Società

Per il Papa la Cina non è più vicina. Ma i rapporti col Vaticano restano ben saldi

Per Papa Francesco la Cina non è più vicina. Soprattutto a causa del coronavirus, infatti, è al momento impensabile ipotizzare un viaggio, seppure desideratissimo, di Bergoglio a Pechino. Ma i rapporti con l’ultimo baluardo del comunismo mondiale e la Santa Sede, a dispetto delle distanze fisiche, restano ben saldi. Anzi, se possibile, si rafforzano nella speranza di stabilire presto delle normali relazioni diplomatiche. A testimonianza di tutto ciò ci sono due eventi recenti che non vanno per nulla trascurati.

Il primo riguarda l’importante incontro bilaterale, tenutosi a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco 2020, tra i ministri degli esteri del Vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, e della Cina, Wang Yi. “Nel corso del colloquio, – ha precisato una nota della Santa Sede – svoltosi in un clima cordiale, sono stati evocati i contatti fra le due parti, sviluppatisi positivamente nel tempo. In particolare, si è evidenziata l’importanza dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, firmato il 22 settembre 2018, rinnovando altresì la volontà di proseguire il dialogo istituzionale a livello bilaterale per favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del popolo cinese. Apprezzamento è stato espresso per gli sforzi che si stanno compiendo per debellare l’epidemia di coronavirus e solidarietà nei confronti della popolazione colpita. Infine, si è auspicata maggiore cooperazione internazionale al fine di promuovere la convivenza civile e la pace nel mondo e si sono scambiate considerazioni sul dialogo interculturale e i diritti umani”.

Il secondo evento, non meno significativo, è la presentazione di un volume dedicato a un grande porporato diplomatico che ha tessuto un importante ponte proprio tra il Vaticano e la Cina. Il testo si intitola Il cardinale Celso Costantini tra memoria e profezia (MarcianumPress) e a presentarlo sono ben tre porporati: i cardinali Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, Luis Antonio Gokim Tagle, neo prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e il suo diretto predecessore Fernando Filoni, gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Un segnale eloquente che il dialogo tra il Vaticano e la Cina non solo prosegue, ma si rafforza.

Il volume sul cardinale Costantini è stata curato da monsignor Bruno Fabio Pighin e fortemente voluto da monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, diocesi di origine del porporato friulano che recentemente ne ha avviato la causa di beatificazione e di canonizzazione affidandola al postulatore don Adel Nasr. Senza ombra di dubbio Costantini (1876-1958) è stato un precursore dei tempi, capace di leggere i segni del presente, e incarnare una delle figure più profetiche e forse anche rivoluzionarie della gerarchia ecclesiastica romana del secolo scorso. Primo delegato apostolico in Cina, il porporato comprese la natura del respiro universale della Chiesa, annunciando “tempi nuovi” che, come scrive il cardinale Parolin nella prefazione del volume, “sembrano convergere con quelli del pontificato di Papa Francesco”.

È proprio Costantini a invocare per primo l’internazionalizzazione del collegio cardinalizio e della Curia romana e a nutrire la speranza di un Papa non italiano e non europeo. Si prodiga per dare un volto sempre più missionario alla Chiesa, oggi definita da Bergoglio “in uscita”. Postula la convocazione di un concilio ecumenico già nel 1939, ovvero venti anni prima la decisione di San Giovanni XXIII.

Vero amico della Cina, Costantini ha sempre considerato una priorità del suo servizio diplomatico a Pechino la promozione del clero e dell’episcopato di quel grande Paese, accompagnando con la sua opera tenace le prime relazioni con il Vaticano. Rimase per i cinesi una figura di riferimento fra le personalità ecclesiastiche anche dopo l’avvento della Repubblica Popolare e la brusca interruzione delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, per tutta la seconda metà del secolo scorso, fino alla recente partecipazione di due presuli cinesi al Sinodo del 2018 sui giovani, all’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi e agli ultimi importanti sviluppi sul piano bilaterale.