di continuare a fare affari con le aziende statunitensi, nonostante l’inserimento dallo scorso maggio nella cosiddetta Entity List, che di fatto dovrebbe impedirglielo. La scadenza prevista per il 1° aprile è dunque ora stata spostata al 15 maggio, protraendo così ulteriormente l’attuale situazione di incertezza, che perdura già da un anno.

Da quando il ban è stato emanato, di fatto le società statunitensi hanno ottenuto permessi speciali per portare avanti le collaborazioni commerciali con Huawei e le sue consociate. Le motivazioni del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti del resto non sono mai cambiate e riguardano sempre la necessità di “consentire alle aziende e alle persone di passare a fonti alternative di apparecchiature, software e tecnologia non prodotti da Huawei o dalle sue affiliate“, in modo da assicurare la continuità dei servizi soprattutto alle più aree rurali del Paese.

Quest’ultima proroga in particolare servirebbe al governo statunitense a comprendere la portata dell’impatto sulle aziende di un’eventuale sospensione della licenza temporanea, così da prendere una decisione definitiva sulla situazione.

Nel frattempo, Huawei continuerà a mantenere le reti di telecomunicazioni già esistenti e a fornire aggiornamenti software ai suoi smartphone dotati di Android già in commercio e prodotti prima della data del ban. Una decisione difficile visto che Huawei è leader del settore telecomunicazioni e che i prodotti di molti competitor costano di più e garantiscono una qualità inferiore. Nel frattempo il colosso cinese non se ne resta con le mani in mano e, come sappiamo, continua a lavorare a un proprio store alternativo a Google Play e a suoi servizi, anch’essi alternativi a quelli di BigG, ormai non più utilizzabili sui suoi smartphone proprio a causa del ban.